Giovanni Bucchi, ItaliaOggi 19/9/2014, 19 settembre 2014
CALDORO ASSOLDA UNO SPIN DOCTOR
La campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015 può dirsi sostanzialmente iniziata per Stefano Caldoro. Il governatore della Campania ha infatti assoldato un pezzo da novanta nel settore della comunicazione pubblica e del marketing politico come Luigi Crespi, in passato specialista anche nel campo dei sondaggi (è stato per anni il sondaggista preferito di Silvio Berlusconi) e che ora ha interessi nell’editoria.
Crespi, 52 anni da Milano, è noto soprattutto per essere stato l’artefice del famoso!Contratto con gli italiani» firmato da Berlusconi nel 2001 su Ra1 davanti a milioni di italiani, anche se lui (come ha ribadito ieri in un lungo post sul suo blog) si lamenta di questa etichetta che non riesce più a scrollarsi di dosso, essendo 12 anni che non lavora più col leader del centrodestra.
Tuttavia, è ancora memorabile quella serata nel salotto di Porta a Porta da Bruno Vespa, una trovata mediatica capace di bucare lo schermo e che diede una bella mano all’ex Cav a vincere le elezioni politiche. Nel suo profilo Twitter, lo stesso Crespi scrive di aver fatto 40 campagne elettorali in tre continenti, e di averne vinte il 75%. «Eppure – ha scritto ieri – in questo Paese ossessionato da Berlusconi, tutto quello che ho fatto non conta niente».
Ebbene, il fatto che Caldoro si veda costretto a ricorrere all’esperienza di Crespi (già spin doctor di Gianni Alemanno quando era sindaco di Roma e in passato curatore della comunicazione per ex ministri di centrodestra come Mara Carfagna e Gianfranco Rotondi), significa almeno due cose.
Da un lato, il presidente uscente vuole mandare un segnale ai suoi avversari dentro Forza Italia, a partire da chi (come i cosentiniani e l’area Fitto) chiede le primarie per scegliere candidato, cosa che il governatore di estrazione socialista vuole evitare. Dall’altro lato, Caldoro nel voler rafforzare la propria immagine dimostra anche di temere sia la concorrenza interna che, soprattutto, quella esterna, dove (al netto delle divisioni in casa Pd) al momento c’è sul tavolo la ricandidatura del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, pronto a prendersi la rivincita dopo la sconfitta di cinque anni fa e già in campagna elettorale da tempo. Per mettere a tacere la fronda interna agli azzurri, inoltre, il governatore è andato a pescare un professionista come Crespi che, tra le altre cose, cura la comunicazione proprio di quel Raffaele Fitto che chiede le primarie per la selezione dei candidati nei territori e a cui guardano gli anti-Caldoro in Campania, a partire dal senatore Vincenzo D’Anna.
La collaborazione tra Crespi e la Regione durerà fino al termine della legislatura, fissato nella prossima primavera, riguarderà la comunicazione istituzionale e costerà circa ventimila euro lordi. Pochi o tanti che siano, sono soldi dei contribuenti campani che, di fatto, verranno impiegati a vantaggio di Caldoro per raccontare quanto di buono e bello fa la sua amministrazione, così da ingraziarsi il voto di quanti più cittadini possibile. Nessun imbarazzo, infine, per le vicende giudiziarie di Crespi. Il patron del gruppo Datamedia (che oltre alle rilevazioni periodiche su sindaci e presidenti di Regione è presente anche nell’editoria online con il network Italia-news24.it) ha infatti sul groppone una condanna in Appello a sei anni e nove mesi (nove anni e nove mesi in primo grado) per la bancarotta della sua società, la Hdc-Datamedia, e adesso è in attesa che la Cassazione metta l’ultima parola su questa vicenda nella quale lui ha sempre detto di essere una «parte lesa».
«Mi consolo - scrisse nel suo blog il 24 settembre 2013 dopo l’Appello - pensando che, in fondo, non ho ammazzato nessuno. E che la mia coscienza è pulita. Qualcosa che non potranno certo dire le eminenze togate che oggi hanno dato il peggio di se stesse». Ieri poi, rivelando di aver inizialmente detto di no a Caldoro, ha aggiunto: «Perché nascondermi ancora? Perché provare ancora vergogna? Ho già pagato (e salatamente) per quello che ho fatto, con dignità. E dopo 12 anni, in attesa della Cassazione (_), è finalmente arrivato il momento di smettere di provare imbarazzo».
Giovanni Bucchi, ItaliaOggi 19/9/2014