Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 24/9/2014, 24 settembre 2014
“TUTTA COLPA DEL FATTO E DEI GIUDICI A OROLOGERIA”
[Intervista a Donato Bruno] –
Una scheda bianca allunga la vita? Donato Bruno è su una panchina nel cortile di Montecitorio. Dentro, i parlamentari di Pd e Forza Italia fedeli al patto del Nazareno infilano disciplinatamente schede bianche nell’urna. Si tenta ancora di non bruciare il ticket per la Consulta, composto da Bruno, senatore berlusconiano, e Luciano Violante. Scheda o bandiera bianca dopo le rivelazioni del Fatto su Bruno indagato a Isernia per una consulenza da 2 milioni e mezzo di euro per il fallimento Ittierre? Ma Bruno non ha l’aria del rassegnato. Sulla panchina, parla con Giacomo Caliendo, ex sottosegretario azzurro alla Giustizia. Bruno sorride. I primi sfoghi, raccolti dai suoi amici, riferiscono di una visita a Isernia, già stamattina, e di una causa civile a vari quotidiani, compreso il nostro.
Senatore Bruno è arrabbiato?
Semmai dispiaciuto, soprattutto per i vostri titoli.
Farà causa?
Valuterò con i miei avvocati.
Ha scelto il professore Coppi, il salvatore di B. per il caso Ruby.
Avevo contattato anche Paola Severino (ex guardasigilli del governo Monti, ndr), ma già era impegnata con due dei commissari liquidatori dell’Ittierre.
Si sente bruciato? Nel Pd ci sono molti dubbi dopo la notizia dell’indagine.
Sinora sono stati tutti correttissimi, soprattutto quelli del Pd.
Quindi non si ritira?
Vediamo che succede, forse con la Lega si sblocca qualcosa e Berlusconi non mi ha chiesto di ritirarmi.
È per questo che andrà alla Procura di Isernia con Coppi? Vuole vedere gli atti?
Ho appreso da voi la notizia e sono finito nel tritacarne dei media, le sembra normale?
Lei è indagato per concorso in interesse privato del curatore.
Ma io non sono il curatore, quello è un reato che non mi riguarda.
Una consulenza da 2,5 milioni di euro.
Il mio studio a Roma si occupa solo di questo, abbiamo più di quattrocento casi e la parcella è commisurata all’entità del fallimento. Ci sono montagne di documenti che lo provano.
Lei ha smentito, la procura no.
Precisiamo, la procura non ha detto nulla, è rimasta in silenzio. Sono pure un avvocato, e fatemelo un colpo di telefono. No?
L’inchiesta è nata mesi fa e la notizia è trapelata solo ora.
Voi del Fatto mi volete cornuto e mazziato eh? (Poi tocca con gesto amichevole la spalla del cronista e fa una faccia stupita). Proprio voi mi volete far notare questa cosa?
La giustizia a orologeria è uno storico cavallo di battaglia del berlusconismo.
Prendo atto che ci sono magistrati che danno notizie ai giornali senza informare l’indagato.
In ogni caso lei è indagato.
Guardi, se davvero avessi commesso qualcosa non sarei stato così stupido da rimanere in campo, non mi ritiro.
Mai mollare. Motto del suo grande mentore, Cesare Previti.
Non lo sento da sei mesi e mi ha meravigliato il suo silenzio di questi giorni. Pensavo si facesse vivo.
Si è allontanato da Berlusconi? Orbita tra gli alfaniani di Ncd?
Così dicono.
Prima dell’indagine di Isernia, lei ha patito la fronda azzurra anti-renziana.
Vuole sapere chi è stato il collega che mi è stato più vicino di tutti? È stato Nitto Palma.
Il presunto regista della fronda.
Nitto mi è stato vicinissimo. Lasci perdere le chiacchiere.
Bruno finisce la conversazione e va a salutare alcuni parlamentari azzurri. Alle tre del pomeriggio la votazione è ancora in corso e si fanno previsioni a caldo in Transatlantico. La più gettonata è questa: “Si voterà come minimo tra una settimana, forse anche dieci giorni, con la scusa di trenta colleghi in missione. Adesso bisogna far decantare tutto”. Nel frattempo, Bruno andrà a Isernia.
Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 24/9/2014