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 2014  settembre 23 Martedì calendario

IL BOOM SILENZIOSO DEI PRESTITI TRA PRIVATI

Crescono in silenzio, a colpi di storie minime. Piccoli desideri realizzati on line, obiettivi che un tempo si sarebbero costruiti a rate. Il pensionato di Reggio Calabria che si è iscritto per cambiare l’auto, il trentaseienne di Palermo che ha raccolto i soldi necessari a ristrutturare l’appartamento, la coppia brianzola che ha finanziato il banchetto del matrimonio: 8000 euro, bomboniere comprese.
È una strana corsa, quella dei prestiti tra privati. Guardati ancora con sospetto nonostante se ne parli da anni e siano sottoposti a regole stringenti. Forse sono meno sexy degli altri campioni della «sharing economy» - soldi al posto delle case, versamenti piuttosto che auto condivise - eppure in rampa di lancio, anche in Italia, tanto che, nell’ultima relazione, il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha di fatto sdoganato il fenomeno delle «forme innovative di intermediazione non bancaria». Gli investitori iniziano a crederci: la scorsa settimana l’incubatore Digital Magics, quotato sul mercato Aim di Borsa Italiana, ha sottoscritto insieme con altri partner - italiani e internazionali - un aumento di capitale di 450 mila euro in Prestiamoci, start-up autorizzata dalla Banca d’Italia per la gestione di una piattaforma di «social lending». Non è l’unica: può muoversi sotto l’ombrello di Via Nazionale anche Smartika, fondata nel 2008 da Maurizio Sella. Il meccanismo di questo portale è simile a quello di una Borsa, i prezzi (sostanzialmente i tassi di interesse per i richiedenti) sono determinati dalla media dei tassi di interesse offerti dai prestatori. Prestiamoci, invece, ricalca il funzionamento di una normale finanziaria, ma la struttura snella (zero filiali fisiche) rende il sistema meno costoso e permette indici più convenienti.
Il percorso per il riconoscimento del settore, dopo un primo passo falso nel 2009, è stato tortuoso. Adesso è il momento di crescere, surfando sull’onda delle nuove piattaforme web dove la condivisione è il valore per eccellenza. «Il fatto che le persone siano in contatto fra loro permette di avere tassi di interesse più bassi per chi richiede un prestito», spiega Michele Novelli, ceo di Prestiamoci: oltre 450 prestatori iscritti, erogazioni totali oltre 1,7 milioni di euro a colpi di finanziamenti medi del valore di 5 mila. Il tasso migliore si attesta al 5,70%.
Numeri piccoli, ma attenzione: non si parla di beneficenza né di un giocattolo per imprenditori digitali annoiati. «I controlli sono rigorosissimi - dice - e la trasparenza ha cambiato il mercato». Il gruppo effettua l’analisi di chi chiede il finanziamento e calcola il livello di rischio. Se chi ha beneficiato del finanziamento sgarra - succede - allora scatta una normale procedura di recupero crediti. «Siamo più veloci ed esigenti rispetto a una banca, perché i nostri intermediari sono persone in carne ed ossa». È il prezzo della fiducia, la benzina della «sharing economy». La stessa che permette il boom di Uber e Airbnb.
Le grandi banche stanno monitorando il fenomeno con attenzione e, soprattutto negli Stati Uniti, si stanno alleando con le piattaforme, attratte soprattutto dalla tecnologia sviluppata dalle start-up. A segnare un cambio di passo è stata l’Ipo di Lending Club: la compagnia, fondata nel 2007 e finanziata da Google, oggi vale cinque miliardi di dollari.
Giuseppe Bottero, La Stampa 23/9/2014