Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 26/9/2014, 26 settembre 2014
BOCCIA E FASSINA RIUNITI DALL’ARTICOLO 18
Nel Pd sembrano sempre pronti a contarsi minacciando di dividersi, ma poi succede che qualcuno, improvvisamente, scopra che è arrivato il momento di avvicinarsi. Per adesso capita a Francesco Boccia e Stefano Fassina. Due economisti che, per anni, non sono andati d’accordo su niente. In Transatlantico, nei giorni di bonaccia, il giochino dei cronisti era semplice: andavi da uno e poi dall’altro. Mezza domanda, e si mettevano politicamente contro da soli. Contro anche plasticamente. Boccia alto, robusto, già padre di due figli, una bambina con la berlusconiana Nunzia De Girolamo, «nostra regina del Sannio» (cit. Dagospia), rampollo d’una ricca famiglia di Bisceglie che, appena finisce il master alla Bocconi, sente la chiamata democristiana: come tanti, prima prodiano, quindi lettiano. Fassina, piccolo, mite, pure lui sposato e con tre figli, ha il padre falegname, gioca a baseball a Nettuno e quando esce dalla Bocconi è però, da tempo, comunista duro e puro. Due così sembravano destinati a non incontrarsi mai. Ma Matteo Renzi diventa segretario del Pd e, subito dopo, premier: Boccia, allora, comincia lentamente a parlare come Fassina, e Fassina come Boccia. Una roba mai vista, dicono — tra stupore e orgoglio — nella minoranza del partito. Al Nazareno, tracce di un nuovo, glorioso mistero. I due, in questi giorni, sono impegnati nella difesa dell’articolo 18. E, se è vera la voce che circola, l’altra sera sono stati persino a cena insieme.