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 2014  settembre 23 Martedì calendario

IL NUOVO PIL CALCOLATO ALL’EUROPEA PER L’ITALIA È UN REGALO DA 3 MILIARDI

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan dovranno ringraziare calorosamente gli statistici europei che hanno modificato il sistema di calcolo del prodotto interno lordo, «regalando» loro quasi 3 miliardi. Grazie all’inserimento nell’attività economica di una serie di attività illegali (traffico di droga, prostituzione e contrabbando di sigarette o di alcool), al computo nelle spese per investimento degli acquisti pubblici di armamenti e degli oneri per ricerca e sviluppo, all’esclusione delle operazioni con «derivati» dal deficit, il Pil dell’Italia ricalcolato con i nuovi criteri «ufficiali» per il 2013 cresce di ben 59 miliardi di euro (+3,8%). Di conseguenza, migliora non solo il rapporto debito/Pil, che scende di ben quattro punti percentuali dal «vecchio» 132,6% al 127,9%.
Ma soprattutto migliora il rapporto deficit/Pil, che nel 2013 era a quota 3,0% e che invece scende al 2,8%. Al Tesoro stanno rifacendo i conti in vista dell’aggiornamento del Def, in programma per il 1 ottobre. Ad una prima analisi, se si trascineranno sul 2015 questi due decimali di punto di Pil «regalati» dalla rielaborazione statistica del nuovo sistema di calcolo europeo Sec 2010, il governo si ritrova in tasca la bellezza di quasi 3 miliardi di euro. Soldi benedetti da giocare nella Legge di Stabilità per l’anno venturo per ridurre l’Irap che grava sulle imprese.
A suo tempo il premier Renzi aveva detto di non aspettarsi granché dalla rielaborazione dei conti. «Robetta», aveva commentato. Così non è, invece. Una mano santa, considerando che la Nota di aggiornamento del Def certificherà che per il 2014 il Pil segnerà crescita zero o un segno meno, di uno o due decimali. Ragionevolmente i quasi 3 miliardi potranno essere adoperati nella manovra, insieme ai 5 miliardi stimati di minore spesa per interessi sul debito e alle operazioni di taglio della spesa (tra tagli lineari dei ministeri e spending review Cottarelli). Servono 7-8 miliardi per rendere strutturale il bonus degli 80 euro, che verrà un po’ allargato alle famiglie con più figli che superano l’attuale tetto. Il governo poi ha promesso un paio di miliardi per gli ammortizzatori sociali dei precari, e soprattutto un taglio dell’Irap per le imprese, «sterilizzando» il costo del lavoro.
In ogni caso, quello che un po’ sommariamente è stato definito l’inserimento nel Pil di droga, prostituzione e contrabbando non ha modificato in nulla l’andamento dell’economia italiana, che dopo la revisione continua a mostrare per il 2013 una decrescita dell’1,9%. Sul miglioramento del rapporto deficit/Pil il vero «guadagno» arriva invece dall’esclusione dal deficit pubblico degli interessi passivi sulle operazioni sui derivati finanziari. Una voce che solo nel 2013 aveva pesato per 3,2 miliardi. La riduzione del debito pubblico e del peso della tasse (dal 43,8% al 43,3% del Pil) si deve invece alle voci che hanno alimentato il Prodotto interno lordo, dall’illegalità alla ricerca, passando per la diversa classificazione delle spese militari: navi, veicoli, aerei sono diventati investimenti in capitale fisso, che generano un flusso di ammortamenti.
Come le spese per Ricerca e Sviluppo. Lo scarto per il debito, stando alle prime stime, è significativo: dal 132,6% rientra al 127,9%. Frutto della crescita «artificiale» del denominatore di questa frazione, il Pil. Tornando alla pressione fiscale, però, secondo la Cgia a ben guardare la pressione fiscale reale è addirittura del 49,4%. «La pressione fiscale reale - dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - quella che grava sui contribuenti onesti, si misura togliendo dal Pil nominale il “peso” dell’economia non osservata. Noi la stimiamo al 49,4%. Un carico fiscale spaventoso».
Roberto Giovannini, La Stampa 23/9/2014