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 2014  settembre 20 Sabato calendario

VENEZUELA A RISCHIO: DEFAULT CON I CDS SUI MASSIMI LIVELLI

MILANO
Il mese di ottobre sarà cruciale per il Venezuela il prossimo paese del sud America a rischiare il default dopo l’Argentina. In scadenza ci sono due bond da 4,5 miliardi di dollari, ma i timori sulle capacità di rimborso da parte del paese stanno montando. Il costo di assicurarsi contro questo evento è salito ai massimi storici con il prezzo dei Cds (credit default swap) a 5 anni che a luglio viaggiava su mille punti base ieri era quotato a 1.623 secondo i dati della piattaforma Markit. Ancora più alto il contratto a un anno dei Cds misurato da Cma che ha toccato il massimo degli ultimi sei anni a 2.135 punti base. Nei giorni scorsi Standard & Poor’s ha tagliato il rating del Paese portandolo a CCC+, sette noch sotto l’investment grade e soltanto uno sopra il rating dell’Ucraina con prospettive negative. l’ultima volta che il rating del Venezuela toccò questo livello fu nel 2002 nel mezzo dello sciopero nazionale che bloccò le esportazioni di petrolio per settimane.
Il bond che devono essere rimborsati sono un titolo governativo collocato dal Tesoro per 1,5 miliardi di dollari e un secondo garantito dalla società statale petrolifera Pdvsa (Petroleos de Venezuela) da 3 miliardi di dollari i cui prezzi sono entrambi scesi a circa 67 centesimi di dollaro ai minimi dell’anno con i rendimenti annualizzati rispettivamente del 57,8% e del 31,4 per cento. Il differenziale di rendimento rispetto ai titoli americani è del 13,48%, l’incremento maggiore tra i paesi emergenti secondo i dati di JP Morgan. Il rating riflette il deterioramento delle condizioni economiche del paese secondo quanto riferito da S&P con il Pil atteso in calo del 3,5% quest’anno contro una crescita dell’1,0% registrata lo scorso anno. Oltre allo scenario recessivo, il Venezuela soffre di iper inflazione, con l’indice dei prezzi salito ad agosto del 63,4% il livello più alto tra tutti i paesi del mondo. Alcuni economisti come Ricardo Hausmann docente di Harvard suggeriscono al governo di non pagare i bond in scadenza e di utilizzare il cash per pagare le importazioni i cui mancati pagamenti hanno toccato 7 miliardi di dollari. Ma gli analisti di Goldman Sachs non concordano con questa analisi, convinti che il paese abbia i soldi per ripagare i suoi debiti mentre un defualt non farebbe che peggiorare la situazione.
Le banche d’affari internazionali continuano a sostenere il Venezuela, probabilmente perché molto esposte verso il paese. Oltre a GS anche Bnp Paribas, Bank of America, Credit Suisse e Barclays sono convinte che il Venezuela rispetterà i suoi impegni pagando i propri debiti: c’è chi come Bnp Paribas e Barclays hanno raccomandato agli investitori di acquistare bond venezuelani. Se il Venezuela farà la fine dell’Argentina, finita in default per la seconda volta in 13 anni per il mancato pagamento delle cedole dei bond per 580 milioni di dollari, lo si saprà tra qualche settimana. Di certo il downgrade non ha migliorato il profilo del Paese con le riserve in valuta estera in calo, le espostazioni di petrolio in contrazione e l’economia tornata ai livelli del 2009.
Mara Monti, Il Sole 24 Ore 20/9/2014