Sonia Oranges, Il Messaggero 24/9/2014, 24 settembre 2014
«ORA STA AL PREMIER VALUTARE SE LA SUA MAGGIORANZA TIENE»
[Intervista a Giovanni Toti] –
ROMA «Noi sosteniamo le riforme del governo se sono nell’interesse del Paese. Valutare la tenuta della maggioranza tocca al presidente del Consiglio Matteo Renzi»: mentre in Parlamento si discute degli emendamenti al Jobs Act presentati dalla minoranza piddina, il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, conferma la disponibilità di Forza Italia a votare la riforma del lavoro. A patto che la proposta del governo non sia toccata.
Eppure sono già stati presentati un migliaio di emendamenti. Anche dal Pd.
«Da persone serie, attendiamo di vedere come si comporterà il governo. La nostra posizione è cristallina: se il testo resta quello che Renzi ha inviato alle Camere, è un’ottima base di discussione e contribuiremo a sostenerlo. Se il capo dell’esecutivo invece scegliesse di accettare una mediazione al ribasso, per tenere assieme le numerose anime del suo partito, che si moltiplicano a ritmo oramai quotidiano, ci troveremo costretti a dire di no. Ma restiamo alla politica. Se Renzi intende davvero liberare il mercato del lavoro dai lacci che lo frenano, a cominciare qualsiasi forma di reintegro se non nei casi di discriminazione, potrà contare sul contributo di un’opposizione riformista come Forza Italia, anche perché le riforme sono le stesse che noi chiediamo da venti anni. Certo, capisco il suo problema, ma l’unità del centrosinistra non può essere pagata dal Paese che ha un profondo bisogno di risposte. Speriamo che, nel caso del Jobs Act, la realtà fattuale corrisponderà all’annuncio. Finora, è accaduto di rado. L’intenzione positiva di tagliare la spesa pubblica pare essere scomparsa, come sono ancora inevasi i debiti della Pa».
Il nodo da sciogliere, ancora una volta, è quello dell’articolo 18.
«A mio avviso, se tutto si riduce a conservare l’attuale articolo 18, la riforma rischia di ridursi alla classica montagna che partorisce il topolino. Il punto, in un quadro complessivo, ovviamente non può essere soltanto l’articolo 18. Ma modificarlo è un segnale che si dà ai mercati. Significa anche tranquillizzare gli investitori stranieri, sul fatto che il nostro mercato del lavoro non è più soffocato da regole asfittiche. Per dare dei segnali, alle volte, si possono anche usare dei simboli. Come l’articolo 18: simbolica è la sua difesa dal centrosinistra, simbolica per il mondo dell’impresa la sua modifica. Renzi ha parlato di “cambiamenti anche violenti”. Bene, li stiamo aspettando».
Molto dipenderà dalla direzione democratica. Ma se il Pd si spaccasse, voi come vi comportereste?
«La questione, evidentemente, non ci riguarda, avviene in casa altrui. In questi giorni, però, ho sentito un gran parlare di soccorso azzurro. L’unico soccorso azzurro che conosco, è quello che Forza Italia dà al paese. Noi voteremo “sì” oppure “no”, non sulla base di quel che accadrà nella direzione del Pd, bensì pensando a ciò che serve al Paese. Può darsi che i nostri voti saranno determinanti, può darsi di no. Ma il discrimine sarà il contenuto del provvedimento su cui dovremo esprimerci».
Se si riproponesse l’asse Pd-Fi sulla riforma del lavoro si aprirebbe una crisi di governo, come suggerisce Brunetta?.
«E’ un percorso che non mi interessa. Parliamo del quadro reale: c’è una maggioranza e c’è Forza Italia all’opposizione. Per il momento, non collaboriamo secondo un accordo organico, se non che sulle riforme istituzionali, in virtù del patto tra Renzi e Berlusconi. E vorrei ricordare che anche in quell’occasione siamo stati determinanti, senza che ci fosse alcuno sconquasso politico. La sua domanda è giusta, sbagliato l’interlocutore: è Renzi che deve valutare la tenuta del suo governo e la sua efficacia politica. Non è una riflessione che spetta all’opposizione».
Però votare la riforma del lavoro insieme con Ncd, favorirebbe la creazione di una nuova alleanza.
«L’alleanza di centrodestra è l’obiettivo strategico per il quale ci stiamo impegnando, con la generosità che è nel carattere di Berlusconi. Collaboriamo alle riforme istituzionali con Renzi, ma intendiamo batterlo già alle regionali. Abbiamo trovato interlocutori attenti, altri meno».
Parla della Lega?
«Matteo Salvini finora ha fatto un ottimo lavoro. Ora deve dimostrare che sa mettere i voti della sua gente a buon frutto, in un’alleanza con ambizioni di governo. Altrimenti, forse guadagnerà uno zero virgola, ma non risponderà alle istanze del suo elettorato».