Giuseppe Pollicelli, Libero 23/9/2014, 23 settembre 2014
IL MORALISTA DI «REPUBBLICA» ALLA GUERRA DEL DOPPIO STIPENDIO
Era lecito aspettarsi che per Curzio Maltese, acuminata prima firma di Repubblica e gran fustigatore di costumi, tutti i comportamenti in grado di esporre all’accusa di «doppia morale» rappresentassero una preoccupazione non da poco. E invece, sorpresa, non è affatto così. La vera, grande preoccupazione di Maltese non è la doppia morale bensì il doppio stipendio. Il suo. Una causa che Curzio ritiene talmente giusta da meritare un impegno e una determinazione che il nostro, finora, aveva dimostrato soltanto nella sua ultraventennale battaglia contro Silvio Berlusconi. Ma nella vita, si sa, c’è sempre una seconda volta. E talora anche una seconda morale. La quale tende a emergere con prepotenza anche in uomini ritenuti tutti d’un pezzo come Maltese soprattutto quando ci sono di mezzo i soldi. E sono proprio i soldi parecchi, bisogna dire ad aver spinto Curzio a dare battaglia come un accanito sindacalista (di se stesso) per portarsi a casa ogni mese non una ma due ugualmente laute retribuzioni.
Lo scorso giugno, infatti, Maltese è divenuto parlamentare europeo (dopo la rinuncia dell’eletto Moni Ovadia) nelle file della lista di sinistra Tsipras, ma sin dal primo momento la prospettiva di rimpiazzare i diecimila e rotti euro che gli corrispondeva mensilmente Repubblica con i diecimila e rotti euro che gli sarebbero stati garantiti dal Parlamento Europeo non lo ha entusiasmato per nulla. Gli stipendi sono due e Curzio li pretende entrambi, possibilmente in forma integrale. Preso atto della prestigiosa euroelezione, Repubblica aveva inizialmente provato a mettere Maltese in aspettativa senza stipendio, così com’è prassi con i giornalisti che si danno alla politica, ma mal gliene incolse. Curzio ha subito provveduto a far recapitare in Largo Fochetti, sede del quotidiano diretto da Ezio Mauro, una lettera del suo avvocato in cui si minacciavano azioni legali qualora la direzione del personale avesse proseguito nell’iniziativa. La legge europea in materia, in effetti, non stabilisce nessuna «incompatibilità funzionale» tra il ruolo di parlamentare e quello di giornalista, tuttavia quanto accaduto di lì a poco prova che in cima ai pensieri di Maltese non vi è il giornalismo ma i quattrini. percepito fino a quel momento. Non sappiamo di preciso quanto sia stato offerto a Maltese, sta di fatto che il giornalista si è guardato bene dall’accettare e ha deciso di tenersi tutta intera la vecchia retribuzione, abbinandola a quella nuova garantitagli dall’Europa. A Repubblica, comprensibilmente, ci sono rimasti malissimo, e non solo per i tanti soldi che dovranno continuare a sborsare. A lasciarli con l’amaro in bocca è stato il fatto che Maltese, in questo modo, ha assestato l’ennesima durissima mazzata alla credibilità della sinistra quando, tramite suoi rappresentanti di spicco, bacchetta il prossimo sui temi della ricchezza, della giustizia sociale e dell’ambizione personale.
Poco prima di Maltese era stata Barbara Spinelli, anche lei esponente di Tsipras, a fornire una clamorosa prova di incoerenza: dopo avere ripetuto fino allo sfinimento che la sua era solo una candidature di bandiera, una volta eletta all’Europarlamento si è tenuta ben stretta il seggio, con grande scorno di chi era arrivato subito dietro di lei. E proprio un collega di Maltese, il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, si è attirato numerose critiche per il sontuoso compenso strappato alla Rai in qualità di nuovo conduttore di Ballarò dopo aver lungamente tuonato contro gli sperperi di soldi pubblici. Certo, Maltese ha battuto tutti: in un colpo solo ha vanificato sia anni e anni di intemerate contro il potere corruttivo del denaro sia centinaia di articolesse contro il conflitto d’interessi, di cui adesso è divenuto a sua volta un campione essendo stipendiato sia come membro delle istituzioni sia come giornalista (cioè un controllore delle istituzioni medesime). Non c’è dubbio: tra lui, Giannini e la Spinelli fanno una bella compagnia di giro. Nel farsi girare gli assegni, specialmente, sono bravissimi.