Fabio Pozzo, La Stampa 26/9/2014, 26 settembre 2014
“DE FALCO TRASFERITO? È UN PASSO NECESSARIO PER LA SUA CARRIERA”
[Intervista a Felicio Angrisano] –
Vi ricordate del comandante Gregorio de Falco? L’ufficiale della Capitaneria di porto di Livorno che la notte del naufragio della Costa Concordia ordinò al comandante Francesco Schettino di «tornare a bordo, cazzo...», un’espressione dettata dalle circostanze drammatiche e che, approdata ai media, aveva fatto il giro del mondo? Ora, a due anni e otto mesi da quella tragedia, De Falco medita di «lasciare la divisa».
A smuovere l’animo di quello che è diventato un uomo-simbolo di quei soccorsi è l’«amarezza» del trasferimento da un ruolo operativo a uno amministrativo. Ed è stato sufficiente che egli esternasse il suo «turbamento», per scatenare la polemica. Con tanto di interpellanze parlamentari. Polemica la cui eco è risuonata, ieri, anche nell’ufficio dell’ammiraglio ispettore capo Felicio Angrisano, comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto.
Ammiraglio, ha sentito? Il comandante De Falco starebbe pensando di dismettere le stellette.
«Provo dispiacere quando qualcuno dei nostri uomini lascia il Corpo. Però, rispetto sempre le decisioni di una persona matura. Cercando di capirne ove è possibile, la motivazione».
Ecco, i motivi. Dalle dichiarazioni del comandante sembra emergere anche un certo rammarico per il mancato riconoscimento dell’attività svolta nei soccorsi alla «Concordia».
«Il comandante ha ricevuto due encomi, dalla Procura di Grosseto e dal ministro della Difesa. E io ho pubblicamente evidenziato il suo impegno di quella notte, durante la cerimonia di conferimento della medaglia d’oro alla Capitaneria di porto di Livorno».
Ma perché toglierlo dall’operatività e mandarlo in un ufficio amministrativo?
«Non si tratta di una diminutio, ma di un passo necessario per la sua carriera. Si tratta di fare l’assistente del responsabile del Dipartimento marittimo di Livorno. Io ho addirittura un ammiraglio a mio fianco, per un incarico che richiede la massima dedizione, impegno e lealtà. In questa posizione De Falco potrà mettere a frutto la sua esperienza ed essere anche a disposizione a tempo pieno della magistratura che conduce l’inchiesta sul naufragio».
Diceva della carriera di De Falco.
«Prima dei fatti del Giglio era capo sezione operazioni. Subito dopo è stato avanzato d’incarico, assumendo quello di capo servizio, pur mantenendo lo stesso grado. Ora, gli si chiede di maturare un’ulteriore e diversa esperienza per essere valutato per la promozione a capitano di vascello, galloni che, se assegnati, gli consentirebbero di assumere ad esempio la responsabilità dell’intero reparto operativo a Livorno, destinazione che risulta gradisca. Io stesso ero capo sezione operativo a Brindisi, nei momenti dei primi sbarchi dei migranti, un giorno ricordo ne salvammo 27, e poi sono stato trasferito in un ruolo amministrativo. E mi è servito per diventare comandante generale. Fa parte dell’addestramento, non esistono incarichi a vita».
Fabio Pozzo, La Stampa 26/9/2014