Martino Villosio, Il Tempo 23/9/2014, 23 settembre 2014
FRATI: «IO MASSACRATO EPPURE HO SALVATI LA SAPIENZA»
Sei anni vissuti tra accuse da respingere e polemiche a non finire. Che si concludono, quasi simbolicamente, con una troupe di «Striscia la Notizia» guidata da Max Laudadio a presidiare l’ingresso del rettorato, in paziente attesa alle sette e mezza di sera dell’uscita del Magnifico, pronta a sottoporgli il caso di uno studente della sua università. Forse l’ennesima grana, l’ultima in un rosario di colpi da schivare che hanno scandito il mandato di Luigi Frati. Rettore dell’università "La Sapienza" dal 2008 dopo quattro anni da vice, per vent’anni preside della facoltà di medicina, il suo addio è previsto per il 31 ottobre ma da oggi cominciano le elezioni che dovranno designare il suo successore. «BaronFrati» come lo hanno soprannominato i suoi (non pochi) detrattori, il professore eletto a simbolo del nepotismo che infesta l’università e la società italiana per quella moglie, quella figlia e quel figliolo assorbiti in cattedra proprio nella facoltà di medicina, a un passo dall’addio difende con i denti la bontà dell’eredità che consegna.
Che ateneo lascia al prossimo magnifico?
«Ho qui davanti le bozze del documento che consegnerò al Senato Accademico. Guardi: quando sono diventato rettore, a fine 2008, il deficit dell’università era di oltre 60 milioni di euro. Nel 2012 il consuntivo ha evidenziato un attivo di 12 milioni, nel 2013 di otto e mezzo. E tutto questo senza toccare gli immobili, a differenza dell’università di Firenze che ha dovuto vendere dei palazzi. Sollecitando controlli sugli studenti che evadevano in toto o in parte le tasse universitarie abbiamo ridotto in maniera incredibile gli evasori: erano migliaia e nel 2012 sono scesi a 114 su 120 mila studenti. Abbiamo mantenuto la tassazione al di sotto del 20 per cento del fondo di finanziamento ordinario delle università, diminuendolo anzi leggermente al 18,5 per cento (dato 2013). Con gli avanzi di bilancio e con 6 milioni della "Fondazione Roma Sapienza" abbiamo fatto investimenti importanti: dalle aule informatizzate ai laboratori di didattica virtuale».
Quindi si promuove?
«Sono un rettore che viaggia con una vespa e una A3 vecchia di 12 anni. Sono stato sei anni col machete in mano, passati a disboscare privilegi e a cercare di premiare il merito, per esempio riservando una parte delle risorse destinate all’esenzione dalle tasse agli studenti usciti con il massimo dei voti dalla maturità».
Eppure del suo "regno" rimane un’immagine compromessa dalle inchieste e dalle accuse di nepotismo.
«Denunce ne sono state fatte a bizzeffe, ma le voglio ricordare che finora ogni volta che un pm ha chiuso un’inchiesta su di me o ha chiesto l’archiviazione o sono stato archiviato. Nessuno ricorda che ho ridotto le 23 facoltà a 11 (facendomi nemici 12 presidi) e i 120 dipartimenti a 60 (facendomi nemici 60 direttori di dipartimento). È chiaro che con quei provvedimenti di nemici me ne sono fatti molti».
E ai nemici, visto il suo particolare attaccamento al nucleo familiare, le munizioni non sono mancate.
«Nel 2007, a mia insaputa perché non sono mai stato in dagato, il magistrato ha accertato che il ’professor Frati non ha avuto nessun ruolo né formale né sostanziale nei concorsi dei figli’. Sono stato accusato di aver creato un posto di primario ad personam per mio figlio Giacomo Frati ’spezzettando’ la U.O.C di cardiochirurgia diretta dal professor Michele Toscano, ma la procura di Roma a maggio di quest’anno ha chiesto l’archiviazione per quella vicenda. A presentare in procura l’esposto da cui era partita l’inchiesta fu proprio il professor Toscano. Le ricordo che a settembre il consiglio di stato ha respinto il ricorso del professore contro un provvedimento disciplinare di sospensione per un anno, adottato nei suoi confronti dall’università per aver accusato ingiustamente dei colleghi in merito alla morte di una paziente da lui operata».
A luglio lei ha fatto irruzione nel commissariato interno alla Sapienza dopo che un cittadino romeno, reclutato per fare volantinaggio contro uno dei candidati, era stato fermato dagli agenti.
«In sei anni nessuno all’interno dell’ateneo è stato mai fermato per volantinaggio. Io non conoscevo il fermato, ma non si può fermare nessuno per volantinaggio se non c’è un’ipotesi di reato e quindi una denuncia. Ho voluto difendere la libertà espressione nell’ateneo, e preciso che i volantini erano contro il candidato professor Giancarlo Ruocco ma anche contro di me. Ho voluto difendere la libertà di criticare anche il rettore».