Luisa Grion e Roberto Mania, la Repubblica 24/9/2014, 24 settembre 2014
BONANNI LASCIA LA CISL A MARIA FURLAN
[2 articoli] –
ROMA.
Raffaele Bonanni, da otto anni segretario generale della Cisl, oggi si dimette dalla guida del sindacato. Lo fa a sorpresa, con un’uscita anticipata di sei mesi rispetto alla naturale scadenza del mandato e proprio in uno dei momenti più complicati e difficili del suo incarico.
C’è da discutere sulla riforma del lavoro, sull’articolo 18, sulle buste paga degli statali ferme da anni, c’è da decidere sulla messa in atto di una mobilitazione unitaria comune con Cigl e Uil. C’è da riportare al tavolo del governo la voce del sindacato, che Renzi continua a non convocare. Il numero uno della Cisl — dicono dalla sede centrale di via Po a Roma — ha deciso di anticipare l’uscita «per garantire un miglior rinnovamento alla segreteria», convocata, assieme al comitato esecutivo, per questo pomeriggio per accogliere le dimissioni e avviare la nomina del nuovo leader che arriverà, in Consiglio generale, entro la metà di ottobre.
In pole position per la sostituzione al vertice c’è già Anna Maria Furlan, di dieci anni più giovane (Bonanni è nato nel 1949), nominata a giugno segretaria generale aggiunto e indicata «in continuità» dallo stesso Bonanni. «Quando si fa così — ha detto ieri — vuol dire che il tempo è scaduto. In un momento come questo di grande cambiamento politico e sociale è assolutamente necessario un segnale di rinnovamento ». «La mia amica Furlan andrà avanti sulla stessa linea» ha poi precisato.
Ma l’apparente liscio passaggio di timone del tutto liscio in realtà non è. Dietro le dimissioni anticipate di Bonannni ci sarebbe lo scontento diffuso delle categorie che non apprezzano più la linea di via Po. Il segretario della mediazione, dei tavoli separati con il governo, dei tanti strappi con la Cgil e delle aperture alle posizioni di Renzi sull’articolo 18 non convince più. La Cisl di Bonanni, come il sindacato in genere, sconta la persistenza della crisi: il 30 settembre proprio i metalmeccanici della Fim protesteranno davanti a Palazzo Chigi con tutte le rappresentanze dell’azienda in sofferenza. Dentro la Cisl, e in particolare dal Nord, c’è chi contesta al «capo» il fatto di non essere riuscito a potenziare i contratti aziendali (mantra della Cisl che allo Statuto dei lavoratori è molto meno affezionata della Cgil). Finito il tempo dei tavoli separati con Berlusconi, è arrivata l’assenza di contatti con il governo Renzi. La stagione dei rapporti preferenziali con Palazzo Chigi è un ricordo lontano. Bonanni se ne va e sul futuro, assicura, «mi guarderò intorno » (i suoi tre predecessori Marini, D’Antoni e Pezzotta sono tutti passati alla politica).
Se non ci saranno sorprese, la guida del suo sindacato passerà ora ad Anna Maria Furlan, che diventerebbe il prima donna leader della Cisl. Genovese, una carriera partita dai postali per poi approdare al settore del terziario e dei servizi. Ma la scelta di Bonanni non convincerebbe tutta la Csil, c’è già chi parla di «incarico di passaggio», facendo notare che la formazione della Furlan è meno «pesante» di quella dei suoi predecessori e che per garantire davvero il rinnovo bisognerebbe far spazio ai quarantenni.
la Repubblica 24/9/2014
UNA LEADERSHIP AL CAPOLINEA TRA MALUMORI, LETTERE ANONIME E LA FINE DELLA CONCERTAZIONE –
ROMA .
La Cisl ha mollato Bonanni. Può essere paradossale in un’organizzazione governata per anni con pugno di ferro dal sindacalista abruzzese di Bomba, ma è successo. «Il mio tempo è finito», ha detto ieri il segretario uscente ai microfoni del Tg1. Ma che il suo tempo fosse finito glielo avevano detto, dopo anni di totale unanimismo, proprio i suoi. Nell’ultima riunione dell’Esecutivo nazionale, nelle riunioni territoriali, qua e là con tante contorsioni in sindacalese anche in qualche documento serpeggiava il dissenso. Bonanni, classe 1949, ne ha preso atto. E ha deciso di accelerare il ricambio, di passare il testimone nelle prossime settimane alla genovese, cinquantaseienne, Annamaria Furlan, prima donna candidata a guidare il sindacato d’ispirazione cattolica, il secondo Per numero di iscritti dopo la Cgil. Tutto così, se non ci saranno incidenti di percorso. Perché ora nella Cisl non c’è più niente di scontato. Anche Bonanni sarebbe dovuto andarsene tra sei mesi, e invece ha lasciato prima.
È dall’inizio dell’anno che il malumore ha cominciato ad emergere nel sindacato di Via Po. E non v’è dubbio che pure l’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi abbia contribuito alla perdita di leadership del segretario generale. Bonanni si è ritrovato più debole senza più l’arma della concertazione. Ha cercato in tutti i modi di “conquistare” un tavolo di confronto con il nuovo governo, ma è stato respinto con perdite. È stato costretto a giocare di rimessa: da una parte con l’esecutivo di Renzi, dall’altra con la Cgil di Susanna Camusso, se non addirittura la Fiom di Maurizio Landini impegnati in una partita politico- sindacale dalle diverse sfaccettature, comunque in grado ancora di mobilitarsi. L’immobilismo della Cisl bonanniana ha invece rimesso in discussione la sua linea. L’irrilevanza sulla scena politica è diventata incompatibile con una leadership che sempre ha scommesso su rapporti privilegiati con i governi, in particolare con quelli del centro-destra. E non è un caso che le prime voci del dissenso siano nate nelle aree più esposte nella crisi: le regioni del Nord, le categorie dell’industria, i pensionati. E la Sicilia. Il nocciolo duro dei bonanniani è rimasto quello costituito dalle categoria del pubblico impiego, area un tempo di tradizionale forte insediamento cislino ma nella quale oggi prevale la Cgil, sia negli iscritti sia nei voti per le Rsu.
Da oggi, dopo la formalizzazione da parte di Bonanni della sua decisione, bisognerà seguire le mosse di Gigi Bonfanti, segretario dei pensionati, medico, sindacalista di lungo corso. Da lui sono arrivare anche le poche critiche alla linea Bonanni. Si muove con il pacchetto pesante di voti dei pensionati. E si dovrà seguire pure Gigi Petteni, segretario della Lombardia (780 mila iscritti) capace di coalizzare il malessere delle categorie dell’industria che con il processo di riorganizzazione voluto proprio da Bonanni sono destinate inevitabilmente a contare di più rispetto al centro burocratico di Roma. Da questi movimenti potrebbe emergere l’alternativa alla Furlan, soprattutto tra i quarantenni che scalpitano e ora vedono un’opportunità da poter sfruttare.
Che la stagione di Bonanni volgesse al termine si è capito nelle ultime settimane quando hanno ricominciato a girare nei corridoi vecchi veleni, dossier e lettere anonime. Al leader si sono fatti i conti in tasca. Sono sembrati troppi i 4.800 euro netti di pensione (circa 7 mila lordi) maturati nel retributivo poco prima che entrasse in vigore la riforma Fornero. Le accuse di essersi aumentato lo stipendio per aumentare l’importo dell’assegno sono state respinte facendo notare che gli anni di contributi sono 47. Ma quando i corvi volano lasciano il segno.
Luisa Grion e Roberto Mania, la Repubblica 24/9/2014