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 2014  settembre 23 Martedì calendario

TRADIZIONALISTA MA DIALOGNATE COSÌ HA CONVINTO FRANCESCO


LA CHIESA è percorsa da un dibattito interno che potrà dividerla o rafforzarla, ma da ieri è ufficiale quello che al mondo laico sembrava un’eresia e all’interno della Curia genovese era dato per certo da tempo: a guidare i vescovi italiani nei giorni difficili pre e post sinodo sarà ancora il cardinale Angelo Bagnasco, riconfermato «fino al termine del mandato» e quindi fino al 2017.
E visto che l’anno prossimo si terrà il sinodo generale (dopo quello sulla famiglia di ottobre) il luogo dove si confronteranno le diverse anime della chiesa gerarchica sui tempi più delicati della fede e della pastorale, la riconferma non può che essere un segno forte di approvazione per l’opera dell’arcivescovo di Genova: sicuramente non del tutto allineato con le frange più progressiste che hanno fatto dell’icona papale un simbolo di discontinuità, però dotato di capacità di mediazione e sensibilità pastorale che hanno fatto crescere, settimana dopo settimana, il legame tra due uomini di Chiesa che hanno responsabilità ben diverse.
Bagnasco va avanti affiancato da Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che sull’ultimo numero della rivista americana “Communio” aveva già pronunciato parole che ridimensionavano gli scenari di una sfida finale imminente. «Vorrei soltanto dire che oggi più che mai è il tempo dell’unità. Non altro. Le contrapposizioni non servono quando si è davanti a un Sinodo nel quale ci si potrà confrontare apertamente».
Il tradizionalista Bagnasco, cultore della liturgia e filosofo, non sarà però il paravento di una rivoluzione posticipata al dopo-Sinodo. Di lui, papa Francesco ha imparato ad apprezzare i toni apparentemente concilianti che stemperano le tensioni e non spostano gli obiettivi: uomo per tutte le stagioni ecclesiali, perché naturalmente sospeso tra i due opposti mondi della conservazione e del balzo in avanti post-conciliare.
I vecchi preti genovesi spiegano che un vescovo viene scelto in base a tre elementi. I primi due sono la santità di vita e la cultura personale, il terzo è una libera traduzione dal greco che fa riferimento alla filosofia di Aristotele e alle sue categorie, un paesaggio metafisico ardito in cui l’altezza della metafisica viene riportata a livelli più umani dalla concretezza del dialetto. Per diventare vescovo, spiegano i vecchi preti genovesi, nella carriera ecclesiale di un sacerdote serve anche “n’assidente”‘. Anzi: “n’assidente che te porte”.
Il primo assidente che aveva riportato nel 2006 Bagnasco nella sua città con la promessa della porpora era la vicinanza al cardinale Dionigi Tettamanzi e all’allora potentissimo cardinale Camillo Ruini, ovvero due volti diversissimi della Chiesa. Monsignor Angelo aveva 66 anni e molti preti con i capelli bianchi, che guardavano ancora a Siri come punto di riferimento ineludibile, avrebbero preferito vedere alla cattedra di San Siro il vescovo Mauro Piacenza, ma tant’è: anche Bagnasco dava garanzie di conservazione e lo dimostrava già nell’abbigliamento episcopale.
Il secondo assidente che ha portato Bagnasco alla Cei è stata la cordata genovese che ha segnato la vita in Vaticano per tutto il pontificato di papa Ratzinger, fatta di amore ed odio con il segretario di Stato Tarcisio Bertone che inizialmente si aspettava di poter mantenere, attraverso quello che considerava un suo uomo, un legame forte con tutto ciò che aveva lasciato in sospeso a Genova: previsione clamorosamente sbagliata.
Più difficile è dare un solo volto al terzo, assidente, quello che fa di Bagnasco l’uomo del sinodo che potrebbe cambiare profondamente la Chiesa. Per il mondo della Curia genovese, papa Francesco lo ha confermato perché crede in lui e ne apprezza le doti, a cominciare da quella capacità di appianare le tensioni che gli ha consentito di attraversare i tappeti curiali senza problemi in ogni stagione.
Bagnasco serve a papa Francesco per bilanciare gli slanci del clero progressista che ha grandi aspettative alla vigilia del sinodo. E (forse) la sua scelta svela un volto papale più conservatore, malgrado le apparenze, di quanto sia stato dipinto.
viani@ilsecoloxix.it