Michele Farina, Corriere della Sera 20/9/2014, 20 settembre 2014
VIA ALLA DEVOLUTION E A LONDRA SI APRE LA QUESTIONE INGLESE
DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — Devo Max per tutti: sembra il nome di un gelato, è la promessa magica che forse ha scongiurato la fuga della Scozia e adesso serpeggia anche a sud del Vallo di Adriano. «Devo» sta per devolution, che fa rima con revolution e quando è «max» è quanto di più vicino all’indipendenza ci possa essere. Devoluzione massima: passaggio di quasi tutti i poteri da Londra a Holyrood, il parlamento di Edimburgo: tasse e spese, tutto eccetto la politica estera e la Difesa. In realtà i partiti di Westminster, nel caos per l’avanzata dei secessionisti nei sondaggi, si sono impegnati a concedere qualcosa di meno (e ogni partito la sua ricetta). Ma adesso questa Devo più o meno Max sembra fare gola a molti: «Il referendum ha fatto uscire dalla bottiglia il genio della devolution — dice al Telegraph David Sparks, presidente dell’Associazione governi locali —. Avere un sistema in Scozia e un altro in Inghilterra sarebbe del tutto inaccettabile».
Il genio della «questione inglese» (53 milioni di abitanti contro 5 milioni di scozzesi) si è agitato anche ieri mattina sul podio dal quale David Cameron ha chiuso il discorso referendum e ha aperto la porta al «resto del Regno Unito»: «Come il popolo di Scozia avrà più poteri, così il popolo di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord deve avere maggiore voce». Il cambio vale per tutti: «Abbiamo sentito la voce della Scozia. Ora anche milioni di voci dell’Inghilterra devono essere ascoltate. La questione dei voti inglesi per leggi inglesi — la cosiddetta «questione West Lothian» — necessita una risposta decisiva». Tuona Cameron che «anche le altre nazioni devono poter votare su tasse, spese e welfare, e che tutto questo deve avvenire in tandem, e allo stesso passo, con l’accordo scozzese».
La Scozia ha un parlamentino, il Galles pure. L’Inghilterra no. Questo significa che un centinaio di deputati non inglesi possono legiferare su questioni inglesi. Questa questione di voti e territori è legata al nome di Tam Dalyell, deputato laburista della regione scozzese del West Lothian che per primo sollevò il problema con un’interpellanza nel 1977, al tempo della riforma costituzionale che portò la devolution alle più piccole nazioni del Regno. Dalyell evidenziava il fatto che deputati scozzesi a Westminster non potevano votare su questioni scozzesi ma potevano influire su quelle inglesi.
È interessante notare come non tutti la considerino una grande priorità: il Financial Times scriveva ieri che il rebus del referendum scozzese è stato visto in Inghilterra con indifferenza più che con l’aspirazione allo stesso trattamento promesso dai geni della Devo, o con il dente avvelenato del West Lothian dilemma. Più appetibile forse per i capi del partito conservatore: la proposta «English votes for English Laws» (EV4EL) toglierebbe potere e manovra a un eventuale governo laburista (sostenuto da molti deputati scozzesi). Gli interessi dei partiti dietro le riforme richieste o osteggiate. Anche in Galles, 3 milioni di abitanti, roccaforte laburista (solo il 10% a favore dell’indipendenza): i leader del governo a Cardiff vedono l’offerta di maggior devoluzione come un regalo avvelenato dei conservatori al potere di Londra, un modo per diluire l’influenza (e i rappresentanti gallesi) a Westminster.
Ma è l’Inghilterra la preda più contesa, il grande bacino elettorale (si vota l’anno prossimo) dove incombe l’ombra dei nazionalisti dell’Ukip. Chiaro che il vice premier lib-dem Nick Clegg sostenga più poteri per le regioni inglesi: «Con tutte le attenzioni sulla Scozia — ha detto Clegg — l’Inghilterra è stato il pezzo dimenticato del puzzle». Una questione che potrebbe riguardare tutti è invece la cosiddetta «Barnett formula», il dispositivo che ripartisce i fondi del governo centrale per i budget di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Un calcolo complicato e incomprensibile (sostiene il Guardian ) anche alla maggioranza degli addetti ai lavori. Formula Barnett, dilemma West Lothian. Questioni indigeste alla gente comune. A confronto la Devo Max ha l’appeal di un gelato.