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 2014  settembre 24 Mercoledì calendario

IL FABBISOGNO ENERGETICO

Dalla Russia ci arriva meno gas, con forniture che domenica risultavano addirittura dimezzate rispetto al solito. E anche la Norvegia, secondo fornitore europeo, non si sta facendo in quattro per rifornire i clienti del Vecchio continente: dalla scorsa primavera Oslo sta anzi riducendo la produzione, con un’azione deliberata volta a sostenere i prezzi del gas. Una strategia stile Opec insomma, che Statoil ha candidamente ammesso durante una conference call con gli analisti finanziari.
Per sgombrare subito il campo dagli equivoci, non siamo in una situazione allarmante. O almeno: non ancora. L’inverno non ha ancora bussato alle porte e gli stoccaggi di gas in Italia e in gran parte dell’Unione europea sono pieni per oltre il 90 per cento. Il nostro Paese inoltre dispone di diversi canali di approvvigionamento, grazie ai rigassificatori e ai gasdotti che ci collegano non solo al Nord Europa, ma anche al Nord Africa. I nostri consumi di gas poi sono tutt’altro che brillanti. Ma la crisi tra Russia e Ucraina, con l’appendice delle dispute sul gas, ci mette comunque in una situazione vulnerabile, come ha ricordato ieri Angela Merkel: «L’inverno si avvicina e bisogna fare in fretta», ha esortato la cancelliera tedesca, auspicando una svolta positiva venerdì quando a Berlino si riaprirà il negoziato Mosca-Kiev sul gas con la mediazione Ue.
Ad alimentare l’inquietudine sono i numerosi campanelli di allarme che sono già suonati. In particolare l’ultimo è particolarmente difficile da ignorare perché arriva dall’Austria, imprescindibile territorio di transito per il combustibile che l’Italia acquista da Gazprom: il regolatore austriaco dei mercati energetici, E-Control, ha denunciato un brusco calo delle forniture dalla Russia: -25% venerdì, seguito da un -20% sabato, ribassi molto più ampi della norma e che si sono tradotti in una temporanea riduzione dei flussi verso il nostro Paese.
Che vi siano variazioni nei livelli di fornitura giornaliera è assolutamente normale: sono gli stessi contratti a prevederlo, consentendo alle parti di vendere (o viceversa ritirare) una certa quantità di gas in più o in meno rispetto a quella che i tecnici chiamano Daily Contract Quantity (Dcq). Ricevere un quarto di gas in meno, comunque, non è normale. «La banda di oscillazione per le consegne in genere non supera il 10-15% rispetto alla Dcq, spesso è anzi molto più piccola – spiega al Sole 24 Ore un esperto del settore – Ovviamente dipende da contratto a contratto e qualche volta sono previsti range diversi per il periodo estivo e quello invernale. Ma non si arriva al 20-25%». Non è chiaro se il "taglio" denunciato dall’Austria fosse rispetto alle forniture medie oppure rispetto a quanto richiesto (le cosiddette "nomine"): solo in quest’ultimo caso ci sarebbe stata una violazione contrattuale da parte di Gazprom. Nel caso dell’Italia è probabile che sotto il profilo legale tutto sia nella norma: i dati diffusi da Snam Rete Gas mostrano che sabato scorso da Tarvisio, al confine con l’Austria, sono entrati solo 34,7 milioni di metri cubi di gas e domenica 26,2 milioni di mc, a fronte di flussi normalmente intorno a 50 milioni di mc, ma lo scarto tra le nomine e le consegne effettive non ha superato il 12%, un gap che si può considerare tecnicamente «normale», anche se mette a disagio. «Forse Mosca ci sta nascondendo qualcosa – ipotizza Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – Chissà, forse ci sono problemi di transito in Ucraina. Il mercato comunque ora è talmente "lungo" che un taglio delle forniture torna persino utile agli acquirenti, come Eni. Certo, se poi succede in inverno è diverso». È intanto passata quasi del tutto inosservata la chiusura dei rubinetti del gas da parte di un altro grande fornitore dell’Europa, la Norvegia, responsabile di quasi un terzo delle importazioni Ue. La produzione di Oslo (quasi tutta esportata) sta calando da aprile e secondo i dati diffusi dal Norwegian Petroleum Directorate ad agosto si era ridotta ad appena 7,3 milioni di mc. A marzo superava 10 milioni di mc. «Abbiamo deciso di ridurre la nostra produzione», ha dichiarato in luglioTorgrim Reitan, direttore finanziario di Statoil, secondo la trascrizione di una conference call con gli analisti, passata finora inosservata. «Questo è successo nel secondo trimestre e ci aspettiamo di continuare per tutto il terzo trimestre». Il motivo? «L’attuale situazione di mercato in Europa», con prezzi del gas troppo bassi per risultare attraenti.
@SissiBellomo
Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 24/9/2014