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 2014  settembre 25 Giovedì calendario

BONANNI, ADDIO POLEMICO CON PALAZZO CHIGI E CGIL


LA CISL
ROMA «Con Renzi finisce l’autorevolezza della politica. La Cgil di Susanna Camusso è un vespaio». Raffaele Bonanni, passa e chiude. Addio polemico, che è anche un messaggio per il governo e per la Cisl che verrà: attenti a quei due. Per il resto, nessun colpo di teatro, nessuna retromarcia: dimissioni confermate. Il leader se ne va e con lui l’intero vertice confederale. Sarà il Consiglio, convocato per l’8 ottobre, a ricostruire la squadra. «Non è mancato il consenso - puntualizza in segreteria - ma è una scelta, la mia, che scaturisce dalla necessità di avviare una rimodulazione dell’assetto organizzativo, non solo per salvaguardare la Cisl, ma il Paese in un momento in cui sta saltando tutto». Come dire, non lascio perché sono sotto tiro, ma per favorire il rinnovamento: «Le mie dimissioni sono frutto di una meditazione profonda, non di mancanza di fiducia e consenso dell’intero gruppo dirigente...tanto è vero che la mia scelta di indicare Anna Maria Furlan alla successione è stata approvata a larga maggioranza». Un commiato in punta di piedi.
L’ATTACCO
Molto più pesante invece, l’ormai ex leader della Cisl, dinanzi ai microfoni. Quasi a voler lasciare il segno rispetto all’esecutivo e al sindacato. Subito una frecciata, naturalmente al curaro, alla Cgil: «Be’ lo vedono tutti che lì è un vespaio». Poi l’attacco frontale nei confronti di Matteo Renzi: «Ha ragione nel voler imprimere ritmi diversi e nuovi per il Paese, ha torto perché non usa strumenti adeguati per farlo. In definitiva, rappresenta un modello di un uomo solo che tira, si sfianca, cade, stramazza a terra». Poi sigilla il concetto a Sky: «Con Renzi finisce l’autorevolezza del potere politico».
E sul fronte interno, cioè a casa propria, è tutto chiaro? Non esattamente. La nomina, a giugno, di Anna Maria Furlan all’incarico di vice di via Po starebbe a confermare che Bonanni almeno da tre mesi aveva effettivamente maturato l’idea di lasciare indicando anche il suo delfino. Ma allora perché anticipare di sei un’uscita già prefissata e di cui tutti erano al corrente? In altre parole, per i cultori del dubbio o del retropensiero, resta inspiegabile l’improvvisa accelerazione dei tempi. Che sia scaturita da presunti dissapori interni (con tanto di documenti anonimi), peraltro smentiti? O magari dalla irritazione dello stesso leader per la strumentalizzazione del caso relativo alla sua ”pensione d’oro” (4.800 euro netti al mese)? «Dopo 47 anni di contribuzione non prendo neppure quanto un caporedattore», chiarisce ancora a Sky.
La riunione di segreteria, allargata alle strutture regionali, è servita al leader uscente per fornire spiegazioni e bussola. Ai vertici della confederazione per fare una prima soppesata delle forze in campo in vista della convocazione del Parlamentino (poco più di 200 membri) che dovrà procedere all’incoronazione del nuovo ”generale”. L’aggiunto Anna Maria Furlan è sicuramente in pole position, ma «in certi casi l’obbedienza non è una virtù e la discussione è la via maestra», ha fatto osservare non a caso Gigi Petteni, numero uno della Lombardia, cioè della regione che qualche mal di pancia nel recente passato ha oggettivamente manifestato. Come dire che niente è scontato: probabilmente la continuità della strategia sindacale, non certo il nome di chi dovrà attuarla. Ma questa è un’altra partita e si giocherà soltanto tra due settimane.