Daniel Michaels e Shayndi Raice, MilanoFinanza 24/9/2014, 24 settembre 2014
QUANTO PIACE L’AMERICA AI TEDESCHI
Lunedì scorso l’azienda farmaceutica tedesca Merck ha annunciato l’acquisto di Sigma-Aldrich, una società di scienze della vita con sede a St. Louis, per 17 miliardi di dollari. Poche ore prima, il colosso industriale Siemens ha accettato di acquistare il produttore di apparecchiature per l’energia Dresser-Rand per più di 6 miliardi di dollari. Questi sono solo gli ultimi esempi di una raffica di acquisizioni negli Usa da parte delle aziende della più grande economia europea. Le forze che alimentano questo attivismo comprendono i tassi d’interesse ai minimi storici, la stagnazione in Europa e la crescita economica e il calo dei prezzi dell’energia negli Stati Uniti, oltre alla crescente quantità di contanti nelle casse delle aziende tedesche di successo. «Le imprese tedesche vogliono stare dove sono i loro clienti», ha dichiarato Dietmar Rieg, presidente della Camera di Commercio tedesco-americana a New York. Le ultime offerte portano a quasi 70 miliardi dollari il valore totale delle acquisizioni annunciate quest’anno dai tedeschi negli Stati Uniti. Dall’inizio di quest’anno le imprese tedesche hanno già investito di più negli Usa che in ogni anno degli ultimi due decenni, secondo Dealogic. L’economia Usa è in espansione e gli economisti si aspettano che la crescita acceleri. L’Europa deve invece ancora riprendersi dalla recente crisi finanziaria e ora teme che le tensioni con la Russia sul conflitto in Ucraina possano rallentare ulteriormente la sua economia. Mentre la Federal Reserve sta valutando quando alzare i tassi di interesse, la Bce è alla ricerca di nuovi modi per stimolare la crescita. «C’è un ambiente accogliente per le operazioni di M&A in questo momento, vista la grande liquidità nelle casse delle grandi aziende e i bassi tassi di interesse», ha osservato Marco Gunther, analista di Hamburger Sparkasse. I tedeschi hanno preso di mira gli Stati Uniti anche perché il boom dello shale gas ha abbassato i prezzi dell’energia. Mentre in Germania gli stessi prezzi sono tra i più alti del mondo sviluppato, a causa dei costi miliardari del progetto del governo di sviluppare l’energia rinnovabile. Icone industriali come Siemens e Basf, la più grande azienda chimica del mondo, prevedono di espandersi negli Stati Uniti e in altri Paesi al di fuori dell’Europa, piuttosto che in Germania, soprattutto a causa dei costi dell’energia. Le acquisizioni di questa settimana si inseriscono in una spinta più ampia da parte delle imprese tedesche per agguantare tecnologie e quote di mercato nella più grande economia del mondo. La scorsa settimana il produttore tedesco di componenti auto Friedrichshafen ha acquisito la rivale statunitense Trw Automotive per circa 12 miliardi di dollari, mentre il produttore di software Sap ha comprato Concur Technologies per più di 8 miliardi di dollari. Entrambe le operazioni dovrebbero portare agli acquirenti nuove funzionalità, come le automobili che si guidano da sole e il cloud computing. Fino a ieri molti manager tedeschi erano diffidenti di fronte alla possibilità di fare grosse acquisizioni negli Stati Uniti a causa dei fallimenti passati. In passato le aziende tedesche avevano fatto diverse puntate negli Usa, non sempre con successo. Quando nel 1998 Daimler-Benz acquistò Chrysler per 36 miliardi dollari, l’allora ceo Juergen Schrempp promise che avrebbe creato «l’azienda automobilistica più redditizia del mondo». Nel 2007, la casa automobilistica tedesca ha venduto la maggior parte della sua quota in Chrysler alla società di private equity Cerberus con un accordo che ha portato a Daimler una quasi totale assenza di ricavi. L’anno scorso Adidas ha lanciato tre allarmi utili, in parte perché la sua divisione Usa Reebok, acquistata per 3,8 miliardi dollari nel 2005, ha perso quote di mercato rispetto alla rivale Nike. Adidas sta ora lavorando per riposizionare Reebok. Ma altri investimenti tedeschi sono stati fruttuosi. Il colosso dei media Bertelsmann ha comprato la casa editrice Random House nel 1998 per una somma non rivelata. E l’anno scorso ha formato una joint venture con Penguin per creare il più grande gruppo librario del mondo. L’attuale serie di acquisizioni aumenta le probabilità che operazioni simili seguiranno, poiché le aziende si affrettano a comprare prima che i prezzi salgano o i rivali scendano in campo. Da inizio anno il volume globale delle operazioni di M&A è di 2.600 miliardi dollari, in crescita del 43% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, al livello più alto dal 2007.
Daniel Michaels e Shayndi Raice, MilanoFinanza 24/9/2014