Timothy Garton Ash, la Repubblica 23/9/2014, 23 settembre 2014
UN NUOVO REGNO FEDERALE
Peccato che l’acronimo FKB (Federal Kingdom of Britain) ricordi uno dei servizi segreti di Putin, perché è proprio di un regno federale che i britannici hanno bisogno. Per arrivare a una soluzione federale dobbiamo dar vita in tutta la Gran Bretagna ad un momento democratico, costituzionale di cui il referendum scozzese è stato una magnifica prova generale. Dire, come ha fatto il primo ministro David Cameron, che un risultato del genere si può ottenere in pochi mesi, entro la primavera, è un insulto per i popoli di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord. L’impegno ad onorare quanto promesso dai leader politici britannici agli scozzesi, inclusi i tempi stretti, deve essere quindi scisso dall’atto di istituire una assemblea costituente per l’intero Paese. Le proposte dell’assemblea dovrebbero essere oggetto di un referendum nazionale prima dello scioglimento del prossimo parlamento eletto. L’accordo costituzionale deve inoltre tener conto delle problematiche a livello europeo, nonché a livello federale britannico, a livello nazionale (di Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord) e ai livelli inferiori di governo. In breve, serve una proposta logica, accurata, sottoposta a deliberazione popolare e democraticamente scelta per una Gran Bretagna federale in seno ad un’Europa confederale. Nelle prime reazioni all’esito del referendum scozzese lasciava di sasso l’assenza di riferimenti all’Europa. Il leader dell’Ukip, il partito indipendentista anti Ue e anti immigrazione, Nigel Farage, alla Bbc diceva che il problema è dar vita a un «Regno Unito equo e federale» cioè un «Regno Unito federale con piena delega dei poteri». Quindi il federalismo, quella parolaccia, simbolo di tutti gli efferati piani napoleonici dei feroci belgi, ora all’improvviso è cosa buona. Ma perché Farage non ha fatto menzione alla Ue? Dopo tutto per arrivare alla Gran Bretagna federale bisogna decidere chi ha quali poteri e come li esercita. E Farage non ha fatto che dire che troppi di quei poteri sono stati attribuiti alla federalista Bruxelles. «Ridateci il nostro Paese» è stato il grido di guerra. Come si può parlare di una soluzione federale per la Gran Bretagna senza parlare dei poteri che appartengono all’Europa?
E non è solo Farage. Il governo britannico ha condotto un’analisi approfondita “sull’equilibrio delle competenze” tra Gran Bretagna e Ue. Cameron propone di “rinegoziare” il rapporto tra Uk e Ue e sottoporre l’adesione ad un referendum stile scozzese (dentro o fuori) nel 2017. Con quale logica si può proporre una cosa simile senza stabilire l’equilibrio delle competenze all’interno del Regno Unito? «Noi non seguiamo la logica europea» scrive un altro euroscettico inglese, Daniel Hannan. «Noi ci arrangiamo andando vedendo. E non c’è niente di male». Sul serio? Non c’è niente di male a vivere in un Paese che oggi sotto il profilo costituzionale è un pasticcio incomprensibile e illogico?
Aspettiamo da tempo un momento come questo. Nel 1988 Charter 8-8, un movimento per la riforma costituzionale, chiese un processo di deliberazione popolare per arrivare ad una nuova costituzione. Questo in occasione del trecentesimo anniversario della Gloriosa Rivoluzione del 1688, che rovesciò il trono di Giacomo II di Inghilterra (e Giacomo VII di Scozia — stesso giocatore, maglia diversa). La proposta fu tacitamente incoraggiata da politici della statura di Gordon Brown, ma non ebbe seguito. Più recentemente lo scandalo delle spese pazze dei parlamentari britannici ha provocato un’altra ondata di commenti inneggianti ad una “nuova politica”. Tornando in patria nell’autunno 2009, dopo tre mesi negli Usa, scoprii che anche questa onda di piena si era ritirata, lasciando solo qualche pozza nei campi. Eravamo tornati in Ukania, per dirla con lo scrittore scozzese Tom Nairn, un regno anacronistico, scombussolato, a tratti surreale, non diverso dalla Kakania, come Robert Musil aveva battezzato la monarchia austroungarica al tramonto.
Va detto che i liberal democratici hanno dato il massimo nell’attuale coalizione di governo. Hanno messo al voto la riforma elettorale e l’elettorato britannico ha detto no. Hanno tentato di riformare la camera dei Lord, come i politici britannici fanno da cent’anni (si, cento anni) — senza successo. Nei sistemi federali però la camera alta è in genere la sede in cui sono rappresentate le componenti territoriali — Stati, province — come nel Bundesrat tedesco. La cosa risulta necessaria nelle federazioni multi nazionali, come sarebbe l’FKB. U serio accordo costituzionale dovrebbe comprendere la trasformazione della Camera dei Lord.
Nel creare il nostro nuovo regno federale potremo attingere a esperienze internazionali. La Gran Bretagna, pur sdegnando il federalismo, si è lasciata alle spalle numerose federazioni (Canada, Australia, India) ed è presente nell’Unione Europea che include Paesi federali. La Gran Bretagna è come un uomo che ha lasciato dietro di sé una scia d’acqua e vive al mare, ma continua a dire che l’acqua non gli piace.
Si sente dire che arrivare al federalismo in Gran Bretagna è difficile dato che l’84% della popolazione appartiene ad una sola delle quattro nazioni, l’Inghilterra. Questo è un problema. Il parlamento inglese avrebbe le dimensioni dell’attuale parlamento britannico e un “Primo ministro” inglese, diciamo Boris Johnson — sarebbe forse un Boris Yeltsin rispetto a David Cameron visto come Mikhail Gorbaciov. Inoltre l’Inghilterra non ha regioni o province, bensì contee storiche, città e villaggi. Ha l’immensa Grande Londra. Ha la Cornovaglia, che vanta un suo piccolo movimento separatista. E via così.
Qualcuno tra i miei amici sul continente sarà perplesso per la mia formula “Gran Bretagna federale in seno all’Europa confederale”. In realtà è così, con ira degli euroscettici. L’Ue a 28 è una struttura più sciolta rispetto a quelle che normalmente vengono definite federali, i governi nazionali hanno ancora le redini. La Germania non è il Texas e non esistono gli Stati Uniti d’Europa. Un piccolo gruppo di Stati membri, forse quelli dell’Eurozona, potrebbe avviarsi in direzione di strutture a carattere maggiormente federale, ma la grande Ue, della quale la Gran Bretagna federale resterebbe parte, nel futuro prevedibile sarà qualcosa di più sciolto.
Tra l’altro, per curiosità ho cercato “FKB” su Google. Esiste. È la sigla dei Flying Karamazov Brothers, comici giocolieri che spesso indossano in scena il kilt. Sembra proprio l’immagine adatta ai leader politici britannici di oggi.
Traduzione di Emilia Benghi
Timothy Garton Ash, la Repubblica 23/9/2014