Guido Ruotolo, La Stampa 22/9/2014, 22 settembre 2014
“L’ISIS NON CI HA SORPRESI MA CI MINACCERÀ PER ANNI”
[Intervista a Marco Minniti] –
«Siamo di fronte alla minaccia terroristica più seria dall’attacco dell’11 settembre, una minaccia che ci accompagnerà per anni». Così Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza con delega alla sicurezza. Che poi spiega: «Abbiamo costruito un’alleanza per neutralizzare la potenza militare dell’Isis, con gli strumenti propri della guerra “simmetrica”, ma servirà di più perché l’Isis utilizza anche tecniche di guerra asimmetrica».
Non ci siamo accorti troppo tardi della pericolosità dell’Isis?
«Abbiamo a che fare con una organizzazione molto sofisticata. L’Isis dispone di territori, controlla pezzi di economia e parte del mercato del petrolio che vende di contrabbando a Paesi stranieri. Quando i miliziani hanno occupato Mosul, hanno preso da una sola banca 400 milioni di dollari in contanti. Gestisce modernissime attività di propaganda, ricorrendo a professionalità “molto occidentali”. Eppure tutto questo non ci ha colti di sorpresa. Eravamo consapevoli di ciò che stava covando sotto le ceneri. E non ci sorprende nemmeno la minaccia costituita dai «foreign fighters», i combattenti stranieri, e del ruolo non marginale che avevano assunto dentro l’organizzazione».
Alcuni giornali stranieri hanno rivelato notizie rassicuranti sui nostri ostaggi. Possiamo essere ottimisti?
«Gli italiani sequestrati sono al centro della nostra attività. Una delle condizioni fondamentali per raggiungere l’obiettivo della loro liberazione, è la massima riservatezza. Involontariamente, si può diventare strumenti di campagne di disinformazione ed è per questo che ci appelliamo alla prudenza».
Al Qaeda avrebbe deciso di sostenere l’offensiva dell’Isis: è credibile?
«Sono in corso tentativi di convergenza tra le due organizzazioni. Non si combattono più, in alcuni teatri hanno ripreso ad agire insieme. Negli ultimi mesi, l’Isis ha capovolto i rapporti di forza all’interno della galassia jihadista. Tutte le altre sigle terroristiche sono consapevoli che se Isis sarà battuta, ci saranno ripercussioni negative anche per loro».
Senatore, nelle sue risposte non nasconde una certa preoccupazione. Cosa teme?
«La guardia è altissima. È la minaccia più seria degli ultimi dieci anni. Si tratta di una sfida irriducibile che si concluderà solo con la sconfitta dell’Isis. Ma aggiungo anche che il terrore è elemento costitutivo della strategia di Al-Baghdadi. Proprio per questo non dobbiamo cadere nella sindrome della paura».
Facile a dirsi. Ma la paura di massa può provocare reazioni terribili...
«Continuo a pensare che il ruolo dell’opinione pubblica costituisca un punto di forza di ogni democrazia. E da questo non si può prescindere nella lotta al terrorismo».
L’Occidente è pronto ad affrontare questa sfida?
«Dobbiamo essere fiduciosi. La grande alleanza contro il terrorismo vede insieme occidente e Paesi arabi dove contraddizioni e incoerenze vanno tuttavia risolte. Abbiamo superato le tensioni tra le intelligence alleate all’indomani del caso Snowden e oggi le risposte unitarie sono sufficientemente adeguate».
Che ruolo svolge il web per il terrorismo jihadista?
«Il proselitismo di massa dell’Isis è figlio di cattivi maestri incontrati sul web. Le conversioni radicali non sono il frutto di percorsi collettivi, ma di quanto di più solitario ed imprevedibile possa esserci. La democrazia occidentale deve mettere in campo un esercito di idee, di cultura, per dare acqua al grande campo inaridito dei valori».
Guido Ruotolo, La Stampa 22/9/2014