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 2014  settembre 23 Martedì calendario

CURZIO HA RIFIUTATO L’ASPETTATIVA E HA MINACCIATO LE VIE LEGALI

[Lettera 2, venerdì 19 settembre] –

Cari tutti, torniamo sulla vicenda di cui vi abbiamo dato conto ieri e che vede protagonista il collega Curzio Maltese, per mettervi al corrente di alcune circostanze che lo stesso Maltese ci ha riferito nel pomeriggio di oggi perché la redazione ne sia informata.
1. La proposta iniziale ricevuta dall’Azienda (nella persona di Roberto Moro, capo del personale, ndD) è stata quella di una «collaborazione gratuita». In quanto tale, ritenuta da Maltese «irricevibile».
2. Agli inizi del mese di luglio, l’Azienda (ancora nella persona di Roberto Moro) comunicava a Maltese di averlo unilateralmente sospeso dallo stipendio e messo in aspettativa per la durata di cinque anni. A quel punto, il collega, attraverso il suo avvocato, comunicava all’Azienda l’illegittimità del provvedimento, riservandosi, qualora non fosse decaduto, di procedere per vie legali.
3. L’Azienda non dava seguito all’annunciata decisione di collocazione in «aspettativa di ufficio» e il collega Maltese, a far data dal 1 luglio, cominciava lo smaltimento del suo periodo di ferie e ferie arretrate.
4. Curzio Maltese spiega di essere tutt’oggi pronto a firmare un contratto di collaborazione con il Gruppo, «come da lui stesso concordato con il direttore prima dell’estate, alla sola condizione che sia allineato a quelli di altre firme del giornale che ricoprono incarichi esterni o svolgono altre attività professionali».

LA REDAZIONE SI SENTE UMILIATA DAL COLLEGA [Lettera 1, giovedì 18 settembre] –

Cari tutti, nel pomeriggio di oggi, il sito Dagospia ha sollevato la questione della doppia retribuzione (parlamentare europeo e giornalista articolo 1) percepita dal collega Curzio Maltese. Riteniamo dunque opportuno sappiate come il Cdr si è mosso in questa vicenda a partire dal giugno scorso, quando ne è stato informato dallo stesso collega, fino alla scorsa settimana quando è tornato a discuterne in un incontro con il Direttore. E riteniamo altrettanto opportuno che sappiate cosa pensiamo della questione.
I fatti. Appena eletto, il collega Maltese informava il Cdr che era sua intenzione, nonostante la legge europea non configurasse alcuna «incompatibilità funzionale» tra il suo ruolo di parlamentare e quello di giornalista, di collocarsi all’interno del giornale nella veste di collaboratore e che dunque avrebbe negoziato con l’Azienda un contratto di collaborazione. La negoziazione non portava ad alcun esito (le parti non hanno trovato un accordo) e, dunque, il collega Maltese informava il Cdr che, a fronte di un’offerta economica ritenuta non congrua, considerava la sua disponibilità cessata. E che avrebbe cumulato i due incarichi (politico e giornalistico) come la legge gli consente. La scorsa settimana, durante un incontro con il direttore, il Cdr segnalava il rischio che lo stallo nella vicenda di Maltese avrebbe esposto prima o poi il collega e con lui il giornale alla ghiotta occasione di poter fare le bucce all’etica di Repubblica e dei suoi giornalisti. E tornava a invitare a una soluzione concordata con lo stesso Maltese. Il direttore ci aveva rassicurati in proposito di un suo impegno a sciogliere il nodo e che, in ogni caso, avrebbe vigilato per evitare che il lavoro giornalistico di Maltese per il quotidiano, il Venerdì e le altre piattaforme, potesse trovarsi in condizioni di oggettivo conflitto di interesse con il suo ruolo di parlamentare. Che, insomma, il collega non avrebbe scritto di politica.E siamo così ad oggi. Di fronte a una questione i cui termini formali non sono cambiati. Che consente dunque al collega Maltese di cumulare legittimamente i due incarichi e alla redazione di sentirsi umiliata per ciò che questa vicenda è diventata e non era difficile immaginare che diventasse.
Ebbene, il Cdr, quale organismo sindacale, non ha alcun potere di discutere le scelte di un collega assunte nel rispetto delle prerogative che gli riconosce la legge. Non siamo il Parlamento Europeo, non siamo i custodi dell’etica di Repubblica, delle sensibilità dei suoi singoli giornalisti, e non abbiamo diritto o strumenti per sindacare o impedire le scelte di ciascuno di noi. Abbiamo però un potere che abbiamo esercitato e che continueremo ad esercitare. Con i colleghi, la direzione, l’Azienda. Pretendere che le vicende e le scelte dei singoli vengano gestite da tutti i protagonisti (il collega, la Direzione, l’Azienda) con sensibilità, reciproco ascolto, trasparenza e tempestività, evitando che diventino l’occasione per esporre l’intero giornale e la qualità della sua redazione. Che insomma, e ancora una volta, ogni potenziale conflitto di ruoli o interessi, ancorché non stigmatizzato da una norma, eviti di riproporre ciclicamente la questione della nostra indipendenza o integrità.Torneremo a discutere con la Direzione, torneremo ad ascoltare il collega Maltese (che abbiamo informato oggi anche della nota che state leggendo) e vi terremo aggiornati su eventuali sviluppi.