Enrico Marro, Corriere della Sera 21/9/2014, 21 settembre 2014
«PER LE ASSUNZIONI NORME SEMPLICI E CERTE SAREBBE MEGLIO TOGLIERE L’ARTICOLO 18 A TUTTI»
[Intervista a Angelino Alfano] –
ROMA — Ministro Alfano, come segretario di Ncd ha chiesto da mesi l’abolizione dell’articolo 18 sui licenziamenti senza giusta causa. La soluzione individuata con l’emendamento al disegno di legge delega sul lavoro, va bene?
«Sì — risponde il ministro dell’Interno, Angelino Alfano —. La delega consente ora di trasformare il vecchio Statuto dei lavoratori, approvato nel 1970, cinque mesi prima che nascessi, in un testo unico dove, in particolare, il contratto a tempo indeterminato diventa più conveniente per i datori di lavoro. Il vincolo del reintegro nel posto di lavoro resterà solo nel caso di licenziamenti discriminatori. Una riforma che sarà vantaggiosa per i lavoratori, per la creazione di occupazione».
Viste le resistenze di larghi settori del Pd e la mobilitazione dei sindacati, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, farebbe bene a procedere con un decreto legge come lui stesso ha prospettato, anziché attendere l’approvazione della delega in Parlamento?
«Siamo di fronte a una sfida decisiva per la modernizzazione e siccome non siamo al governo per piantare bandierine, ma per risolvere i problemi, non voglio giocare al rialzo. Ricordo solo che già questa estate avevo chiesto di procedere per decreto con lo sblocca Italia. Se c’è coesione nella maggioranza potrebbe non essere necessario, ma certo un decreto darebbe quel segnale fortissimo che attende in particolare quel 43% di giovani disoccupati, con punte superiori nel Mezzogiorno, che sono la vera missione di chi ha a cuore questo Paese. Insomma, il Nuovo Centrodestra è il partito delle soluzioni. Lo abbiamo dimostrato con lo sblocco dei tetti salariali, il Patto per la salute, l’accordo Alitalia-Etihad e lo dimostreremo con Frontex Plus sugli immigrati».
A proposito dei giovani, non crede che eliminando l’articolo 18 solo sui nuovi assunti si finisca per aggravare la frattura tra i giovani, non garantiti, e i lavoratori anziani, ipergarantiti?
«È stata la mediazione nella maggioranza. Ma al punto in cui siamo, diciamolo chiaramente, sarebbe meglio toglierlo per tutti».
Lei pensa che davvero ripartirebbe l’occupazione? L’articolo 18 è già stato indebolito due anni fa con la riforma Fornero, senza risultati.
«La riforma Fornero scrisse bene le cose che noi ritenevamo negative e male quelle che servivano. Per le assunzioni servono norme semplici e certe. Non rimesse a una giustizia del lavoro che si pronuncia in maniera diversa territorio per territorio. In questo senso il futuro decreto attuativo non dovrà lasciare margini di discrezionalità. L’indennizzo dovrà essere automatico».
Non crede che per rilanciare l’occupazione ci voglia invece il taglio delle tasse sul lavoro?
«Tutti i leader che hanno cambiato il loro Paese hanno agito vigorosamente su due leve. La leva delle regole e quella della tassazione. Anche noi dobbiamo fare la stessa cosa, senza timidezze. In altre parole, con il decreto sul bonus da 80 euro abbiamo anche ridotto l’Irap a carico delle imprese del 10%. Dobbiamo andare ben oltre perché il taglio del 10% si è rivelato insufficiente».
Eppure lei sa che 10 punti di taglio dell’Irap costano circa 2 miliardi e mezzo.
«Credo intorno a 3 miliardi. Ma non c’è altra scelta per spingere le imprese a investire».
Il fatto è che Renzi ha detto che con la legge di Stabilità serviranno risorse anche per i nuovi ammortizzatori universali. Dove troverete le coperture?
«Taglieremo con coraggio tasse e spese e non sostituiremo tasse con altre tasse come troppe volte ha fatto la sinistra. Piuttosto avremo un altro problema: riportare sotto controllo tutta la tassazione locale sugli immobili. Spesso infatti le amministrazioni locali scaricano sulle tasse la loro inefficienza colpendo famiglie e imprese. Sarà questo il nostro prossimo cavallo di battaglia».
Con la Tasi spesso si pagherà di più dell’Imu. Che intendete fare?
«Dobbiamo imporre uno stretto rapporto tra la Tasi e i relativi fabbisogni standard del Comune, così come i costi standard devono guidare il taglio delle spese».
Pensa a una clausola di salvaguardia che impedisca di pagare con la Tasi più di prima?
«Sì. Su questo Ncd è impegnato».
Ma lei crede davvero che ci sarà un taglio della spesa da 20 miliardi come ha detto Renzi?
«Sarebbe un record. Ma non c’è alternativa, se non vogliamo tornare al vecchio tassa e spendi della sinistra».
Che ne pensa del lavoro fatto dal commissario per la spending review Carlo Cottarelli?
«Che è ottimo, ma che le scelte le fa poi la politica. Anche al ministero degli Interni posso optare tra varie possibilità di tagli, tutti duri e severi».
Compresi quelli sulle Forze di Polizia? Lo stesso Renzi si è chiesto: ma hanno senso ben 5 corpi: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Forestale?
«Siamo una grande democrazia che considera prioritaria la sicurezza. Siamo come un corpo umano che su questo fronte ha funzionato. Prima di prendere il bisturi ed entrare in sala operatoria bisogna assolutamente essere certi che l’intervento chirurgico farà stare meglio e non peggio».
E lei non ne è convinto.
«Occorre pensarci non una, ma dieci volte. Abbiamo fronteggiato diecimila manifestazioni di ordine pubblico e sfidato grandi organizzazioni criminali, guadagnandoci la stima nel mondo. È davvero una materia di enorme delicatezza».
L’allarme terrorismo, il rischio di attentati da parte dell’Isis in Italia e in Vaticano, è reale?
«Siamo davanti a una grande minaccia che non può essere sottovalutata. L’allerta in Italia è elevatissima e stiamo monitorando attentamente ogni più piccolo segnale. Il nostro essere capitale della cristianità, inoltre, va considerato anche questo con la massima attenzione».
Oltre che sul Jobs act, Renzi accelera anche sulla legge elettorale, ma d’intesa con Silvio Berlusconi. Si sente scavalcato?
«Macché. Anche su questo abbiamo con Renzi un confronto continuo. Siamo stati protagonisti fin dalla prima lettura in commissione alla Camera. E se non siamo d’accordo su alcune cose lo diciamo. Per esempio, continuiamo a chiedere l’introduzione delle preferenze, perché, tra tanti meccanismi imperfetti, questo è il migliore».
Si fida di quello che ha detto Renzi, cioè che in caso di approvazione rapida della legge elettorale non ci saranno subito dopo le elezioni?
«C’è un gigantesco argomento politico contro le elezioni anticipate: lo stesso Renzi ha appena illustrato il piano dei mille giorni. E c’è un gigantesco argomento tecnico: la legge elettorale in discussione vale solo per la Camera e quindi non si può applicare se prima non si riforma la Costituzione, abolendo il Senato elettivo».