Gabriella Mancini, La Gazzetta dello Sport 23/9/2014, 23 settembre 2014
COLANTUONO: «IL MIO CALCIO IN MUSICA»
Alla festa dell’Atalanta ha imbracciato la chitarra sul palco con Emiliano Mondonico e i Nomadi, ma «facevo finta», confessa Stefano Colantuono tra un allenamento e l’altro. Maglietta, calzoncini e solita aria frizzante. La musica per il tecnico romano «è un piacere, la ascolto in base all’umore, come tutti quanti». Non ha molta voglia di parlare del passato, ma il potere di una canzone è quello del rewind. E allora partiamo. «Nei miei ricordi di bambino c’è il sassofonista Fausto Papetti. A Roma andavo all’Olimpico in macchina con mio padre e un suo amico che ascoltava sempre quella cassetta. I cd non c’erano ancora».
Gli piaceva molto…
«No, aveva solo quella! Poi ho cominciato ad apprezzare Zero, Venditti, Califano, Bersani, Tiromancino. Tra gli stranieri due nomi su tutti: Queen e David Bowie. Poi Michael Jackson che ho visto due volte in concerto. Il primo regalo in musica è stato il 45 giri di Somebody to love , da allora Freddie Mercury è diventato il mio idolo».
C’è qualche brano che abbina a un momento particolare della sua vita?
«Quando giocavo ascoltavo spesso i Jackson Five: Never say goodbye , che ha cantato anche Gloria Gaynor, I want you back , Abc … mi piacevano i ritmi scatenati».
L’Atalanta quale canzone sarebbe?
«We will rock you dei Queen, dobbiamo essere sempre volitivi e determinati».
E se centrasse la zona Europa League?
«Under pressure , siamo sempre sotto pressione per questo».
Domani c’è la sfida contro l’Inter a San Siro, nelle ultime due stagioni avete vinto…
«Guai pensare al passato, i ricordi non danno né punti né garanzie. I nerazzurri sono forti, la squadra si è rinnovata e Mazzarri è al secondo anno, per cui terremo alta la guardia».
Quale canzone «dedica» ai nerazzurri?
«Ce l’hanno già: Pazza Inter è un bell’inno, sono contento che è ritornato nello stadio».
Bonaventura, un predestinato: doveva andare all’Inter poi si è ritrovato al Milan, quale canzone per lui?
«Più su di Zero. Ha coronato un sogno, si merita una carriera brillante. In bocca al lupo, Jack».
I calciatori più rock?
«Pirlo e Tevez».
La squadra più intonata?
«La Juve, una sinfonia, come la Nona di Beethoven . Poi Roma e Napoli, quindi Inter, Milan e Fiorentina».
C’è una musica che l’ha fatta innamorare?
«No!». (scoppia a ridere)
Su quali note si rilassa?
«Con David Sylvian, autore di molte colonne sonore dei film di Carlo Verdone. Suoni intimisti, minimalisti».
Una scelta particolare.
«Non sono attratto dai successi scontati. Di Bowie apprezzo Heroes , che è perfetto per raccontare i campioni, ma anche Loving the Alien , di Venditti Lacrime di pioggia , di Bersani Le mie parole ».
E su quali si carica?
«Guardi, io la musica l’ascolto per calmarmi e basta: sono già agitato di mio». (un Mister andante mosso).
Lei non voleva fare l’allenatore, poi Gaucci la chiamò per salvare la Samb e imbucò 9 vittorie di fila. C’è una canzone che sintetizza il suo percorso?
«Arrendermi mai di Zero. L’agonismo è sempre stato nel mio dna».