Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 26 Venerdì calendario

MARIAM, UNA TOP GUN ARABA PER BOMBARDARE I JIHADISTI


IL PERSONAGGIO
NEW YORK È musulmana, indossa il velo e rispetta il Corano, e da qualche giorno sgancia anche bombe sui guerriglieri dell’Isis dall’alto del cielo, a bordo di un bombardiere degli Emirati Arabi. L’ambasciatore degli Emirati a Washington, Jousef Al Otaiba, ha confermato ieri che tra i top gun che lunedì sera hanno colpito le postazioni dei ribelli jihadisti c’era il Maggiore Mariam Al Mansouri, una donna pilota di 35 anni che dal 2008 è in posizione operativa nell’aviazione militare del suo Paese. Le fotografie di Mariam hanno iniziato a circolare ieri in una curiosa e quanto mai opportuna coincidenza con un video girato clandestinamente da una donna anonima nella città siriana di Raqqua, una delle roccaforti conquistate dai ribelli dell’Isis. La telecamera nascosta sotto il niqab mostra strade cittadine affollate da persone che imbracciano mitragliatori AK47, tra le quali persino una madre che accompagna il figlioletto in un parco giochi. In uno dei frammenti del video, la donna che sta filmando viene fermata da una macchina, e un uomo a bordo le dice che ha il volto troppo scoperto: "Dio ama le donne che si coprono bene".
SUL DESERT FALCON
Mariam Al Mansouri è copertissima quando sale sul Desert Falcon F16, il bombardiere monoposto con il quale ha compiuto la missione di lunedì. La tuta pressurizzata nasconde le sue fattezze, e l’enorme casco da pilota lascia appena intravedere un sorriso sereno a denti bianchissimi e il taglio di un paio di sopracciglia scure e folte. Nel mezzo del raid quattro giorni fa il suo aereo è stato avvicinato dai serbatoi volanti della Air Force americana, i cui tecnici hanno chiesto di specificare quale fosse la sua missione. Quando in risposta hanno ascoltato la voce di una donna, i tecnici americani sono rimasti così sorpresi che per una ventina di secondi la radio è rimasta muta. Il Maggiore Mansouri è laureata in letteratura araba, una specializzazione atipica per un’aspirante pilota militare. Le altre tre compagne che con lei hanno rotto il tetto di cristallo nel 2008 e hanno iniziato a volare da sole sui bombardieri degli Emirati, sono due ingegneri elettronici e una specialista di scienze informatiche. Eppure è toccato a lei l’onore di essere la prima ad affiancarsi ai colleghi maschi nelle azioni di combattimento. Nei raid che sta compiendo a fianco degli americani e delle aviazioni alleate di Giordania, Bahrain e Qatar, è affiancata tra l’altro dal giovane pilota Kahled bin Salman, figlio del reale della casa saudita Salman bin Ablulaziz Al Saud. I due combattenti sono l’altra faccia della cultura islamica, quella di paesi che pur restando legati alla propria cultura e tradizione, rigettano la follia integralista dei jihadisti, e la loro mania repressiva nei confronti delle donne. La presenza di Miriam e di Kahled nella coalizione è una prima, importante vittoria di immagine nella guerra all’Isis, una che il presidente Obama e la sua diplomazia hanno lottato a lungo per costruire e consolidare nelle ultime settimane.
LA PRIMA FU IN TURCHIA
Negli annali dell’aviazione militare, la prima aviatrice a pilotare un bombardiere in azione è stata una donna turca nel 1936, seguita dalle russe che scesero in campo nella seconda guerra mondiale. Negli Usa la barriera è stata infranta nel 1993, e alla fine della decade anche in Gran Bretagna, Francia, Pakistan, Polonia e Singapore tra le altre nazioni.

www.repubblica.it
Il maggiore Mariam al-Mansouri, top gun e comandante di squadriglia dell’aeronautica degli Emirati Arabi Uniti, che ha guidato un raid aereo contro le postazioni di Isis in Siria, assurgendo a fama mondiale, è considerata "una vergogna" dalla famiglia che ha detto di sostenere il Califfato Islamico. E’ quanto riferisce il britannico Daily Mail che cita l’agenzia palestinese Wattan