Caterina Maniaci, Libero 21/9/2014, 21 settembre 2014
I GHETTI DEL SESSO
ROMA Stagionalmente il progetto torna fuori: la zona a luci rosse, il quartiere hot, le strade del sesso. Persino i condomini del «libero amore». Tutti slogan avvincenti per nascondere qualcosa di aberrante. L’idea di «recintare» e quindi controllare la prostituzione è antica ma non si pensi solo ad Amsterdam, persino l’antica Roma pare ospitasse un consistente numero di bordelli concentrati in alcune zone e viene rispolverata quando il livello di degrado tocca punte preoccupanti, in mancanza di altri felici spunti. È il caso di Roma, dove il sindaco Ignazio Marino, nel maggio scorso, ha dichiarato chiaro e tondo di avere in mente un progetto di «zonizzazione» della prostituzione che porti alla creazione di veri e propri «quartieri a luci rosse», sul modello della capitale olandese. Un piano che sta mettendo a punto il vice capo di gabinetto Rossella Matarazzo e che però, per stessa ammissione del primo cittadino, ha bisogno di un appoggio a livello nazionale, ossia di un nuovo quadro normativo che riformi e regolarizzi la prostituzione.
Adesso scende in campo il minisindaco del IX Municipio, il pidiessino Andrea Santoro, che vuole creare lo «zoning», ossia «una o più aree nel territorio dove tollerare il fenomeno della prostituzione, attivando contemporaneamente delle unità di strada per fornire a queste ragazze, come anche ai transessuali, un sostegno». Una sorta di zona franca in cui ci si possa prostituire per strada, con l’assitenza fornita lì per lì. In tutte le altre aree, invece, scatterà il livello di tolleranza zero, ha spiegato Santoro, perché «non sarà più consentito ciò che avviene adesso». Nella zona, che è quella del quartiere Eur, infatti, le prestazioni sessuali avvengono in pieno giorno, «fin dentro i portoni dei palazzi o nei giardini». Il presidente del IX municipio si è stufato di tutto questo e ha pensato che una soluzione logica possa essere proprio quella dello «zoning», l’idea della «zona franca». Un’idea, sì, ma dai contorni precisi, come ha rivelato lo stesso minisindaco. L’area o le aree («perché possono anche essere più di una») ancora non sono state individuate ma è già chiaro come dovrebbero funzionare: «La zona in questione dovrà essere raggiungibile, si deve potere tenere sotto controllo, e non deve
essere periferica perché il fenomeno non va nascosto, altrimenti si aumenta solo la tratta di queste ragazze». Quindi, un bel tratto di strada aperta, attivando «unità di strada» che dialoghino con le ragazze, le consiglino di andare dal medico, le convincano ad usare il preservativo «visto che si sta alimentando il business delle prestazioni sessuali non protette, su richiesta dei clienti che sono disposti a pagare di più». Insomma, una sorta di servizio di consulenza e sostegno.
Riuscirà Santoro là dove hanno fallito in molti? Dalle prime risposte dei cittadini non si direbbe. «In merito alle sconcertanti dichiarazioni del presidente del IX municipio Santoro, siamo pronti a
scendere in piazza con i residenti dei quartieri che verranno individuati per consentire la prostituzione su strada, sempre che questa proposta diventi qualcosa di più di un’infelice boutade». Lo dichiarano in una nota congiunta gli esponenti di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Andrea De Priamo, portavoce romano, e Simone Sordini, capogruppo in IX Municipio. Invitando Santoro e il sindaco Marino a pensare a qualcos’altro per porre un freno all’«estremo degrado del suo territorio e della sua città», segno di una gestione «fallimentare», non certo «concentrando tutta la prostituzione sulle strade di un unico quartiere, individuato non si sa bene in base a quale criterio».