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 2014  settembre 23 Martedì calendario

ACIDINI E PAOLUCCI INDAGATI LA SOPRINTENDENTE: “VADO VIA PER LA RIFORMA FRANCESCHINI”

FIRENZE
A sorpresa, due inchieste piovono addosso alla soprintendente del Polo museale fiorentino, Cristina Acidini, 63 anni, proprio mentre il Mibac sta valutando la sua richiesta di dimissioni dall’incarico di responsabile di alcuni dei più importanti musei del mondo, Uffizi, Accademia, Bargello, dove è arrivata nel 2006 dopo Antonio Paolucci, ex ministro dei beni culturali ed attuale direttore dei Musei Vaticani. Anche lui, peraltro, finito ora sotto inchiesta per abuso d’ufficio, come la stessa Acidini. L’indagine della procura di Firenze che accomuna entrambi gli alti dirigenti (e coinvolge anche un funzionario del Polo, Marco Fossi, e un assicuratore), riguarda una convenzione con l’assicurazione Axa-art per la copertura di opere d’arte prestate all’estero, che sarebbe stata stipulata per importi superiori al tetto fissato dalle leggi europee per poter procedere senza gare. Ma Acidini è nel mirino anche della Procura della Corte dei Conti, che le contesta di aver concesso a titolo gratuito (e non in cambio di una valorizzazione del luogo monumentale) il giardino di Boboli per alcuni spettacoli dal vivo organizzati da privati. E sono così tre le inchieste a carico della soprintendente, già inquisita dalla magistratura contabile (assolta in primo grado, è di nuovo sotto processo per appello della Procura della Corte del Lazio) per incauto acquisto del cosiddetto Crocifisso Gallino, la cui attribuzione a Michelangelo è stata contestata da molti studiosi, ma che il Mibac, anche su proposta di Acidini, acquistò nel 2008 per 3 milioni e 250 mila euro. Ieri, la soprintendente si è detta «estranea alle contestazioni» delle due nuove inchieste, ha definito «trasparente e documentalmente verificabile» il comportamento suo e degli altri indagati, che hanno tutti agito, spiega, senza «nessun vantaggio» ma «nell’esclusivo interesse pubblico», mentre Paolucci parla «di una stupidaggine, che chiarirò quando sarò chiamato». Ma Acidini nega anche che ci sia un rapporto fra inchieste e dimissioni anticipate dal Polo, presentate, spiega, «già ai primi di settembre».
Perché darle ora, dunque, con la riforma Franceschini che sta introducendo grandi novità nella gestione dei beni culturali sul territorio?
«Proprio in previsione degli esiti della riforma, del futuro assetto dei musei, fiorentini e non solo, che la riforma configurerà, e del nuovo impianto dell’organizzazione dirigenziale, all’interno del quale io non credo che una condizione come la mia attuale si possa più identificare».
La riforma tuttavia non l’avrebbe obbligata alle dimissioni.
«Avrei potuto restare e valutare una ricollocazione diversa, ma mi è sembrato giusto lasciare spazio all’attuazione piena della trasformazione. Si apre una fase in cui non sarà chiarissimo come cambieranno strutture e professionalità. E non è affatto detto che avrei una ricollocazione paragonabile al ruolo che ho ricoperto finora».
Non sarebbe stato comunque importante, per spirito di servizio, partecipare alla nuova fase?
«Quello che si prospetta, al momento, è un insieme di processi in qualche misura aleatori, e con un iter che prenderà il via a riforma già approvata e diventata esecutiva».
Il suo, insomma, è soprattutto un gesto di contestazione della riforma Franceschini?
«La riforma va a innovare radicalmente un quadro istituzionale che aveva un suo assetto molto storicizzato, al cui interno l’esperienza del Polo museale durava da oltre 10 anni. E ciò che ha unito finora oltre una ventina fra musei, ville, giardini, cenacoli, darà luogo a 4 o 5 competenze diverse. Ovvio che non mi riconosca in una parte soltanto di esse, avendole avute tutte».
Dopo Firenze pensa ad altre possibili destinazioni?
«L’Italia è grande, le possibilità diverse, in altri momenti avrei certo valutato con interesse qualcos’altro, ma ora che ho davanti la fase finale della mia carriera, non mi sento di avviare un percorso nuovo».
Maria Cristina Carratù, la Repubblica 23/9/2014