Arturo Zampaglione, la Repubblica 18/9/2014, 18 settembre 2014
ANCHE LA LETTURA DIVENTA SLOW “COSÌ CON I LIBRI SI BATTE LO STRESS”
NEW YORK
Non ha un leader, né un guru, ma è un movimento di base, informale, spontaneo e ancora disorganizzato. In alcune città come Seattle, Boston e Minneapolis prende la forma di “feste della lettura”: decine di persone si ritrovano per sedersi su comode poltrone, ascoltare brani di Mozart o Beethoven, sorseggiare un calice di vino rosso e immergersi nelle pagine del romanzo preferito. In altri luoghi, come la California o la Nuova Zelanda, il “movimento” dà vita a club appositi. L’obiettivo è sempre lo stesso: apprezzare e promuovere lo slow reading, cioè il piacere di una lettura dei libri lenta, rilassata e senza distrazioni, tanto meno elettroniche.
Fu il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche a usare per la prima volta l’espressione slow reading nella sua prefazione del 1887 a Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali , dove spiegò appunto che «il filologo è il maestro della lettura lenta». Ma in realtà, più che a Nietzsche, i sostenitori di un modo diverso di leggere i libri si rifanno allo slow movement di Carl Honoré e, soprattutto, ai successi dello Slow food di Carlo Petrini, che, nato nel 1986 in opposizione al fast food, continua a fare proseliti in tutto il mondo e ad aprire nuovi canali di business. Come nel cibo, anche nella lettura c’è il tentativo di opporsi — o quanto meno di creare degli antidoti — ai ritmi frenetici della vita contemporanea, ritrovando quei piaceri antichi che spesso appaiono scomparsi in un modo dominato dai motori di ricerca come Google, dagli smartphone e dai social network.
«Quando mi sono resa conto che leggevo più Twitter che libri, ho capito che era tempo di cambiare», ha detto al Wall Street Journal Diana la Counte, fondatrice di un club virtuale di lettura lenta in California. I membri del club si impegnano a leggere tranquillamente a casa loro i libri concordati e a discuterne poi tutti insieme su Facebook. Per lo slow reading, spiegano la Counte e gli altri sostenitori del movimento, bisogna leggere un libro per almeno 30-45 minuti al giorno, con la stessa disciplina di chi va in palestra o a correre ogni mattina al parco. È inutile abbreviare i tempi, perché non ci si immergerebbe completamente nella trama del romanzo o nella problematica del saggio. È importante spegnere telefoni e computer per evitare distrazioni, mentre si possono prendere alcune note per favorire la concentrazione. Tutto questo, sostengono, porta a grande benefici: la lettura lenta migliora il vocabolario e la comprensione, stimola l’empatia, regala piaceri inaspettati e soprattutto riduce lo stress.
Un altro beneficio indiretto dello slow reading sarebbe quello di contrastare il modo frettoloso e superficiale in cui si è portati sempre più a leggere. Secondo gli esperti, c’è una tendenza crescente, che deriva dal tempo trascorso di fronte allo schermo di un computer, di muovere gli occhi dall’alto al basso, seguendo uno schema a «F», cioè abbreviando la lettura di ogni riga. Ciò porta a una minore comprensione del testo rispetto alla lettura tradizionale da sinistra verso destra. Ed è probabilmente un fattore che incide sulla disaffezione per i libri. A dispetto di neurologi e psicologi, infatti, che insistono sull’importanza della lettura a ogni età per le funzioni cerebrali, la statistiche sono impietose: anche negli Stati Uniti si è vista tra il 2011 e il 2013 una diminuzione dal 79 al 76 per cento del numero di adulti che hanno letto almeno un libro in un anno.
Arturo Zampaglione, la Repubblica 18/9/2014