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 2014  settembre 22 Lunedì calendario

LA TENUTA DEGLI SPRECHI PRESIDENZIALI

Che la tenuta presidenziale di Castelporziano sia un monumento alla spesa è scritto nella storia dei suoi, si fa per dire, primissimi proprietari. Profetico, infatti, fu Lucio Procilio. Nella Roma di Cicerone era magistrato monetario, vale a dire un alto funzionario che aveva il compito di sovrintendere alla regolare emissione della moneta, del loro peso e della correttezza della lega di conio. Costui apparteneva a quella Gens Procilia che deteneva il possesso del fondo su cui, ora, sorge la tenuta. Il luogo, dunque, parla la lingua variopinta delle epoche, avendo vissuto un plurimo passaggio di mano, di secolo in secolo, di alcune famiglie nobili (una addirittura fiorentina), con un intermezzo dell’Arcispedale di S. Spirito. Fino a giungere all’ultimo capitolo del 1948, quando, in osservanza della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione, la tenuta di Castelporziano passa alla Presidenza della Repubblica. Sarebbe il trionfo della storia, quindi, se non fosse quello del dispendio di risorse. Perchè dal bilancio di previsione del 2014 del Qurinale risultano numeri impietosi e, tecnicamente, antieconomici. Le uscite sfiorano il milione e mezzo, mentre le entrate non ragiungono i 350 mila euro. Scartabellando qua e là nel documento analitico, tra le voci di uscita, spiccano gli oltre 310 mila euro per «locazione e gestione automezzi agricoli», oppure ancora i 175 mila euro di interventi per la valorizzazione e tutela ambientale. Insomma, un pollice verde piuttosto oneroso. In realtà, il tentativo di mettere a sistema virtuoso la Tenuta è stato portato avanti, tuttavia con risultati per nulla comparabili al capitolo di spesa. Le attività zootecniche generano un introito di 200 mila euro, mentre i proventi della vendita di animali selvatici, nello specifico cinghiali destinati alla macellazione, fanno racimolare la quasi irrisoria cifra di 42 mila euro. La tenuta, poi, che si si estende in un’area di quasi sei mila ettari, è l’esempio tangibile della separazione tra certa burocrazia privilegiata e il resto dei cittadini. La lingua sabbiosa che si affaccia sul Tirreno, di circa 3 chilometri, risulta appannaggio esclusivo dei dipendenti del Qurinale, che secondo le fonti pagano un abbonamento irrisorio per trascorrere lì tutta l’estate con i propri familiare. Ma i privilegi, spesso, si trasformano in boomerang. Ne sa qualcosa Gaetano Gifuni, Segretario Generale del Quirinale sotto le presidenze di Scalfaro e Ciampi. Che a Castelporziano era di casa. E viceversa. Cioè la sua casa era di Castelporziano, considerando che finì nei guai per una vicenda di mobili destinati alla sua residenza privata costruiti con il legno acquistato per la falegnameria interna della Tenuta e la manodopera degli operai in forza alla Tenuta.





Il caso dell’estate. La tenuta del Presidente ha una spiaggia che non satrà caraibica ma è comunque bene organizzata. E riservata ai dipendenti del Quirinale, categoria nella quale non rientra però il presidente della Camera Laura Boldrini che l’estate scorsa ha usufruito di un «capanno» a sua disposizione e una cabina.

A sua disposizione pure un mini-appartamentper il quale sarebbero stati necessari dei lavori di ristrutturazione. Una fortuna unica perché la tenuta presidenziale di Castelporziano è un’oasi naturalistica unica: nei suoi seimila ettari ci sono un castello, un borgo, alcune ville romane un museo archeologico e poi varie specie di animali selvaggi e protetti, piante rare e un arenile di tre chilometri incorniciato da una delle ultime macchie ancora intatte, un luogo bellissimo dove potersi rilassare e riposare.

Una funzionaria del Quirinale ha dichiarato: «La Boldrini viene quasi tutti i fine settimana e si gode il sole». Ma non è stato mai ben chiarito perché le fosse stata assegnata una cabina fissa. Pur essendo presidente della Camera, infatti, questo non le dà il diritto di frequentare la spiaggia. Vista la frequenza con la quale compariva non si trattave di inviti ma di regolare presenza. Insomma uno strappo alla regola. Ma a volte le legge non è uguale per tutti.

Pietro De Leo