Fra. Gia., Il Messaggero 24/9/2014, 24 settembre 2014
QUEL TICKET TRA RATZINGER E BERGOGLIO E LA STRATEGIA DELLA TOLLERANZA-ZERO
IL RETROSCENA
CITTA’ DEL VATICANO La strategia della tolleranza zero nei confronti dei pedofili sta funzionando. Wesolowski, l’ex nunzio che adescava i ragazzini più poveri nelle spiagge di Santo Domingo, è l’ultimo caso che conferma l’esistenza di una continuità tra il pontificato di Josef Ratzinger e quello di Papa Bergoglio. Entrambi i pontefici hanno definito i preti orchi nel peggiore dei modi: criminali, esseri abietti, lebbra, dissacratori, traditori.
Papa Bergoglio, tempo fa, mentre era sull’aereo che lo portava in Terra Santa, ha affrontato di petto la questione dicendo che si trattava di un tradimento nei confronti di Dio, grave tanto quanto le messe nere. Insomma, un male così insensato da avere radici diaboliche. «Un sacerdote che fa queste cose tradisce il corpo del Signore». E poi, a scanso di equivoci, aveva anche aggiunto: i vescovi sotto indagine verranno tutti puniti. «In Argentina a proposito dei privilegiati diciamo, questo è un figlio di papà. Ecco. Su questo terreno non ci saranno figli di papà». Il caso Wesolowski lo sta dimostrando. Da quando è iniziato il cammino di purificazione nella Chiesa, con l’allontanamento progressivo delle mele marce, e l’aumentare della consapevolezza che è profondamente sbagliato coprire i colpevoli per non creare scandali al buon nome della Chiesa (come, invece, avveniva fino ad una decina di anni fa), migliaia di sacerdoti sono stati puniti dai tribunali ecclesiastici e ridotti allo stato laicale. Il Vaticano ha messo a punto delle linee guida vincolanti, una sorta di cornice normativa, destinata alle diverse conferenze episcopali, alle quali ha dato il compito di adeguare le regole nazionali, tenendo presente le legislazioni locali, ma soprattutto garantendo a tutti i livelli la massima diffusione.
TRASPARENZA ON LINE
Alcuni episcopati, all’insegna della trasparenza, si sono adeguati immediatamente, pubblicando sui siti ufficiali persino le statistiche relative a quanti preti e monsignori fino a quel momento erano stati puniti. Germania, Stati Uniti, Australia, Olanda, Francia, Belgio sono state le realtà più sollecite. In Italia il cammino sembra ancora lungo, non tutti i vescovi hanno la stessa mentalità collaborativa con magistrati e polizia; e le autorità ecclesiastiche - di fronte ad un caso palese di prete-orco - devono ancora mettere a fuoco se sussiste un obbligo morale a denunciarlo anche alle autorità civili oppure no. Monsignor Charles Scicluna, attualmente vescovo a Malta, ma per alcuni anni promotore di giustizia all’ex Sant’Uffizio dal 2002 fino al 2012, spiega che a Roma ha studiato e deciso su centinaia di casi. Ma non esistono statistiche. I vescovi degli Usa avevano commissionato uno studio scientifico alcuni anni fa (noto come John Jay Report) dal quale risultava che per i 109.604 preti che avevano lavorato negli Usa tra il 1950 e il 2002, oltre quattromila erano stati denunciati per abusi sessuali di vario tipo sui minori. Più o meno il 4 per cento delle denunce, alle quali però è anche capitato che non vi fosse dietro nulla. Scicluna metteva in rilievo un punto importante: che le percentuali per il clero cattolico sembravano essere allo stesso livello di altre professioni e categorie. Nel mondo della scuola, dello sport, in famiglia. Solo che altrove la tolleranza zero non era ancora stata applicata.
Francesco, per sradicare la mala pianta, ha anche dato vita ad una commissione di esperti, psicologi, medici e persino ex vittime, per mettere a punto un codice comune di pronto intervento.