Marcello Bussi, MilanoFinanza 16/9/2014, 16 settembre 2014
DRAGHI PRESTA, MA CI VUOLE IL QE
Tutto è pronto per la prima asta T-Ltro della Bce, che si terrà dopodomani, lo stesso giorno del referendum sull’indipendenza della Scozia. Ma crescono anche i dubbi sulla sua efficacia. L’agenzia di rating Fitch lo ha scritto in modo chiaro: se non verrà rispettato il requisito di utilizzare la nuova liquidità per erogare prestiti all’economia reale, ovvero alle aziende e alle famiglie, le banche dovranno rimborsare fondi T-Ltro a settembre 2016, due anni prima della scadenza. Ma avranno comunque beneficiato di due anni di finanziamenti al tasso dello 0,05%.
C’è quindi il rischio che le banche chiedano molti finanziamenti, ma solo per sostituire le Ltro esistenti con scadenza a gennaio e febbraio 2015. Al 26 febbraio dell’anno prossimo, infatti, le banche dovranno avere restituito alla Bce 360 miliardi di euro. Mentre l’ammontare massimo delle prime due T-Ltro di dopodomani e del prossimo 4 dicembre è di 400 miliardi. In teoria, dunque, c’è il rischio che all’economia reale arrivino solo 40 miliardi. Questa somma potrebbe addirittura restare nelle banche, che poi la restituirebbero alla Bce fra due anni. Non per niente l’Ocse sembra convinto della scarsa efficacia non solo delle T-Ltro ma degli acquisti di Abs e covered bond, visto che chiede il lancio del QE, ovvero dell’acquisto in misura massiccia di titoli di Stato e di bond emessi dal settore privato: «Date le prospettive di bassa crescita e il rischio che la domanda possa essere maggiormente danneggiata se l’inflazione dovesse rimanere vicina allo zero, o virare in negativo, l’Ocse raccomanda un ulteriore sostegno monetario per la zona euro. Le recenti azioni della Bce sono state accolte con favore, ma sono raccomandate misure aggiuntive, incluso il QE». Sulla stessa linea è Standard & Poor’s, secondo cui la Bce potrebbe acquistare Abs e covered bond per meno di 10 miliardi di euro al mese. Niente di paragonabile agli 85 miliardi di dollari al mese messi in campo dalla Federal Reserve ai tempi della massima espansione del suo QE. Sulla necessità del QE si è espresso anche Antonio Guglielmi, global strategist di Mediobanca, in una conversazione con Ambrose Evans-Pritchard, firma di punta del Daily Telegraph. Commentando le previsioni dell’Ocse di un calo dello 0,4% del pil dell’Italia di quest’anno, Guglielmi ha detto che è un dato «catastrofico per le finanze del Paese. Stiamo andando verso un rapporto debito pubblico/pil del 145% l’anno prossimo. Chi lo sa qual è il livello massimo che i mercati potranno tollerare? Il numero è già spaventoso, ma per il momento il poker di Draghi sta dimostrando di avere successo e adesso l’odore del QE in arrivo farà continuare il gioco un po’ più a lungo». Per quanto riguarda l’Italia, però, «ci vorrebbe una bomba nucleare per cambiare la situazione. E se Draghi alla fine non facesse quasi niente, e c’è molto scetticismo sui piani della Bce, allora l’Italia sarebbe morta». Insomma, o Draghi avvia al più presto un vero QE con massicci acquisti di titoli di Stato, oppure l’Italia (assieme all’intera Eurolandia) tornerà ai tempi cupi dell’autunno 2011.
Ad aumentare lo scetticismo sul lancio di un super QE, sono però arrivati i risultati delle elezioni di domenica scorsa nei Laender dell’ex Germania Est, la Turingia e il Brandeburgo, dove il partito anti-euro, Alternativa per la Germania (AfD), ha ottenuto rispettivamente il 10,6% e il 12,2%, due settimane dopo il successo nel voto in Sassonia. AfD fa concorrenza da destra alla Cdu-Csu della cancelliera Angela Merkel. Ormai la concorrenza è temibile e quindi ci si può scordare un ammorbidimento del governo di Berlino nei confronti delle politiche di austerità. Questo renderà ancora più baldanzosa l’opposizione del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, al lancio di un vero e proprio QE. Domani, intanto, la Fed taglierà gli acquisti di asset di altri 10 miliardi al mese, portandoli così a 15 miliardi, per poi chiudere il QE nella riunione di fine ottobre. I mercati presteranno grande attenzione a ogni sfumatura delle dichiarazioni della presidentessa Janet Yellen nel corso della conferenza stampa. Non dovrebbe cambiare niente, nel senso che il rialzo dei tassi continuerà a essere previsto per metà dell’anno prossimo.
Tornando al T-Ltro della Bce, alle aste di dopodomani e di dicembre le banche potranno ricevere fondi equivalenti al 7% dei propri impieghi esistenti calcolati al 30 aprile. Bank of America Merrill Lynch si aspetta per queste due aste richieste complessive per 260 miliardi di euro, ma ritiene che «il loro impatto sui prestiti potrebbe essere solo marginale». Mentre il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, ha assicurato che la banca utilizzerà i finanziamenti T-Ltro soprattutto «per far credito alle imprese che investono in impianti e prodotti nuovi», mentre è escluso «il finanziamento delle perdite». Per le banche italiane il potenziale di finanziamento ammonta a 75 miliardi di euro per le prime due aste T-Ltro. Ma sulla base delle indicazioni fornite dagli istituti di credito si può stimare una richiesta intorno ai 45 miliardi. Intesa Sanpaolo dovrebbe chiedere circa 13 miliardi, UniCredit circa 15 miliardi ma solo la metà destinati al mercato italiano, il resto riguarda gli altri Paesi dove opera il gruppo guidato da Federico Ghizzoni. Mps chiederà sei miliardi e Ubi banca 3 miliardi, ma solo all’asta di dicembre. Hanno indicato l’intenzione di ricorrere alle T-Ltro anche Banco Popolare, Bpm, Creval, Banca Carige e Mediobanca.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 16/9/2014