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 2014  settembre 24 Mercoledì calendario

BLITZ CON I GAS E LE AUTO AL TRITOLO SUL TERRENO LA REAZIONE DEI JIHADISTI


LA GUERRA
Un colpo duro, quello di ieri, per i miliziani dell’Isis. Che proprio negli ultimi giorni in Siria stavano avanzando verso l’enclave curda di Kobane, nel nord del Paese al confine con la Turchia. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), l’avanzata dello Stato islamico contro i villaggi curdi potrebbe provocare nei prossimi giorni un esodo di massa, con 400mila persone in fuga dalle loro case. Le autorità di Ankara hanno riferito che hanno già varcato il confine tra Siria e Turchia circa 138mila curdi siriani. Secondo fonti curde locali, adesso a Kobane rimangono un migliaio di persone, per lo più maschi adulti. Che difficilmente riusciranno a resistere all’onda d’urto dei jihadisti.
Ma le missioni non bastano a eliminare le capacità operative del gruppo militante guidato da Abu Bakr al Baghdadi sia in Siria che in Iraq. Lunedì scorso infatti un attacco improvviso con autobomba contro una base militare irachena a Saqlawiya, ad appena 50 chilometri da Bagdad, ha causato la fuga di centinaia di regolari governativi e la sparizione o l’uccisione di diverse centinaia di uomini, mentre un altro attacco con kamikaze ha ucciso oltre 40 soldati e ha portato alla cattura di altri 68 nella cittadina di Sijiir, a 70 km dalla capitale. I soldati che sono riusciti a trovare una via di fuga hanno raccontato di «Humvee distrutti e corpi bruciati e massacrati di soldati lungo tutta via di fuga». Il caos è un po’ in tutto il paese. Secondo alcuni deputati iracheni della provincia di Al Anbar circa 300 soldati sono stati uccisi dai jihadisti anche con l’uso di gas cloro, in un attacco contro la località di Saqlawiya, a nord di Falluja. «Molti dei soldati sono morti per asfissia», ha detto il deputato Ali al Bedairy.
LA RISPOSTA DI BAGDAD

Ma i Peshmerga, con le forze governative e l’appoggio degli americani, riescono a riconquistare posizioni. Soprattutto nei dintorni di Bagdad, che qualche giorno fa era stata minacciata da una potente avanzata dell’Isis. Secondo fonti ufficiali, proprio ieri almeno 84 jihadisti dello Stato islamico sono stati uccisi e 56 arrestati a nord di Bagdad in seguito a un’operazione congiunta tra le forze irachene e l’aviazione americana. Lo ha confermato il portavoce del comando delle operazioni di Baghdad Saad Maan. «Le forze della sicurezza sono riuscite a uccidere i terroristi nelle zone a nord di Baghdad e hanno arrestato 56 criminali ricercati per vari reati, compresi cinque evasi dal carcere di Badush a Mosul».
Ieri i bombardamenti hanno dato una grossa mano ai nemici dell’Isis. E hanno riguardato diverse località siriane: Raqqa (la capitale dello Stato Islamico), Deir el Zor, Al Hasakah e Abu Kamal. Fonti locali riferiscono anche di bombardamenti nel Rojava Kurdistan su alcune postazioni dello Stato islamico nella provincia a maggioranza curda di Hasake, nel nord-est siriano.
UCCISO IL LEADER DI AL NUSRA

La coalizione non ha colpito solamente l’Isis ma anche altri gruppi combattenti. Tra le forze obiettivo dei bombardamenti c’è il gruppo di Jabhat Al Nusra, nella zona di Atareb, tra le province di Aleppo e Idlib. L’organizzazione è affiliata ad Al Qaeda ma nello stesso tempo nemica di Isis e legata ai gruppi ribelli siriani nella lotta contro il regime. Almeno 30 miliziani di Jan sarebbero stati quindi uccisi nei raid, insieme a otto civili, tra cui alcuni bambini, secondo quanto riportato dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Secondo la Cnn sarebbe rimasto ucciso anche il leader di Al Nusrna, Abu Yousef Al Turki. Il terzo gruppo ad essere stato pesantemente colpito (otto obbiettivi distrutti) è il gruppo islamico “Khorasan”, ex emanazione di Al Qaeda in Afghanistan riallocatasi in Siria. Il gruppo è guidato dal 33enne di origine kuwaitiana Muhsil al-Fadhly, appartenente alla cerchia intima di Osama Bin Laden e comandante di al-Qaeda in Iran, che in seguito ha dichiarato guerra al suo stesso leader, il Mullah Omar, prendendo le parti dell’Isis. Un fatto senza precedenti nelle cerchie jihadiste questo, anche se simile a quanto avvenuto per la katiba Al Muhajireen (la brigata degli Emigranti) guidata dal ceceno Abu Omar al-Shishani, anch’essa prima con Jabhat Al Nusra e in seguito in parte entrata nelle fila dello Stato Islamico.