Alessandra Nucci, ItaliaOggi 16/9/2014, 16 settembre 2014
VANDANA SHIVA È UNA BULLONISTA
La dea del biologico, la rock-star della contestazione degli ogm, la Gandhi delle sementi, il mito delle eco-femministe, Vandana Shiva, è stata sbugiardata dalla rivista-cult dell’intellighentsia di sinistra, il New Yorker. Nata in India, della casta sacerdotale dei brahmini, ma addottorata in Canada, la Shiva, 62 anni, è abituata a sparare affermazioni iperboliche senza timore di smentita, o quantomeno di smentite che arrivino a perforare il muro di ammirazione costruito intorno a lei in tutto il mondo ma specie in Italia. Per questo, la dettagliata critique pubblicata in agosto dal New Yorker, rivista letta e rispettata negli ambienti da lei navigati, sta facendo scalpore. Il piedistallo traballa e rischia di segnare l’ennesimo autogol dell’Expo, che ha voluto Vandana Shiva ad abbellire la sua vetrina.
Abituata a parlare a folle adoranti, Vandana Shiva non manca mai di descriversi come «fisico quantistico» e le copertine di molti suoi libri la descrivono come uno dei maggiori fisici indiani. Adesso si scopre che non ha mai esercitato la professione di fisico e il suo Ph.D non è in fisica ma in filosofia. Shiva si presenta come esperta di agricoltura e ingegneria genetica da un punto di vista scientifico, ma la sua è piuttosto scienza vedica, come dimostrano pubblicazioni come il saggio intitolato «In Praise of Cowdung» - Elogio dello sterco di vacca - dove spiega che «in India adoriamo lo sterco di vacca col nome di Lakshmi, la dea dell’abbondanza. Gobur-dhan puja significa, letteralmente, il culto dell’abbondanza (dhan) dello sterco di vacca (gobur). Lo sterco di vacca è adorato perché è la fonte della rinnovata fertilità della terra e quindi della sostenibilità della società umana».
Attivista fin dagli anni Settanta, quando faceva la «tree hugger», abbracciando gli alberi contro il disboscamento, Shiva ha costruito la sua fama mondiale come leader nella battaglia contro gli ogm a forza, si direbbe, di affermazioni estreme. L’India vieta già tutti gli ogm all’infuori del cotone Bt, ma la Shiva sostiene che quelle sole sono bastate a provocare una devastazione delle dimensioni di un genocidio: «Da quando la Monsanto è entrata sul mercato delle sementi indiano si sono suicidati 270 mila agricoltori indiani, un genocidio». In realtà, il numero di suicidi fra gli agricoltori indiani, è rimasto invariato rispetto a prima dell’introduzione del cotone Bt, che ha aumentato la produzione in modo esponenziale.
Shiva arriva ad affermare che prima dell’arrivo degli ogm in India nessuno faceva la fame. In realtà, le stime parlano di 60 milioni di morti per inedia nella storia indiana, prima che le innovazioni agricole, dalla Shiva duramente contestate, migliorassero la produzione: nel 1966 il Paese importava 11 milioni di tonnellate di grano, oggi ne produce oltre 200milioni, di cui molte per l’esportazione. La guru del naturale ha detto che il prezzo dei semi del cotone Bt sono aumentati di ottomila volte dal 2002. In realtà è sceso, e a fronte di un 15% di costo in più dei semi ogm, i costi per pesticidi si sono dimezzati. Secondo Shiva, l’aumento nella diffusione incidenza di alcune malattie corrisponde all’introduzione delle sementi ogm. In realtà, il dato rispecchia ancora più da vicino l’aumento nel consumo di cibi biologici. Viceversa, casomai, in parallelo alla diffusione degli ogm stanno diminuendo alcune malattie che sarebbe plausibile collegare all’alimentazione, come il tumore allo stomaco.
Il nome di Shiva è legato anche alla battaglia più spietata di tutte, quella contro il riso ogm, che aiuterebbe i 190 milioni di bambini sotto i 5 anni che soffrono di mancanza di vitamina A e rischiano per questo la cecità. Il copyright intellettuale di questo ogm non è della Monsanto ma della nonprofit International Rice Research Institute, che lo mette a disposizione dei ricercatori gratis. Ciononostante, dopo un decennio di opposizione, di cui la Shiva è una dei leader più in vista a livello mondiale, questo tipo di riso è proibito ovunque. Una ricerca recente di studiosi tedeschi calcola che l’assenza del Golden Rice negli ultimi dieci anni ha causato la perdita di almeno 1.424.680 anni di vita nella sola India. E la propaganda è tale che non sono tollerati neppure dei campi pilota: all’inizio di questo 2014 dei vandali hanno distrutto alcuni dei pochissimi campi al mondo, che si trovavano nelle Filippine.
Alessandra Nucci, ItaliaOggi 16/9/2014