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 2014  settembre 20 Sabato calendario

VENDESI MOANA A PEZZETTINI

A vent’anni dalla morte a soli 33 anni, il 15 settembre 1994, all’ospedale Hôtel-Dieu di Lione l’ultimo film, inedito, di Moana Pozzi, prodotto da Nicolino Matera due mesi prima che la pornostar se ne andasse, quindi nel pieno decorso della malattia che le stava divorando il fegato, verrà spezzettato in tanti frammenti che saranno venduti online a 20 euro l’uno. È il destino della pellicola L’ultima volta di Moana, ritrovata nel deposito del cinema Ideal di Brescia e ora finito nelle mani dell’avvocato Michele Cianci, amico della famiglia Matera. Tuttavia l’operazione è stata decisa contro la volontà del regista che non voleva commercializzare le immagini e la voce di Moana già distrutta dal dolore. Ma Nicolino Matera è morto nel 2012 e non può impedire nulla.
L’avvocato Cianci si affanna a precisare che l’operazione non sarà biecamente commerciale, per poi precisare – tuttavia – che sì lo è ma nel rispetto della memoria della pornostar. E che una parte del ricavato sarà devoluta in beneficenza: “Non sappiamo ancora a quale associazione destineremo parte del ricavato, ci stiamo lavorando” – spiega Cianci –. La decisione di frammentare la pellicola nasce proprio dalla volontà di rendere pubbliche solo le immagini migliori di Moana, eliminando anche quelle in cui appare senza veli che potrebbero deturparne la memoria”.
Un colpo al cerchio e una alla botte: il business, la tutela della volontà del produttore di non commercializzare il film, il tutto condito con la beneficenza che fa sempre effetto per mettere a tacere le voci critiche.
Di fatto quelle immagini diventeranno pubbliche: “Non è così – ribatte l’avvocato Cianci –, intanto i fotogrammi verranno venduti online e saranno di proprietà di chi li acquista, il che non vuol dire che circoleranno in Rete, inoltre, ripeto, saranno selezionate solo le immagini che renderanno onore alla storia di Moana”.
La sola certezza è il profitto assicurato, visto che stiamo parlando di una pellicola di 35 millimetri, che un secondo produce 24 fotogrammi per un totale di circa 120 mila frame che saranno venduti a 20 euro cadauno la cui somma fa 2 milioni e 400 mila euro: “Se li venderemo tutti – s’affretta a precisare Cianci – ma a questa cifra si devono sottrarre le spese come il costo dell’operazione. Dal ricavato una parte sarà devoluta in beneficenza. Poi anche se facessimo business potremmo anche farlo senza essere additati per questo, o no? Non siamo mica la Chiesa con l’obbligo di devolvere tutto in beneficenza. Sì – ammette alla fine – è un’operazione commerciale che non distruggerà l’immagine di Moana ma la esalterà – conclude con tono irritato –. Ad affidarmi il compito di divulgare la pellicola è stata la vedova di Giuseppe Matera, Luciana Conti. Quanto alle modalità è ancora presto, stiamo valutando, potete stare sicuri che saremo ossequiosi con la diva più amata dagli italiani e non solo”. E nel 2015 seguirà anche un calendario con foto inedite. Il viso di una donna spezzato dal dolore che, per quanto sarà ritoccato con gli artifici della tecnica, racconterà i segni della malattia. Quanto basta per sfamare la morbosità di tanti a discapito di chi avrebbero voluto continuare a ricordare intatta la sua bellezza sensuale, le sue labbra carnose, il suo eloquio delicato e forbito. Un mix che aveva facilitato l’impresa di Riccardo Schicchi che l’aveva scoperta nel 1986 scegliendola per il film hard, da lui diretto Fantastica Moana, cui sono seguiti Moana la bella di giorno, Moana la scandalosa, La bottega del piacere e altri.
A lei va riconosciuto il merito di aver tentato di spogliare la pornografia dal velo della volgarità elevandola a espressione del corpo, con fisicità, voce, cuore e cervello. E Moana era tutto questo. Maestra nell’arte della seduzione che come un suono accorda il piacere al suo respiro toccando le corde più profonde.
Seduzione mai disgiunta dalla delicatezza che solo una vera femmina conosce: un po’ geisha, un po’ ribelle, con il coraggio della libertà nel darsi e nel negarsi senza svendersi. Temere che l’immagine della sua memoria, ridotta in frammenti venduti online, possa sciupare il suo patrimonio erotico non è uno sterile e retorico esercizio di critica.
Sandra Amurri, il Fatto Quotidiano 20/9/2014