Giordano Stabile, La Stampa 25/9/2014, 25 settembre 2014
DAL MAGHREB ALL’AUSTRALIA, CHI COLPISCE IN NOME DEL CALIFFO
Una guerra asimmetrica, combattuta in tutto il mondo. È la risposta dei gruppi islamisti ai raid occidentali. Gli alleati del califfato sono ramificati dal Marocco alle Filippine. Contano decine di formazioni e decine di migliaia di uomini. Con lo Stato islamico sotto attacco hanno concentrato i loro sforzi contro bersagli occidentali. Per ricattare i Paesi alleati dell’America. Ma anche per firmare la loro adesione al progetto del califfo Abu Bakr al Baghdadi. E oltre agli ostaggi in Siria (almeno 5 occidentali), ce ne sono altri nel mondo, a cominciare da due tedeschi che rischiano di essere uccisi dal gruppo Abu Sayyaf nelle Filippine. Come avverte Rita Katz, fondatrice di Site - il sito di monitoraggio degli islamisti sul web -, «dopo l’ordine dato dall’Isis, presto potremmo assistere ad altre decapitazioni».
La colonna maghrebina
L’intervento in Mali del 2013 ha fatto di Parigi il bersaglio numero 1 dei jihadisti dell’Africa occidentale. L’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) ha già ucciso un ostaggio francese, Philippe Verdon, nel luglio 2013. Altri quattro, Pierre Legrand, Daniel Larribe, Thierry Dol e Marc Feret, sono stati liberati dopo lunghe trattative e un presunto riscatto di 20 milioni. Dall’Aqmi si è staccato il gruppo Jund al Khilafa, i soldati del califfato, i killer di Gourdel. Leader è Gouri Abdelmalek, già capo della brigata centrale dell’Aqmi. E ieri l’Aqmi ha decapitato un ostaggio tuareg in Mali, come «spia dei francesi».
Il rompicapo turco
La Turchia resta la porta di accesso degli jihadisti occidentali che vanno in Siria. E la porta per il ritorno. Ieri un «incidente» fra Parigi e Ankara ha evidenziato quanto siano tesi i rapporti fra il «pilastro orientale» della Nato e i suoi alleati. Dalla Turchia dovevano arrivare tre sospetti francesi di ritorno dalla Siria, compresa Souad Merah, la sorella dell’attentatore di Tolosa ucciso nel 2012. La polizia li aspettava a Parigi per arrestarli, ma i turchi li hanno imbarcati su un volo per Marsiglia, da dove stavano per dileguarsi. E dall’Iraq, attraverso la Turchia, erano arrivati tre jihadisti che in primavera avevano progettato un attentato in Svizzera «con esplosivi o gas tossici», come ha rivelato domenica il giornale «Nzz am Sonntag».
Il buco nero della Libia
Il gruppo islamista più potente è Ansar al Sharia, autore dell’assalto al consolato Usa di Bengasi nel 2012. A due anni distanza, gli islamisti hanno creato una coalizione, Farji, alba, che ha conquistato Tripoli e tutta la Cirenaica, a parte Tobruk, dove è fuggito il governo. Tutte le ambasciate occidentali, tranne quella italiana, sono chiuse. La minaccia più immediata è un attacco ai gasdotti che portano il metano in Italia.
Esecuzioni in Yemen
La guerra civile fra sciiti e sunniti è di nuovo esplosa violentemente. Il gruppo sciita degli Houthi ha occupato la capitale Sana’a. Nel caos che ne è seguito è emersa la notizia, confermata ieri dai servizi di Berlino, dell’uccisione di una coppia di cooperanti tedeschi rapiti nel 2009: Sabina e Johannes Hentschel, e del loro figlioletto. Erano stati sequestrati da Al Qaeda, ora in difficoltà di fronte all’avanzata degli sciiti. Nella vicina Somalia, invece, il giornalista tedesco-americano Michael Scott Moore è stato liberato dopo due anni di prigionia.
Minacce dalle Filippine
Il gruppo qaedista Abu Sayyaf ha minacciato di decapitare due ostaggi tedeschi, Stephan Okoveix e Henrike Diesen, 71 e 55 anni, se il governo delle Filippine non «interromperà ogni collaborazione» con i raid in Siria e Iraq, e non pagherà entro il 10 ottobre un riscatto di 5 milioni di dollari. I due sono stati rapiti il 25 aprile dalla formazione che si è allineata al califfo il mese scorso.
L’allarme a Melbourne
Dopo aver sventato un piano per «decapitazioni a caso», ieri a Melbourne la polizia ha abbattuto un islamista che si era scagliato contro due agenti armato di coltello. Non è chiaro se il 18enne Abdul Numan Haider, di origini afghane, fosse legato alla rete di simpatizzanti dell’Isis scoperta la scorsa settimana.
Giordano Stabile