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 2014  settembre 24 Mercoledì calendario

BONANNI ADDIO, SI ROTTAMA DA SOLO PER FAR RIPARTIRE LA CISL

Doveva essere una sorpresa. L’annuncio era previsto per oggi con un’intervista al quotidiano Avvenire e la comunicazione fatta alla segreteria nazionale e alle segreterie confederali. Invece, ieri, il sito Dagospia ha “bruciato” la notizia fatta trapelare da un deputato del Pd: Raffaele Bonanni lascia la guida della Cisl di cui è segretario generale dal 27 aprile 2006. Il suo mandato sarebbe scaduto fra sei mesi. Ma il leader abruzzese, impregnato del cattolicesimo di matrice cislina, ha voluto anticipare tutti e creare un colpo di scena. L’addio del segretario della seconda confederazione italiana, nel bel mezzo dello scontro sull’articolo 18, non può essere derubricato a semplice ricambio interno. “Ci ho pensato tutta l’estate, passeggiando nei boschi abruzzesi” ha spiegato ai collaboratori, “e ho preso la decisione in mezzo a un clima politico sconfortante”. “Ci vuole una scossa” si è detto l’uomo di tante mediazioni politiche e sindacali, “preoccupato” per la fase attuale. Troppo soffocante la cappa del “nuovismo” a tutti i costi agitata da Matteo Renzi, troppo incombente la formula della rottamazione pronta ad abbattersi anche sui sindacati dopo aver colpito i partiti. E allora, con una mossa a sorpresa, Bonanni ha deciso una sorta di auto-rottamazione, togliendo dal tavolo un nome associato a una vecchia stagione politica e sindacale. Eliminando qualsiasi alibi alla politica, al governo, a Renzi in particolare. “Lasciare sei mesi prima può essere un fattore positivo per la Cisl” ha spiegato. Da qui, l’idea di lasciare il testimone ad Annamaria Furlan. Una donna alla guida della Cisl, poco conosciuta ma giudicata nella confederazione una tosta, combattiva – la si è già vista in qualche talk show politico – e soprattutto molto fedele allo stesso Bonanni che qualche tempo fa l’ha voluta segretario generale aggiunto. Il cambio di leadership non avverrà oggi. Ci sarà bisogno di una fase di consultazione per arrivare, nel mese di ottobre, al Consiglio generale che eleggerà il nuovo vertice. Ma la strada è tracciata e sarà in piena continuità con la politica attuale. “La linea politica non cambia” ha detto ieri sera Bonanni in un’intervista al Tg3.
Non c’è da dubitarne. Tra tutti i sindacati italiani la Cisl è forse quella più compatta, senza minoranze interne visibili, cresciuta in una cultura fatta di cattolicesimo sociale, riconoscimento del valore dell’impresa e della partecipazione dei lavoratori, imperniata sul concetto di “responsabilità”. Una linea di mediazione sociale, di concertazione e di collaborazione a tutto campo. A questa linea Bonanni ha consacrato la sua intera vita sindacale. Iscrittosi alla Cisl nel 1970, da operaio edile della Val di Sangro, vede iniziare davvero la sua carriera nel 1981 quando diventa segretario di Palermo. In Sicilia ci resterà per un decennio, divenendo segretario regionale e legandosi ai sindacalisti siciliani cresciuti con Sergio D’Antoni, segretario Cisl dal 1991 al 2000. Partecipa alla “primavera di Palermo” sostenendo il sindaco Leoluca Orlando con cui, in seguito, raffredderà i rapporti. Si vanta di essere amico dei principali oppositori, in gran parte uccisi dalla mafia: Boris Giuliano, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quando nel 1991 diventa segretario generale degli edili, la Filca, farà i conti con un settore falcidiato dalle inchieste e destrutturato dalla corruzione oltre che dalla crisi. Con la gestione della Filca il ruolo nazionale ormai è definito e dopo la segreteria di Savino Pezzotta, nel 2006 tocca a lui guidare la Cisl.
Cresciuto in perfetta continuità con le gestioni precedenti, Bonanni tuttavia si dà il compito di operare qualche strappo. In particolare nel legame con la Cgil. Il ruolo di una Cisl semplicemente “aggiuntiva” rispetto alla confederazione rossa gli sta stretto. Rivendica con orgoglio l’accordo alla Fiat del 1980, quello di San Valentino, che taglia la scala mobile, nel 1984, aderisce con entusiasmo alla concertazione inaugurata da Carlo Azeglio Ciampi nei primi anni 90 e poi rinverdita dai due governi di Romano Prodi. Ma si ritiene “amareggiato e irritato” per come la produzione saggistica, letteraria, televisiva e cinematografica, rappresenti una realtà in cui il sindacato “è sempre solo la Cgil e i militanti sindacali sono sempre comunisti”. La Cisl, in fondo, è anche il sindacato di Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate rosse. Ed è anche un sindacato che, dal punto di vista degli attivi, con i suoi 2,3 milioni di iscritti non sfigura nei confronti della sorella maggiore che di attivi ne ha 2,6.
Lo strappo con la Cgil viene costruito con lucidità e ha due momenti cruciali: l’accordo sul modello contrattuale nel gennaio 2009 siglato con il governo Berlusconi e che lascia fuori dalla porta il sindacato allora guidato da Guglielmo Epifani. Ma soprattutto l’asse con Sergio Marchionne che fa fuori la Fiom dalle fabbriche Fiat. Su questo punto, la scelta cislina è affilata e nello scontro, voluto, con Maurizio Landini, produce uno stravolgimento delle relazioni tra i tre sindacati confederali che non si è mai risanato. Anche la mossa di oggi costituisce un ultimo strappo. Cgil e Uil vengono lasciate ai blocchi di partenza con le loro leadership mentre alla Cisl viene offerta l’occasione di un rinnovamento visibile.
Per il futuro Bonanni mantiene il riserbo, ma è in ballo un ruolo di peso nell’associazionismo cattolico. Quello, del resto, è il suo ambiente privilegiato e quando si è trattato di progettare la ricostruzione di una “Cosa bianca” si è fatto trovare sempre pronto. In fondo finì “veramente nel panico” quando ci fu la scissione del Partito popolare nel 1995. Nel cuore è rimasto vivo il ricordo della Dc che fu. Nel futuro ci sarà ancora il profumo di incenso.
Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 24/9/2014