Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 26 Venerdì calendario

IL PAPA INSISTE SULLA LINEA DURA VESCOVO RIMOSSO IN PARAGUAY

Francesco fa pulizia. Sono quattro i vescovi sotto indagine all’ex Sant’Uffizio per pedofilia (tra loro il cileno Marco Ordenes Fernandez e il peruviano Gabino Miranda Melgarejo). Rischiano la riduzione allo stato laicale. Intanto è stato rimosso dalla diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay, Rogelio Ricardo Livieres Plano, dell’Opus Dei: gli vengono attribuiti un’inaccettabile conduzione del seminario, rapporti personali conflittuali con fedeli e altri vescovi, di aver dilapidato il patrimonio immobiliare della diocesi, nonché di aver nominato vicario generale un sacerdote argentino, Carlos Urrutigoity, già allontanato dalla diocesi di Scranton, in Pennsylvania, per abusi su minori. La sua reazione alla decisione di Francesco è affidata a una lettera durissima: «Il Papa dovrà rendere conto a Dio per quel che ha fatto». Protesta l’ormai ex vescovo da Roma dove dice di aver appreso della sua destituzione nello stesso momento in cui la Nunziatura in Paraguay la annunciava alla stampa, in quella che considera «l’ennesima irregolarità in questo anomalo processo». La sua defenestrazione sarebbe stata, «un commissariamento fulminante della diocesi», fatto in fretta e furia per evitare una reazione violenta da parte del popolo. Livieres riferisce di «pressioni verbali perché mi dimettessi».
Nel frattempo sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti vaticani non ci sono solo le vicende di abusi pedofili di cui l’ex nunzio e arcivescovo Jozef Wesolowski (da tre giorni agli arresti domiciliari in Vaticano) è stato accusato durante la sua permanenza a Santo Domingo. Al setaccio vengono passati anche gli anni in cui il presule polacco ha operato in Africa meridionale, Costa Rica, Bolivia, Uzbekistan.
Oltre alle copertura di abusi, le contestazioni a Livieres sono pesantissime. Racconta alla «Stampa», Francisco Aguayo, ex leader dei laici paraguayani: «Viveva come un principe, non lo vedevamo mai, era sempre in viaggio in Argentina o in Spagna. Al suo posto governava Urrutigoity, il prete che ha sborsato 400mila dollari per evitare il carcere negli Usa». Inoltre il segretario personale di Livieres, padre Daniel Silvera, ha avuto un figlio da una parrocchiana. «La situazione è stata risolta obbligando la donna a dichiarare davanti a un notaio che il figlio non è del prete».
Aggiunge l’ex sacerdote Nilo Marmol: «Livieres ha tagliato tutti i fondi per opere sociali». Inoltre Livieres ha dichiarato pubblicamente che l’arcivescovo di Asuncion, Pastor Ququejo è omosessuale. L’ex levebvriano Carlos Urrutigoity, numero due della diocesi, è nel dossier che ha portato al «commissariamento». Fu ordinato dal vescovo scomunicato britannico Richard Williamson, il presule che ha negato l’esistenza delle camere a gas. La Santa Sede definisce la decisione dell’«avvicendamento» di Livieres «gravosa» e «ispirata al bene maggiore dell’unità della Chiesa La nota esplicativa è una prassi insolita in casi del genere. La rimozione si è resa necessaria a seguito «della mancanza di disponibilità a presentare la rinuncia», spiega il nunzio vaticano in Paraguay, Eliseo Ariotti. Livieres si trova a Roma dove è stato chiamato per essere informato sui risultati della visita apostolica di luglio.
La tolleranza zero applicata contro Livieres è ad ampio raggio e conferma la decisione del Papa di non far sconti a nessuno, seppure vescovo, su nessun tema. Del resto i numeri ufficiali della pedofilia nel clero fotografano un fenomeno globale. Il picco delle denunce di abusi ricevuti dalla Congregazione per la dottrina della fede è stato nel 2004, con 800 denunce, mentre negli ultimi tre anni ci si è attestati sui 600 casi all’anno. In maggioranza riguardano abusi commessi dal 1965 al 1985. Denunce di tipo «canonico», perché poi esistono quelle alle autorità giudiziaria. Sconvolte intere Chiese nazionali: Stati Uniti, Irlanda, Olanda, Germania. Con richieste di risarcimenti milionari, in particolare negli Usa, da parte dei legali.
Giacomo Galeazzi e Filippo Fiorini, La Stampa 26/9/2014