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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

AUSTRALIA SOTTO CHOC «VOLEVANO DECAPITARE LE PERSONE IN STRADA»


BRISBANE — Erano circa 800 gli agenti della polizia e dei servizi segreti che ieri mattina, in Australia, hanno fatto irruzione in diverse abitazioni a Sydney e a Brisbane in quella che è stata definita la più vasta operazione antiterrorismo nella storia del Paese. Quindici persone sono state arrestate, tra cui il ventiduenne Omarjan Azari, accusato di cospirazione con l’obiettivo di preparare un attacco terroristico.
Il primo ministro liberale Tony Abbott è intervenuto dall’estremo nord del Paese. «Un australiano che sembra abbia un ruolo importante nello Stato Islamico ha esortato i suoi sostenitori in Australia a portare avanti degli omicidi dimostrativi», ha spiegato riferendosi al 33enne Mohammad Ali Baryalei. Buttafuori, aspirante attore, ma specialmente leader carismatico di un movimento di preghiera di giovani australiani, Baryalei si è unito ai combattimenti in Iraq e Siria ed è oggi considerato il responsabile dell’arruolamento di almeno metà dei suoi connazionali attivi nel gruppo jihadista. Qualche giorno prima dei raid avrebbe sentito Azari al telefono e i due avrebbero parlato di rapire e decapitare una o più persone, scelte a caso. Le vittime avrebbero dovuto essere avvolte nella bandiera dello Stato Islamico e l’attacco avrebbe dovuto essere filmato. I militanti in Medio Oriente avrebbero così potuto diffondere il video come hanno fatto nell’ultimo mese con quelli delle decapitazioni di un operatore umanitario britannico e di due giornalisti americani.
«La maggioranza delle persone a cui mirava questa operazione sono australiani nati e cresciuti qui», ha commentato il vice commissario della polizia federale, Andrew Colvin. «Alcuni di loro hanno connessioni con il Medio Oriente e con l’Afghanistan, ma non voglio dare troppa enfasi a questo elemento». Proprio ieri è partito per gli Emirati parte del contingente australiano di 600 militari e 8 aerei da combattimento che sosterrà, su richiesta americana, la lotta allo Stato Islamico in Iraq. Eppure oggi a far davvero paura all’Australia sono alcuni dei suoi stessi cittadini, tanto che il Paese ha aumentato la settimana scorsa il livello di allerta terrorismo da medio a alto, indicando che un attacco sul territorio non è più solo possibile, ma verosimile.
Secondo i dati forniti dal governo ci sono almeno 60 australiani nell’Isis e in altri gruppi terroristici in Medio Oriente che possono contare su oltre un centinaio di sostenitori nel Paese. A partire da luglio il governo ha annunciato misure severe per fermarli: investimenti aggiuntivi per oltre 600 milioni di dollari, controlli più rigidi negli aeroporti, nuove leggi antiterrorismo che danno più potere all’intelligence nella raccolta dati. Le autorità sottolineano come si tratti di una battaglia all’estremismo e non alla folta comunità musulmana — quasi mezzo milione di persone, in gran parte giovani — ma si avverte una crescente tensione. Ieri sera circa 400 persone sono scese in piazza a Sydney per protestare contro i raid: «Smettetela di terrorizzare i musulmani».