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 2014  settembre 23 Martedì calendario

GAY: IL CAPO DELLO STATO È PIÙ GIOVANE DELLA SINISTRA

Quello che non concesse al ministro Sacconi, Giorgio Napolitano l’ha concesso al governo Renzi: un potente invito a non restare «prigionieri dei conservatorismi» nel mercato del lavoro. Marco Gay, imprenditore quarantenne nella Saint-Gobain Abrasivi, startupper nella Ad2014, che opera nella nuova terra promessa internettiana (l’«internet delle cose»), e oggi presidente dei giovani industriali, non è tanto sorpreso.
Un uomo di novant’anni, per di più cresciuto nel comunismo italiano, sia pure nella sua ala destra amendoliana, pronuncia un discorso molto aperto, diciamo così, alla revisione delle rigidità nelle regole sul lavoro. Non è singolare?
«Io in realtà ho sempre trovato il presidente della Repubblica un diversamente giovane, un novantenne con la testa di un quarantenne. È uno che ha a cuore un’Italia più forte, e credo si faccia interprete di un sentimento che sa condiviso».
Nel 2010 chiese però – applaudito dalla Cgil – più garanzie a Sacconi, che si voleva incamminare sulla strada della riforma del lavoro. Quello del Quirinale è una grossa mano a Renzi, non trova?
«Io non mi sentirei di dire che è un appoggio al governo: a questo punto c’è la consapevolezza un po’ di tutti che la riforma serve, per tentare una rinascita del tessuto industriale italiano. Con più flessibilità, certo, ma anche più semplificazione normativa».
L’articolo 18 riguarda relativamente pochi lavoratori. Un imprenditore che fa startup quante volte si trova davanti davvero a problemi legati all’articolo 18?
«È vero che l’articolo 18 riguarda le aziende con più di 15 dipendenti, ma il reintegro ha un peso su tutto il mondo del lavoro. Tenerlo o modificarlo, sono d’accordo, non è l’aspetto cruciale, per la sua incidenza reale, ma è un segnale che si dà – all’interno e all’esterno – che si fa sul serio, dopo vent’anni».
Non era di effetto più immediato tagliare, secchi, di due punti, le tasse sul lavoro?
«Forse sì, ma la riforma è un quadro complessivo che influenzerà il mercato anche per i prossimi anni, è un cambiamento culturale. Che naturalmente, attenzione, deve riguardare anche gli ammortizzatori sociali, e la formazione».
In Germania però il reintegro c’è. Anche se è scoraggiato da una serie di meccanismi intermedi. Non andrebbe bene quel modello?
«Fare copia e incolla del sistema tedesco in Italia credo sia impossibile. Mentre alcune cose, per esempio gli incentivi al contratto a tempo indeterminato, o alla formazione continua, sì, potremmo prenderli».
Gay, è accaduto che volesse assumere qualcuno e non l’ha fatto per le regole troppo rigide?
«Sì, tante volte. Soprattutto giovani».
Jacopo Iacoboni, La Stampa 23/9/2014