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 2014  settembre 16 Martedì calendario

BOLOGNA UNICA ITALIANA NELLA TOP 200 MONDIALE

Migliora di poco la "reputazione" delle università italiane per le loro performance scientifiche, ma peggiora tra manager e recruiter internazionali che si occupano di scegliere le risorse umane su cui puntare. Tanto che tra i top 200 atenei mondiali ce n’è solo uno in cui sventola il tricolore: l’università di Bologna. Che sale al 182esimo posto (l’anno scorso era il 188esimo), lontanissima dalle università americane e inglesi che continuano a dominare le classifiche con diverse eccezioni: crescono infatti le presenze di tedeschi, olandesi e belgi, giapponesi, canadesi, australiani e da pochi anni anche cinesi.
L’ultimo ranking internazionale delle accademie è di «QS», l’agenzia Quacquarelli Symonds che dal 2004 stila ogni anno una classifica delle prime 800 università valutandone poco più di 3mila. Una classifica questa che viene pubblicata oggi (www.TopUniversities.com) e che attribuisce - rispetto ad altre - molto peso al fattore reputazionale.
La top ten degli atenei vede al gradino più alto il Mit di Boston che si conferma il migliore, superando per il terzo anno consecutivo Cambridge - al secondo posto insieme all’Imperial college di Londra -, Harvard (quarta) e Oxford (quinta). Tra le top 200 sono rappresentati in tutto 31 Paesi: gli Usa fanno il pieno con 51 università, seguiti da Inghilterra (29), Germania (13), Paesi Bassi (11), Canada (10), Giappone (10), Australia (8) e Cina (anche qui 8, di cui 6 a Hong Kong). L’Italia tra le prime 200 università ne conta, come detto, una sola. Dietro a esempio a Francia (4) e Spagna (3).
Sui nostri modesti risultati – oltre al poco appeal tra i recruiter – pesa secondo «Qs» anche il rapporto, troppo alto, tra numero di studenti e docenti e la bassa presenza di iscritti e professori stranieri, segno di una bassa attrattività e del fatto che «l’Italia - spiega una nota dell’agenzia - non è competitiva, in un sistema mondiale dominato dall’inglese, lingua franca della formazione e della ricerca». Sono comunque 26 in tutto gli atenei italiani nella classifica complessiva. Dopo Bologna che si conferma anche quest’anno prima tra le italiane, ci sono tra le altre La Sapienza di Roma (scesa dal 196 al 202esimo posto), il Politecnico di Milano (229esimo), l’Università di Milano (238), Pisa (245) , Padova (262) e Roma Tor Vergata (305).
Questo per quanto riguarda la classifica generale. Se si vanno a spulciare i quattro ranking specifici per settore si scoprono alcuni buoni risultati per i nostri atenei: per ingegneria e tecnologie il Politecnico di Milano si piazza al 31esimo posto e quello di Torino al 58esimo. Bene anche la Bocconi alla 25esima posizione mondiale nel settore scienze sociali e management (anche Bologna è tra i 100, esattamente 99esima). In medicina e scienze della vita Milano è all’86esimo posto, mentre Bologna si piazza 98esima. Per le scienze naturali La Sapienza guadagna la 57esima posizione, mentre Pisa è 77esima. Infine in arte e scienze umane La Sapienza compare di nuovo al 76° posto.
Ma quanto sono valide queste classifiche? Le elaborazioni di «Qs» si fondano fondamentalmente su quattro criteri: la reputazione basata sull’opinione di accademici in tutto il mondo, il giudizio tra le aziende, le citazioni delle pubblicazioni e l’utilizzo dell’«H-Index» sulla prolificità e l’impatto delle pubblicazioni accademiche. Questo tipo di classifiche, così come i parametri utilizzati per stilarle, sono spesso suscettibili di critiche, perché giudicate a volte influenzabili o addirittura manipolabili. Ciò non toglie che siano molto seguite. Tanto che anche la Ue, vista la popolarità dei ranking, ha deciso recentemente di costruire il suo con un sistema («U Multirank») che punta a spostare però l’attenzione dalle classifiche ai dati.
Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore 16/9/2014