Sergio Romano, Corriere della Sera 16/9/2014, 16 settembre 2014
QUANDO LA GERMANIA AVEVA UN IMPERO AFRICANO
Ho visto su RAI 5 il programma «14-18»
riguardante la Prima Guerra Mondiale. A un certo punto il
narratore ha precisato che la Germania non aveva un impero coloniale,
a differenza di Francia e Gran Bretagna. Invece a me risulta che aveva un diffuso impero coloniale in Africa (e nel Pacifico). Tuttavia non ne sento mai parlare, forse per la ritrosia a farlo sapere da
parte delle Grandi Potenze che, quatte quatte, si erano spartite il continente. L’unica traccia è il vecchio film «La Regina d’Africa» con Humphrey Bogart ed Elizabeth
Hepburn in cui si narra del siluramento di un incrociatore
tedesco nel lago Tanganika da parte, appunto, della barca
«La Regina d’Africa».
Enrico Luksch
Caro Luksch,
La storia del colonialismo tedesco, soprattutto nell’Africa a sud del Sahara, non è diversa da quella di altri Paesi europei. Agli inizi la scena è occupata da un piccolo gruppo di personaggi singolari, al tempo stesso romantici e spregiudicati, attratti dall’avventura e dalla prospettiva di lucrosi affari. Quello che indusse il governo tedesco a occuparsi di Africa si chiamava Karl Peters, era figlio di un pastore luterano, coltivava gli studi filosofici e (come ricorda Henri Wesseling nella Spartizione dell’Africa 1880-1914), «credeva profondamente nella mistica pitagorica dei numeri». Un po’ conquistatori e un po’ missionari, questi protagonisti del colonialismo europeo in Africa mostravano, al ritorno dalle loro spedizioni, i contratti con cui i capi indigeni avevano ceduto all’esploratore straniero la sovranità sul loro territorio in cambio di merci e denaro. Peters, in particolare, comprò terre dell’Africa Orientale su cui il Sultano di Zanzibar esercitava una sovranità più apparente che reale.
A questo punto il cancelliere Bismarck, che non credeva all’utilità di queste esotiche operazioni, fu costretto ad ammettere che la Germania non poteva voltare le spalle a un tale fenomeno. Il passo successivo, come in altri Paesi, fu la creazione di una società privata per l’amministrazione dei territori acquistati, la Deutsche Ostafrika Gesellschaft (Società tedesca dell’Africa Orientale), in cui il maggiore azionista, tuttavia, era l’imperatore di Germania: una formula simile, anche se su scala minore, a quella adottata per il Congo da Leopoldo II re del Belgio.
Da quel momento il problema delle colonie tedesche in Africa Orientale divenne internazionale. Bismarck era disposto ad assecondare le ambizioni coloniali dei suoi connazionali, ma non voleva suscitare le preoccupazioni della Gran Bretagna, già fortemente presente in quelle regioni. Come l’Italia per la sua Africa orientale, anche la Germania, sino a quando Bismarck fu cancelliere, concordò sempre con Londra l’estensione dalla propria presenza in Africa Orientale. Sino al 1890 vi furono tra i due Paesi almeno due spartizioni che lasciarono alla Germania una parte del Camerun, il Togo, il Tanganika e una parte dell’Africa sud-occidentale. I rapporti anglo-tedeschi nel continente africano cominciarono a guastarsi nel gennaio 1896 quando l’imperatore Guglielmo II mandò un telegramma di congratulazioni al presidente boero Paulus Kruger per avere sgominato una banda composta da 600 inglesi che volevano impadronirsi del Transval. Il governo inglese non avallò l’operazione dei suoi connazionali, ma non dimenticò l’«affronto». Dopo la Grande guerra, l’impero coloniale tedesco in Africa fu spartito fra Gran Bretagna, Francia e Sud Africa: alla prima i possedimenti dell’Africa orientale e una parte del Camerun e del Togo; alla seconda l’altra parte del Camerun e del Togo; al terzo l’Africa sud-occidentale.