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 2014  settembre 23 Martedì calendario

MATRIMONI: IL RUOLO DELLA ROTA

Se il Sinodo straordinario sulla famiglia che si aprirà il 5 ottobre prossimo non sarà un successo, Papa Francesco ha pronto il piano B: in tema del matrimonio e sul divorzio ha insediato il 27 agosto scorso una Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, con l’obiettivo di «semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio».
A presiederla monsignor Pio Vito Pinto, decano del Tribunale della Rota Romana.
Importanti i suoi componenti, tra i quali (l’elenco è nutrito) segnaliamo il cardinale Francesco Coccopalmerio, uomo vicino a Francesco, fine giurista e presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, il gesuita mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il professor Paolo Moneta, già docente di Diritto Canonico a Pisa. Si tratta di una Commissione di altissimo profilo incaricata di semplificare la procedura del processo matrimoniale, ma salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio.
Vedremo come andranno i lavori della Commissione: anche perché, c’è chi osserva Oltretevere, il passo potrebbe essere lento e i lavori lunghi, forse per il resto del papato, chissà. La decisione di Jorge Mario Bergoglio, si dice, cerca di trovare una via d’uscita per i divorziati, ma corre il rischio che si ingeneri nei fedeli la sensazione dell’introduzione di una sorta di «divorzio cattolico» basato sulla dichiarazione di nullità delle nozze contratte in chiesa.
Un tema sul quale l’atteggiamento dei predecessori di Bergoglio. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, era stato molto chiaro. Il Papa polacco ne parla alla Rota il 18 gennaio 1990 e chiede ai giudici maggiore severità, guardandosi: «dal rischio di una malintesa compassione che scadrebbe in sentimentalismo, solo apparentemente pastorale».
Nel 2000, in pieno Giubileo, Karol Wojtyla lamenta la «corrente mentalità divorzista ai fini di una eventuale dichiarazione di nullità di matrimonio» e lancia un altro forte richiamo all’attenta analisi delle nozze da parte dei giudici rotali. Sul tema, tornerà ancora una volta nel gennaio 2005. Poi tocca al suo successore sottolineare nel 2009 che i problemi psichici non possono essere invocati per annullare con facilità i matrimoni cattolici e il 29 gennaio 2010 richiamare la Rota, con parole che richiamano le attuali polemiche: «Occorre rifuggire da richiami pseudopastorali (...) in cui ciò che conta è soddisfare le richieste soggettive per giungere ad ogni costo alla dichiarazione di nullità, al fine di poter superare, tra l’altro, gli ostacoli alla ricezione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia».
Traduzione: non annullate i matrimoni per consentire alle parti di poter fare ancora la Comunione. Il Papa emerito aggiunge: «Non va, altresì, dimenticato che (_) in caso di dubbio, il matrimonio si deve intendere valido fino a che non sia stato provato il contrario». Un bel labirinto. Da cui la Commissione dovrà uscire.
Antonino D’Anna, ItaliaOggi 23/9/2014