Tommaso Ciriaco, la Repubblica 18/9/2014, 18 settembre 2014
IRRAGIONEVOLE RITIRARSI ORA IL PROBLEMA È MIO MA ANCHE DI RENZI”
[Luciano Violante] –
ROMA.
Imperturbabile, nonostante l’ennesima fumata nera. Immobile, come chi ha combattuto mille battaglie: «Ormai questo problema non riguarda solo me - confida a sera Luciano Violante ai pochissimi amici che riescono a raggiungerlo - È una questione che riguarda prima di tutto Renzi». Sono ore infernali, per l’ex Presidente della Camera. Deve schivare le trappole del voto segreto per conquistare la Consulta, senza esporsi pubblicamente. L’ingranaggio istituzionale appare bloccato, gli scrutini per adesso riservano solo brutte sorprese. Violante è amareggiato, certo. Ma non intende darlo a vedere. E dal suo studio con splendido affaccio su Torre Argentina ribadisce la linea con i big che provano a incoraggiarlo: «Non c’è ragione per ritirarmi».
I panini sono l’unico pranzo possibile in giorni ad alto quoziente di difficoltà. Arrivano poco dopo le tredici, perché la mattinata è iniziata molto presto. Le stanze della Fondazione “Italiadecide” - slogan paradossale in questo stallo, ma il pensatoio vanta già cinque intensi anni di vita - sono eleganti, essenziali. L’ex Presidente di Montecitorio lavora, mette ordine alle carte, sostiene lo sforzo dei ricercatori dell’associazione alle prese con il rapporto annuale. È il suo modo di affrontare la tempesta. L’attesa non deve turbare l’equilibrio del luogo. Eppure sarebbe meglio schivare il gioco al massacro, è il suo ragionamento, evitando «un ingiusto logoramento sulla mia pelle». Per lui, ormai, è essenzialmente un problema di «serietà».
Il salto di qualità della sfida è insieme la forza e la debolezza dell’ex magistrato. Perché se è vero che «la vicenda riguarda Renzi, è a lui che ho dato la mia disponibilità», allora la sorte di questo voto mostrerà la forza o la debolezza del governo. Meglio, osserva in privato, «la tenuta del Pd». Quella che si frantumò con i 101 di Romano Prodi, quella che rischia di sgretolarsi ancora. E siccome prima o dopo si tornerà a votare per il Quirinale, ricordano i democratici che tifano Violante, allora tocca al presidente del Consiglio mostrarsi capace di controllare il partito. «Oppure - ragiona - rischierebbe di diventare una sua sconfitta». Di certo, alla Camera si vocifera anche di una lunga chiamata con il premier. A metà scrutinio - sono le 18 - fa capolino in fondazione la senatrice Doris Lo Moro. Da sempre è tra i parlamentari politicamente più legati a Violante. L’ultima conta dei voti, in ogni caso, sposta solo di pochissimo gli equilibri, perché quasi nessuno immaginava una fumata bianca. Di certo non nel giorno in cui Renzi e Silvio Berlusconi ragionano sul da farsi a Palazzo Chigi. La conferma del ticket Violante-Bruno, a fine colloquio e nonostante numeri poco clementi, non spegne la speranza, anche se la strada sembra ancora troppo in salita. «Non c’è ragione per farsi da parte». Aiuta parecchio, almeno per qualche ora, il sostegno del Colle. Preannunciato a Violante da una telefonata del Presidente.
Tommaso Ciriaco, la Repubblica 18/9/2014