Andrea Montanari, MilanoFinanza 16/9/2014, 16 settembre 2014
FATTO BLINDATO PER LA BORSA
A Piazza Affari sì, ma con la garanzia che nessuno potrà prenderne il controllo o magari comprarselo tutto. La macchina per la quotazione del Fatto Quotidiano è avviata da mesi. Perché l’obiettivo è quello confermato di portare il quotidiano in borsa entro la metà di novembre. Solo che, viste le diverse anime dell’azionariato della testata - giornalisti da un lato, imprenditori dall’altro - avvocati, consulenti e commercialisti stanno lavorando a testa bassa sul nuovo statuto che dovrà essere pronto per il debutto sull’Aim Italia.
E la novità più importante che sta emergendo in queste ore, secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza da fonti vicine al processo di quotazione, riguarda la soglia di possesso azionario post-ipo. In particolare, gli uomini di Integrae (il nominated advisor) e di Ntcm (lo studio legale) avrebbero definito un codicillo che, come prevede la legge in materia, fisserà un limite massimo nel 15%. Una soglia bassa, inferiore pure alle attuali partecipazioni di alcuni soci quali il direttore della testata Antonio Padellaro (16,26%), dell’amministratore delegato Cinzia Monteverdi (16,26%) e della casa editrice Chiare Lettere (16,26%). Ma, si dice nelle sale operative, questo vincolo è il modo, voluto dai giornalisti-soci più integralisti come Marco Travaglio (4,88%) e Marco Lillo (2,44%) da sempre scettici sull’apertura al mercato, per evitare che il giornale, uno dei pochi in Italia ad avere conti in utile, a produrre cassa e per anni a distribuire bonus ai dipendenti, oltre che ad avere una chiara e definita linea editoriale, finisca in mani nemiche oppure ostili.
Non è un segreto, infatti, che un paio d’anni fa la Sator di Matteo Arpe, che elaborò un business plan oggi superato, guardava con interesse all’ingresso nel capitale del Fatto Quotidiano dal quale con l’ipo potrebbe uscire alcuni soci della prima ora come Bruno Tinti (8,13%) o Francesco Aliberti (12,26%).Contestualmente, i consulenti e gli advisor starebbero per inserire in statuto un altro tassello: quello relativo alla soglia d’opa obbligatoria, fissata al 20%.
Insomma, per la testata si tratterebbe di una quotazione alquanto blindata, tantopiù che il flottante sull’Aim sarà nell’intorno del 20%, 25% al massimo.
Nell’operazione, infine, secondo indiscrezioni un ruolo dovrebbe averlo anche Ubi Banca: sarà con ogni probabilità il joint global coordinator
Andrea Montanari, MilanoFinanza 16/9/2014