Fabrizio Guglielmini, Corriere della Sera 26/9/2014, 26 settembre 2014
LE DIECI CITTÀ DEL FUTURO
Arriva dall’Indonesia la sfidante di New York e Londra. In palio c’è il primato da global city del futuro, la metropoli che detta il ritmo e i modelli finanziari, urbanistici e culturali sulla scena planetaria. Giakarta ha tutte le intenzioni di diventare un riferimento al di là della sua leadership nella macro-regione asiatica. Con l’ambizione di insidiare le città europee e americane che da secoli sono world cities prima che la definizione venisse sostituita dall’aggettivo «globale» proposto da Jean Gottman, Saskia Sassen e da altri studiosi di urbanistica e sociologia. La Sassen motivò la sua scelta negli anni ‘90 considerando «globale» un indicatore di nuove macro-entità urbane opposto a world city concetto che per la studiosa era vetusto. Le due classifiche (GCI città globali) e (ECO città emergenti) proposte dalla società di consulenza A.T. Kearney ( www.atkearney.com ) oltre a essere strumenti per investitori e politici, sono un’ottima bussola per il viaggiatore alla ricerca di nuove metropoli da visitare. L’inossidabile trittico New York-Parigi–Londra ha nuova «concorrenza» in Giakarta, Bogotà e San Paolo, quest’ultima corroborata dall’effetto Mondiali-Olimpiadi. Il ruolo di vera outsider è però di Bogotà, fino a pochi anni fa metropoli tenuta in scacco dai cartelli del narcotraffico e da qualche anno magnete latino per i turisti. Visitare alcune fra le 20 città di «domani» — da qui al 2025 — significa lanciare lo sguardo su future leadership, molte delle quali dal Sudamerica e dal Far East. Citylab, ( www.citylab.com ) un network di architetti statunitensi ha ripercorso nella mostra «Urban Planning» la storia dei piani regolatori citando il lavoro pionieristico del francese Jean Gottman nel suo libro «Megalopolis» che descrisse nel 1961 la mega-regione urbanizzata da Washington DC a Boston. Lo specifico aspetto culturale delle “vecchie” e nuove regine globali sarà affrontato al prossimo World Cities Culture Summit (www.worldcitiescultureforum.com ) ad Amsterdam dal 12 al 14 novembre. Il WCCS, fondato nel 2012 per iniziativa del sindaco di Londra (conservatore) Boris Johnson, oggi include 27 città per un Forum dove la promozione culturale è abbinata a strategie innovative, marketing turistico compreso .
Il primo posto per Giakarta
Chi ha visitato la capitale indonesiana ricorderà il traffico come un incubo e viali infiniti allineati da palazzi dell’era di Sukarno e Suharto. Ma dal 2008 a oggi i cambiamenti (soprattutto nei trasporti) sono tali da averla fatta salire al primo posto fra le «Emergenti Globali» insidiata al secondo posto da Manila. Il quartiere di Kemang fa vivere l’esperienza futuribile del «Beer Garden Kemang» (jktgo.com) fra i grattacieli della zona centrale. Per la cena il marchio Tugu (in Indonesia sinonimo di boutique hotel) propone il «Lara Djonggrang» battezzato con il nome di una principessa. Qui gli chef garantiscono un’esperienza culinaria nella tradizione di Giava (tuguhotels.com Giakarta Pusat +62 21 315 3252) .
La sorpresa Bogotà
Da campo di battaglia dei trafficanti di droga a metropoli subtropicale che detta l’agenda culturale del nuovo Sudamerica. Bogotà (settimo posto) non offre un’estetica esaltante ma quartieri da scoprire per comprendere cos’è «cool» per i colombiani super urbanizzati. Si comincia con il Macarena, quartiere sviluppato in collina dove il Tapas Macarena (tapasmacarena.com) propone un’esperienza culinaria da residenti. Nel quartiere Candelaria, in stile coloniale , si visita il Museo Botero (www.banrepcultural.org/museo-botero) che l’artista ha scelto come sede per la sua collezione privata che vanta Renoir e Picasso. Agli antipodi nell’approccio museale c’è l’avanguardistica struttura del Maloka (maloka.org). In superficie la sfera è il «prologo» di una superficie di 17mila metri quadrati con esposizioni interattive ed esperienze in 3D. Da tenere presente che Bogotà è a 2600 metri di quota e l’adattamento richiede almeno 48 ore .
San Paolo, anni Venti e futuro
Il terzo posto è sudamericano con la «capitale» del business brasiliano. Con 12 milioni di abitanti, la più grande metropoli del Sudamerica ha un cuore storico che si apprezza al Centro Cultural Banco Brasil (bb.com.br/cultura) in Rua Penteado, fra i palazzi degli anni Venti. Salto nel tempo con i grattacieli del quartiere Vila Olímpia dove si cena al Kaá (Avenida Kubitschek 279; kaarestaurante.com.br) ristorante disegnato da Arthur Casas che ha inserito nel progetto giardini pensili con piante della Mata Atlantica, la foresta pluviale di cui a SP restano sparute tracce .
Nei quartieri di Jo’burg
Jo’burg pericolosa, Jo’burg imperdibile. Eterna «rivale» di Città del Capo, Johannesburg (al 13mo posto della classifica, Nairobi al nono, Addis Abeba al quarto) resta il motore economico e culturale del Sudafrica. Come in molte altre metropoli emergenti, la chiave per capirla è vivere i «quartieri-isola» come Melville dove il Lucky Bean ( www.luckybeantree.co.za ) bistrot-club-discobar è il ritrovo degli artisti cittadini e simbolo di un fermento no stop.
KL, all’ombra delle Petronas
All’ombra delle Petronas Tower, Kuala Lumpur (decimo posto) persegue il suo cambiamento urbanistico anche se con meno slancio rispetto ai primi anni 2000. Ma KL resta un ottimo punto di osservazione. Se un tempo la città era un crocevia commerciale ora è un hub fondamentale per gli occidentali. I Lake Gardens sono una sorpresa «green» in una metropoli congestionata e dopo il panorama da brivido dalle Petronas (www.petronastwintowers.com.my) l’indirizzo per la cena è un piccolo paradiso: il Bijan (www.bijanrestaurant.com Bukit Ceylon) propone una rilettura della cucina malese,dove il superpiccante ha logica da gourmet. Per pernottare, il Mandarin Oriental (www.mandarinoriental.com) propone le sue stanze a cinque stelle con un «best price» a partire da 190 dollari.