Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 20/9/2014, 20 settembre 2014
ILARIA BORLETTI BUITONI, QUEI PASSI CONTROCORRENTE
Agli inizi degli anni 70 la nostra amata casa venne venduta a una persona che nessuno di noi aveva mai sentito nominare se non in modo vago come costruttore di grandi complessi residenziali alle porte di Milano: Silvio Berlusconi», narra Ilaria Borletti Buitoni.
Flashback. Quella casa, in verità una villa in via Rovani accanto a quelle dei Falck e dei Recordati nella superchic zona Magenta, era stata per quasi un secolo della famiglia di Ilaria, i Borletti, potente dinastia industriale lumbard. Scuole dalle Marcelline, laurea in scienze politiche, Ilaria come tante ragazze alto borghesi aveva un destino tracciato: «un matrimonio possibilmente buono, una famiglia possibilmente numerosa, una situazione economica possibilmente florida». Ma nel suo libro «Cammino Controcorrente» (Mondadori editore) rivendica d’aver sempre cercato altre strade. Un fil rouge che unirebbe il suo lavoro da volontaria in Africa all’impegno da «civil servant» - dal 2010 al 2013 è stata presidente del Fai - fino alla sua scelta di entrare in politica, candidandosi capolista a Lombardia uno per Scelta Civica di Mario Monti tra i frizzi e lazzi non solo di Crozza.
Attaccata per aver donato 710 mila euro al suo partito, sottosegretaria ai Beni Culturali nel governo Letta, confermata nel governo Renzi, Ilaria B and B (ha sposato Franco Buitoni) nel libro si toglie vari sassi dai mocassini. I soldi? «Molti investono denaro in politica - basti pensare ai Riva delle acciaierie Ilva - senza sollevare dubbi, almeno finché la cosa è taciuta, non certo sconosciuta... C’è chi crede che la mia vita da sottosegretario sia migliore di quella che avevo prima». Giudizi tranchant: dito verso per Cuccia e Gabriele Albertini; stima per il ministro Franceschini non per il suo predecessore Bray: «I nostri Rapporti? Quali?», ironizza.
Ma i più interessanti passi del libro sono quelli in cui narra la Milano al tempo dei Borletti. Capitale economica-morale con una classe dirigente di personaggi «convenzionali ma spesso eccentrici, parsimoniosi ma con bellissime case» che malvolentieri andavano nella Capitale, vuoi per un omaggio alla politica già considerata estranea, vuoi per una fugace avventura con signore dell’aristocrazia romana più divertenti delle loro mogli. Pirelli, Alemagna, Falck, Faina. In quel cerchio di poche famiglie «si entrava per nascita o per matrimonio» e c’erano «codici d’accesso precisi ma non sempre evidenti».
La dinastia Borletti s’impone nel 1918 quando Senatore Borletti crea La Rinascente inventando in Italia la grande distribuzione. Con il fratello Aldo fonda le Officine Borletti (macchine da cucire, contachilometri, spolette militari). E’ presidente dell‘Inter (dal 1926 al 1929) e della Mondadori (aveva scoperto un oscuro tipografo di nome Arnoldo). A 37 anni Senatore muore, tragico destino che colpirà altri maschi di famiglia. Dopo la guerra arriva il tempo del figlio Romualdo, detto «Micio», curioso soprannome per un uomo molto bello e seduttivo. Dalle sue prime nozze con una Tosi, ramo acciaierie, nascono Luca e Giorgio. Poi, sposa Bianca, figlia di prof universitari salentini, una intellettuale assai diversa da certe lady meneghine.
Lei s’inventa il Centro culturale Durini presieduto da Giò Ponti; lui costruisce fatturati fantastici per la Rinascente e crea anche il Compasso d’Oro. Gran feste nella loro villa sul lago di Como. «Micio» adora fare scherzi: una sera gli invitati in smoking alla cena per il presidente Gronchi vedono scendere dall’auto blu una scrofa. 1967. Ha 12 la loro figlia Ilaria quando vede morire il padre per una stupida caduta. Liti tra eredi, malefatte varie, fine dei Borletti. In via Rovani s’insedia un nuovo Principe. Molti anni dopo Ilaria l’incontrerà al ricevimento che l’allora premier diede per Clinton. «Non so cosa mi prese - la mia innata irriverenza o un fondo di dolore personale che riaffiorava - quando Berlusconi, con accanto la sua pallidissima moglie, mi tese la mano non riuscii a trattenermi e gli dissi: «Certo, da quando ha comprato la nostra casa a oggi ha fatto una lunga strada, presidente. Gelo dei presenti». Tutto passa anche controcorrente.
Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 20/9/2014