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 2014  settembre 24 Mercoledì calendario

BONANNI LASCIA LA CISL “SERVE UN RINNOVAMENTO. IL MIO TEMPO È SCADUTO”

Raffaele Bonanni lascia la guida della Cisl. Nel pomeriggio l’indiscrezione apparsa su Dagospia, poi la conferma dei collaboratori e l’annuncio del diretto interessato. «Non è una decisione presa all’improvviso - ha detto ai telegiornali - avevo già indicato Furlan come mio successore. Quando si fa così vuol dire che il tempo per il segretario generale è scaduto. Era assolutamente necessario un segno di rinnovamento». Rinnovamento nella continuità, per così dire: «la Cisl andrà avanti con la stessa linea», spiega. E sul Jobs Act afferma che «il mio messaggio è di ricercare la responsabilità e le strade che uniscono. La realtà italiana non può continuare a dividersi su tutto. La divisione crea solo povertà culturale e politica».
Oggi si riunirà il vertice della Cisl, che avvierà il processo che porterà quasi certamente alla nomina a segretario generale di Annamaria Furlan, attuale numero due dell’organizzazione. Il sindacalista abruzzese, 65enne, alla guida della Cisl dal 2006, in realtà aveva annunciato la sua volontà di lasciare soltanto nel 2015. Ma «qualcosa» lo ha spinto ad accelerare il cambio di mano. I suoi collaboratori definiscono la decisione di lasciare «una scelta di pancia», maturata nel corso delle vacanze estive. Ma che nasce da un «disagio», da un «logoramento» che si era manifestato già dal 2012. È noto quanto Bonanni giudichi negativamente l’attuale evoluzione dei rapporti tra politica e sindacato, con la totale interruzione della concertazione tra governo, imprese e sindacato che per lui ha rappresentato sempre l’obiettivo strategico. Per uno «antico» come lui è stato davvero complicato fare i conti con un «alieno» come Matteo Renzi, col suo modo di governare, col suo linguaggio e il suo stile. Difficile anche accettare il declino di un altro dei punti cardine del «bonannismo», ovvero la strategica distinzione tra la Cisl, sindacato pragmatico e dialogante, e la Cgil, sindacato vecchio e ideologico. Una politica che ha lungamente pagato, specie durante l’era berlusconiana; ma che si è scontrata con l’Alieno Renzi, che invece di «scegliere» la Cisl contro la Cgil ha preferito delegittimare tutto il sindacato e definire «vecchiume» i loro leader. Uno shock per il leader cislino, che per anni è riuscito a navigare tra scelte riformiste avanzate (e imitate, sempre tardivamente, dalla Cgil, come sui contratti) e la propensione a «firmare a prescindere» qualunque accordo. Fu proprio lui nel 2008 a coniare questo motto, durante la vertenza Alitalia.
Un altro «effetto Renzi» riguarda la politica. Bonanni è sempre stato nemico del bipolarismo, e ha sempre cercato di favorire - pur dichiarando di non fare politica, a differenza della Cgil - una riaggregazione delle forze centriste e di orientamento cattolico. Nella prima fase del governo Monti il sindacalista abruzzese ha fatto di tutto per far rinascere il centro, affossato poi dalla «freddezza» di Mario Monti. Oggi c’è solo il Pd di Renzi, e Bonanni non ce la fa proprio a «morire renziano».
Insomma, quello che si fa trapelare dalle stanze del sindacato di Via Po è che Bonanni abbia deciso un po’ umoralmente di «sbattere la porta» e abbandonare un mondo che non è più quello in cui ha agito per anni. Allo stesso tempo, è possibile anche che il gruppo dirigente della Cisl gli abbia «consigliato» con forza di favorire un cambio - non generazionale, ma «di genere» - che posizioni più favorevolmente la stessa Cisl in questa difficile fase. Vedremo se il «bonannismo» vivrà con Furlan una nuova stagione. Quanto al destino personale di Bonanni, si smentisce che possa essere indicato per poltrone che contano (si parlò dell’Inps). «Mi guarderò intorno», ha detto ieri. I suoi ipotizzano piuttosto un impegno nel mondo del volontariato e dell’associazionismo cattolico.
Roberto Giovannini, La Stampa 24/9/2014