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 2014  settembre 24 Mercoledì calendario

FRANCESCO E LA LINEA DELLA TOLLERANZA ZERO


Bisognava vederlo, Francesco, mentre sillabava cupo: «È un reato tanto brutto, e a me interessa la Chiesa: un sacerdote che fa questo, tradisce il corpo del Signore. Deve portare un minore alla santità e invece ne abusa. Farò un paragone: è come fare una messa nera. Si deve andare avanti, tolleranza zero». Era la fine di maggio, parlava ai giornalisti di ritorno dal viaggio in Terra Santa. Spiegava che c’erano «tre vescovi sotto indagine» per pedofilia e un altro «già condannato, del quale sto studiando la pena», e disse una cosa che ora spiega tutto: «In Argentina, dei privilegiati diciamo: questo è un figlio di papà. Ecco, su questo problema non ci saranno figli di papà». È la prima volta che un cittadino della Santa Sede va sotto processo per abusi su minori. È la prima volta che un ex nunzio e arcivescovo viene arrestato in Vaticano, dai gendarmi, su ordine del magistrato (laico) che conduce le indagini. Ma la svolta arriva da lontano. Da quella parola, «perdono», che Benedetto XVI pronunciò l’11 giugno 2010, nella messa che chiudeva l’anno sacerdotale, primo Pontefice a farlo pubblicamente per la pedofilia nel clero. Dai mille preti che Ratzinger ha spretato, avviando un «giro di vite» senza precedenti che Francesco ha fatto proprio e portato a compimento. Alle contestazioni dell’agenzia dell’Onu, che sospettava coperture, monsignor Tomasi in gennaio replicava tranquillo: «Wesolowski sarà giudicato con la severità che merita». L’epoca degli insabbiamenti è finita, non ci saranno più figli di papà.