www.cinquantamila.it/fiordafiore 23/9/2014, 23 settembre 2014
I discendenti di Rockefeller rinunciano al petrolio • Le sanzioni colpiscono un amico di Putin in Italia • Cinquantanove miliardi di Pil in più grazie all’economia illegale • Ai domiciliari Genny ’a carogna • Quattro operai uccisi da una nube tossica • Alberto Stasi e le impronte in casa di Chiara Poggi • I difensori di Bossetti mettono in dubbio la prova del Dna • Veronesi lascia la guida dell’Istituto europeo di oncologia Petrolio I discendenti di John D
I discendenti di Rockefeller rinunciano al petrolio • Le sanzioni colpiscono un amico di Putin in Italia • Cinquantanove miliardi di Pil in più grazie all’economia illegale • Ai domiciliari Genny ’a carogna • Quattro operai uccisi da una nube tossica • Alberto Stasi e le impronte in casa di Chiara Poggi • I difensori di Bossetti mettono in dubbio la prova del Dna • Veronesi lascia la guida dell’Istituto europeo di oncologia Petrolio I discendenti di John D. Rockefeller Sr, l’uomo che fece fortuna fondando nel 1870 il colosso petrolifero Standard Oil (da cui derivano le moderne compagnie Exxon Mobil, Amoco e Chevron), hanno deciso di darsi all’economia verde. Con la fondazione filantropica Rockefeller Brothers Fund (patrimonio di 860 milioni di dollari) hanno deciso di unirsi al movimento Global Divest-Invest. Cominceranno a vendere le azioni di aziende che fanno profitti con il carbone e con le sabbie bituminose, due delle fonti più intense di emissioni inquinanti. Poi disinvestiranno gradualmente da tutto il settore dei combustibili fossili comprese le compagnie petrolifere. Sanzioni Tra le persone colpite dalle sanzioni della Ue alla Russia, c’è anche Arkadij Rotenberg, 63 anni, amico di Putin, suo compagno di judo e imprenditore che si è aggiudicato numerosi appalti per le Olimpiadi invernali di Sochi dello scorso febbraio. Nei suoi confronti è scattato il «congelamento dei beni», misura prevista dall’Unione Europea contro i più stretti del presidente russo dopo la guerra scatenata in Ucraina. Rotenberg ha subito sequestri anche in Italia: sigilli sono stati messi a ville e appartamenti in Sardegna, altri immobili nel Lazio, quote societarie, conti correnti bancari e un lussuoso albergo a Roma, a due passi da via Veneto. L’elenco degli immobili sequestrati comprende un appartamento a Cagliari, una villa a Villasimius, una villa a Tarquinia, due ville ad Arzachena, l’albergo in pieno centro di Roma. In tutto fanno 30 milioni di euro di beni che l’imprenditore russo risulta aver acquistato attraverso le aziende che possiede all’estero. Arrabbiature «Arriva il momento in cui bisogna far arrabbiare qualcuno per cambiare le cose che non vanno, quelle che bloccano un Paese per altri versi vitale, in grado di cogliere le opportunità. Dobbiamo far arrabbiare qualcuno per far andare avanti tutti» (Renzi dagli Stati Uniti). Prigionieri «In questo Paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie» (Napolitano). Pil L’Istat ha ricalcolato anche per il 2013 il Pil secondo le nuove regole europee che fanno entrare nel conteggio anche un pezzo dell’economia illegale come la droga e la prostituzione. Rispetto al vecchio metodo di calcolo, il Pil italiano guadagna in un colpo solo 59 miliardi di euro, il 3,8%, arrivando a 1.618,9 miliardi di euro. Il giro d’affari dell’economia illegale va aggiunto anche al Pil degli anni precedenti e alla fine viene fuori che la recessione è sempre la stessa: Pil nuovo o Pil vecchio, il calo resta dell’1,9% rispetto al 2012. Il ricalcolo dell’Istat, però, ha un effetto positivo su due indicatori tenuti sotto stretta osservazione da Bruxelles. Il primo è il debito pubblico, che in termini reali continua a volare sopra la soglia dei 2 mila miliardi di euro. Ma che in rapporto al nuovo Pil scende dal 132,6% al 127,9%. Il secondo indicatore è il rapporto fra deficit e Pil, che scende al 2,8% dal 3%, il limite massimo consentito dall’Unione Europea. Se la tendenza fosse confermata anche per l’anno in corso, l’Italia potrebbe spendere uno 0,2% aggiuntivo del Pil (3 miliardi di euro) senza subire una nuova procedura d’infrazione (Salvia, CdS). Genny ’a carogna È finito agli arresti domiciliari l’ultrà napoletano Gennaro De Tommaso, 37 anni, più noto come Genny ’a carogna. Nulla gli viene imputato per gli scontri precedenti la partita di Coppa Italia, Napoli-Fiorentina, dello scorso 3 maggio, in cui perse la vita il tifoso partenopeo Ciro Esposito. Ma per il pm e il gip De Tommaso era chiaramente il «leader anarchico, istigatore, capobranco animato dalla violenza» e che l’intera situazione di tensione fosse diretta e gestita da lui, «compresi i rapporti con il capitano celeste Marek Hamsik». Nube tossica Quattro morti e un ferito fra i capannoni della Coimpo, una ditta con una decina di dipendenti che lavora da trent’anni con i rifiuti speciali a Ca’ Emo, qualche chilometro di Adria. Tutto è accaduto per colpa di una nube tossica di ammoniaca e anidride solforosa che si è sprigionata all’improvviso per una reazione chimica mentre gli operai stavano scaricando dell’acido in una vasca per liquami. Erano tutti privi di mascherine di sicurezza. Impronte Con simulazioni fatte al computer si è visto che c’era una probabilità su un milione di camminare nella casa dove fu uccisa Chiara Poggi senza sporcarsi le scarpe di sangue, come invece pretende di aver fatto al primo colpo Alberto Stasi, fidanzato della ragazza. Le scaroe del ragazzo, infatti, non presentavano macchie, mentre all’interno della villetta furono trovate impronte di scarpe a pallini, non a spina di pesce come quelle che lui indossava. Da qui l’ipotesi d’accusa: lui ha ucciso Chiara la mattina prima delle 9.36 (ora in cui accese il computer a casa sua), si è disfatto delle scarpe che aveva addosso e verso le 13.30 è tornato sul luogo del delitto per fingere il ritrovamento ma in realtà senza entrare. Yara Gli scienziati del Ris, in una perizia del 2011, a proposito della traccia ematica di Ignoto 1, poi divenuto Bossetti, trovato sui leggins di Yara, hanno scritto: «Una logica prettamente scientifica, che tenga conto dei non pochi parametri che si è tentato di sviscerare in questa sede, non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara». In più: «Pare quantomeno discutibile come ad una eventuale degradazione proteica della traccia non sia corrisposta una analoga degradazione del Dna». Veronesi Umberto Veronesi lascia la guida dell’Istituto europeo di oncologia da lui creato: «Il rapporto sarebbe terminato a fine 2016. Ho solo anticipato il via libera alla successione che io, da direttore scientifico emerito, osserverò e aiuterò con la mia esperienza. Ho indicato anche i successori». Saranno: Roberto Orecchia come direttore scientifico e Pier Giuseppe Pelicci come direttore della ricerca.