Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/9/2014, 18 settembre 2014
ENRICO LETTA PRENDE CANTONATE
da Berlino
Enrico Letta, per la paventata secessione della Scozia (il referendum si terrà oggi, ndr) evoca addirittura l’attentato di Sarajevo. La morte dell’erede al trono dell’Impero austroungarico portò alla guerra e alla disgregazione dell’Europa, ammonisce l’ex premier ed ex candidato alla presidenza della Ue.
Il paragone mi sembra forzato e retorico, ma ognuno ha le sue idee. Letta insiste sostenendo che l’esempio degli scozzesi potrebbe indurre Londra a uscire dalla Comunità con conseguenze disastrose. Sarebbe un male? Oltre mezzo secolo fa, De Gaulle veniva dileggiato perché si opponeva all’ingresso della Gran Bretagna nell’Unione. La considerava il cavallo di Troia degli Stati Uniti, da sempre ostili a un’Europa unita, al di fuori della Nato, alleanza militare.
Aveva forse ragione il generale, che già nel ’63, due anni dopo il «muro» di Berlino, affermò di essere favorevole a una riunificazione delle Germanie, solo nell’ambito di una futura unità europea. Ed è quel che avvenne nel 1990. Una riunificazione della Repubblica Federale e della Ddr sotto il controllo dell’Urss e degli Usa sarebbe stata fatale per noi europei. Il generale sapeva vedere lontano.
Gli americani mettono in guardia dalla secessione della Scozia perché, dicono loro, sarebbe tragica per la Ue. Basterebbe questo, per essere favorevoli agli europei che distillano whisky e sfoggiano il kilt.
Gli Usa, e i loro obbedienti alleati britannici, si scoprono europeisti solo quando si va contro i loro interessi. Come quando consigliano l’ingresso immediato della Turchia, o come nel dicembre del 2001 al vertice di Nizza sempre su pressione di Washington accogliemmo senza precauzioni dieci nuovi membri, il che significò la fine di una reale integrazione politica della Ue.
Una volta chiesi a un oste, ottimo anche se esercitava nei paraggi turistici di Fontana di Trevi, quali fossero i migliori clienti stranieri. Gli scozzesi, e precisò, non gli inglesi, che sono i peggiori. Se un trattore romano arriva a capire che si tratta di gente diversa, perché non lo capisce il filo americano Enrico Letta? Si vogliono dividere per sfruttare in esclusiva i giacimenti petroliferi di Aberdeen? Sarà, ma hanno una lingua e una storia diversa, al contrario del Kosovo, per cui arrivammo a bombardare la Serbia.
Questa dovrebbe essere la discriminante. No alla secessione della Padania, che non esiste e non è mai esistita. Sì (Dio ce ne scampi) alla secessione della mia Sicilia. Paradossalmente, tanto più si è uniti e tanto più si potrebbe essere tolleranti con le autonomie, dalla Scozia alla Catalogna. Ci separiamo ma si rimane una famiglia, per ricordare il monito sempre retorico di Cameron, che però intende il contrario. Purché non si moltiplichino di conseguenza gli apparati burocratici di Bruxelles. E già questa è un’utopia.
Sarebbe l’Europa che si augurava il verde Joschka Fischer, quando era ministro degli esteri: un’Europa sul modello della Germania federale, come dire un girone nazionale, e un girone delle regioni, non sottoposto ma parallelo. Le regioni europee potevano, secondo lui, unire zone al di là dei confini nazionali: per esempio la Baviera e il Veneto. Sarebbe stato positivo anche per l’economia. A questo punto, bisogna ricordare cosa sia il Freie Staat Bayern, il libero stato di Baviera, con il suo inno e la sua bandiera (bianco e celeste come quella greca, il cui primo re fu Otto il rampollo di Ludwig I, quello che perse la corona per amore di Lola Montez). I bavaresi sono gelosi della loro identità nazionale, a partire dai calzoncini di cuoio, però mai complotterebbero contro il Bund, la federazione. Bavaresi ma sempre sia pure diversamente tedeschi. Europei uniti nella molteplicità e nella diversità, non massificati e omologati dalla Finlandia a Cipro.
Quando nacque la Lega nord, cominciò a circolare la tesi in Italia, che fosse Kohl, attraverso i bavaresi, a finanziare Bossi e i suoi compagni, per dividere in tre il nostro paese. Fui inviato a Monaco per un’inchiesta (allora si usava). Parlai con tutti, mi spiegarono quel che sapevo, una spartizione italiana avrebbe danneggiato la Germania, che aveva e ha forti investimenti da noi, e soprattutto la Baviera (che produce auto, panzer ed è anche una regione agricola). Ma non convinsi nessuno. Una Scozia indipendente sarebbe a breve termine un danno economico, ma forse positivo a lungo termine.
Fischer, che era il politico più intelligente a Berlino, e anche il più cinico, poi si dimenticò della sua idea quando volle prendere il posto di Kofi Annan, e aveva bisogno dell’appoggio a stelle a strisce. Divenne grande amico di Madeleine Albright, con la quale ha fondato poi una società di consulenza internazionale, e i due fanno grandi affari insieme.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/9/2014