Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 16/9/2014, 16 settembre 2014
L’ITALIA OGGI PAGA IL 2,2% IN PIÙ DEI TEDESCHI
Visto che l’economia italiana non riparte, come ha ammesso lo stesso premier alla Fiera del Levante a Bari, non sarebbe forse il caso di valutare qualche alternativa che renda più agevole il completamento delle riforme? Nel luglio 2012 l’allora premier Mario Monti si battè con successo per ottenere il varo dell’Esm, comunemente detto fondo antispread. Un fondo europeo di 700 miliardi che ha la missione di prestarli agli stati membri desiderosi di avvicinare il costo del capitale reale a quello dei Bund decennali tedeschi.
Oggi il costo reale che l’Italia in deflazione paga sui Btp decennali è superiore al 2,5%. Quello dei Bund, con un’inflazione dello 0,8%, è solo lo 0,28%. L’Italia di Matteo Renzi e tutte le imprese del Paese pagano il denaro a medio termine il 2,2% in più rispetto ai concorrenti tedeschi. Un premio al rischio pazzesco, che invoca una crescita analoga del pil il quale invece arretra. Ovvio che la situazione sia insostenibile e che gli interventi della Bce finora hanno potuto sì salvare l’euro dall’implosione, ma non eliminare le inefficienze della politica monetaria nell’allineare il costo del denaro nell’eurozona.
Mariano Rajoy, altro premier che nel 2011 vinse bene le elezioni, nell’autunno 2012 si decise a chiedere 100 miliardi all’Esm per ricapitalizzare le banche di Madrid. La Spagna poi ha usato solo 41 dei miliardi messi a disposizione dall’Ue, senza interventi del Fmi, quindi senza la presenza della Troika. Il programma di riforme condiviso da Madrid è stato solo esaminato periodicamente dai funzionari della Commissione e della Bce.
Renzi si trova ora nella situazione di fare un passo analogo a quello fatto all’epoca dal collega spagnolo, visto che la scorsa settimana all’Ecofin milanese è stato accettato l’affiancamento dei funzionari europei nel monitorare l’attuazione del piano di riforme predisposto da Roma. Ma senza risorse le ristrutturazioni e i rilanci non sono facili. Se l’Italia potesse concordare un intervento da 100 miliardi dell’Esm e attivandone solo una parte, avrebbe lo stesso doppio vantaggio di cui ha beneficiato Madrid: poter fare le riforme avendo risorse da investire per la ripresa; registrare un importante calo del costo reale del denaro.
Adesso che il premier si è dato un programma di mille giorni potrebbe diventare per lui politicamente conveniente attivare il fondo Salvastati. Anche perché, se non riesce rapidamente a riavviare la crescita del pil, può essere costretto a convivere con una popolarità in costante calo.
Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 16/9/2014