Alberto Arbasino, la Repubblica 15/9/2014, 15 settembre 2014
POVERA PRAGA DA KAFKA AI MONEY CHANGE
PRAGA
Ed eccoci qui seduti, abbastanza comodamente, in questa Piazza Venceslas che ne ha viste d’ogni colore. Di recente, soprattutto tragedie: Novotny, Svoboda, Husak, Dubcek, Cernik, Smrkovsky, Krejca, Havel... Fra Charter 77, Primavere di Praga, Rivoluzioni di Velluto... Torce umane di Jan Palach nel 1969, auto-roghi seguenti, tra qualche perestroika e apparatchik e lavoratori uniti e socialismi dal volto più o meno umano... Così adesso qui diventa spontaneo chiedersi come faranno mai, sia pure in un ambiente dove i servizi segreti sono tradizionalmente buonissimi (e dove si usano tanto i samizdat su cosa pensano i vicini), con tutte queste ondate e maree di turisti americani o italiani o spagnoli privi di qualsiasi interesse politico.
A differenza di quei tempi andati quando ogni visitatore veniva filtrato da una sola agenzia governativa, e non poteva nutrire interessi unicamente culturali, no no.
Sembrano così anche remoti i viaggi praghesi di una coetanea che si recava là per stare con un’amica, e veniva incaricata di portare un meccanismo «molto pesante » che veniva poi rilevato dalla consorte di un futuro presidente, in un androne «molto anonimo ».
Ora, in una via centralissima, «sopra Mc Donald’s, presso il Casino » (come informa il pieghevole), i patiti di «Ostalgia» possono ritrovare un Museo del Comunismo con tanti filmati d’epoca sui vari schermi. Molti busti di Stalin, libri, lapidi, ritratti, monumenti. Sport, manufatti, gloria allo stakhanovismo, propaganda del realismo socialista contro ogni capitalismo. Pragmatismo praghese. Industria pesante, distruzione dell’ambiente. Esaltazione di Stalin, studenti provocatori in Piazza Venceslas, ma del resto poliziotti coi bastoni identici agli attuali.
Fratellanza sovietica, processi politici, polizia segreta, normalizzazioni. Gelo, Disgelo, Muro di Berlino, Rivoluzione di Velluto malgrado gli auto-roghi. Slansky, relitto umano; Urvalek, crudele e sanguinario. Il Casino attuale si chiama Savarin, con ricco ingresso. Ma i patiti di «Ostalgia» sono anche giovani d’oggi. E non possono aver vissuto quei tempi. Evidentemente. Moda? Moda...
Foto e filmati sulla Grande Guerra. Bagnanti russi, doni di fiori, confronti fra industrie belliche. Principesse, mobilitazioni, villaggi distrutti. Collette di popi, rivoluzionari, infermiere, tende, ranci, cannoni, ragazzini... Nel Medio Evo, o nei cieli?
Un collezionista privato di busti e munizioni evidentemente ha trasformato il suo alloggio in un magazzino o deposito di cartucce e proiettili. Li illustra a un paio di famigliuole esterrefatte. Non dimentica di farci pagare ben trecento corone a testa. Cash. Ma sarà un vero mentecatto della Praga Magica?
* * * Le due celebrità della Magica Praga novecentesca sono ovviamente Franz Kafka e Alfons Mucha. Senza nulla da spartire con questa Piazza Venceslas così piena di eventi storici e oggi affollata di turisti, fra sigle e targhe di multinazionali “quick”. Né con l’infinità di negozietti di money change senza interessi, zainetti, veli islamici, banchettini di chincaglieria, negozietti di massaggi thai, orecchini fantasiosi, o giri della birra, della guerra, del sottoterra, del comunismo, dei fantasmi...
Tanti faccendieri e puttanieri: gran valore nazionale dell’organo femminile per stranieri. Gran diffusione di Moda, Galerie, Alternativ, vendite di “Suvenyry”. Lucchetti d’amore su certi ponti. Cristalli di Boemia ossessivamente dovunque; e soprattutto all’aeroporto, doverosamente intitolato a Vaclav Havel. Dopo i soliti giocarelli su Mala Strana e Stare Mesto. E dopo tante svenevoli contorsioni delle sculture carbonate e calcaree, presto nerissime senza possibilità di grattatine, fra venerandi e decrepiti muri barocchi non ancora sfregiati dai nuovi graffiti. «I hate barocco» faceva cantare Mario Soldati a Laura Betti. E qui par di capirlo. Né pare consolante che oltre un secolo fa lo ricorda un memorial - si chiamasse «Café Radetzky» questo self-service americano dove si fa colazione, sulla piazza San Nicola.
…Macchine Skoda, molto servizi segreti, sobborghi di villette signorili, tante asimmetrie di ciuffi e ciuffetti, gonfiezze, enfiagioni, braccialetti e chiacchiericci fra carni livide, pelli bigie, occhi spenti… Tanti edifici di uffici… «Ancor oggi, ogni notte, alle cinque- secondo Praga magica di Angelo Maria Ripellino - Franz Kafka ritorna a via Celetna, a ca- sa sua, con bombetta, vestito di nero». E non solo. «Ancor oggi, ogni notte, Jaroslav Hasek, in qualche taverna, proclama ai compagni di gozzoviglia che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell’obbedienza».
Nessun accenno, benché il volume sia del 1973, ai carri armati sovietici di qualche anno prima. E benché proprio qui nella Piazza Venceslas si trovino gli uffici delle Assicurazioni Generali, primo lavoro di Kafka. Solo un trionfo del Sesto Acuto su un intrico molto ammaliante di lucidi tetti embricati, un intrigante intreccio di ballatoi, camini, abbaini.
E sotto, una notevole bruttezza generale, deprimente nella gran bruttezza locale e turistica. Altro che in spiaggia. Americani di provincia che si fanno tristi foto di baracchini con rigattieri e staffieri e culone, ciarlatani, ciambellani, cappellani, ombre di occultisti, clowns, pellegrini molto sghembi tra sfide non-convenzionali, mode esclusive, gallerie alternative. Impostori, controllori, ventagli, vestaglie, ciurmaglie... Fiacchi viandanti, guardiani più o meno zelanti, gelatai o burattinai nei cimiteri dei monasteri, guitti in redingote, randagi, accusati, scombiccherati fra innumerevoli urne e cippi e busti e fusti e sfingi e lapidi d’altri tempi... Ma che palle! Fra tutti questi Karel e Bohumil e Jiri e Frantisek e Vaclav e Jaroslav e Viteslav e Vladimir del luogo, con o senza gli accenti a posto, veramente qui non se ne può più. Più alternativi, più abusivi, più anticonformisti, più dissidenti e dissenzienti e disobbedienti, più o meno decadenti... In una parola, scomodi ! Fra sculture nere, torricini, cuspidine, pinnacoletti, gu- glie stravolte, grondaie atroci?
Vien ben voglia di tutt’altri Ripellini. Macché Praghe magiche. Quelle gozzoviglie che dice, pagandole cash, si pretendono praghesi tipiche? Non di ieri o dell’altro ieri. Se non sono locali e fresche, niente cash? Con chi ci si lamenta, poi? Con Kafka?
* * * Eccoci dunque allora al Franz Kafka Museum, giù per una stradina accidentata sotto il Ponte Carlo. Non lungi dal vecchio Ordine di Malta e dal Santo Bambino di Praga. Luoghi molto trafficati. Sfruttamento? Dentro, «gabbia e rifugio» per quell’autore così triste, atmosfere molto soffocanti, parecchi schermi, numerosi visitatori. «Gabbia o trappola in cerca di uccelli»? Moldava di Smetana, di continuo. Molti volumi di Max Brod. Prime edizioni, facsimili, appunti per lettere o diari. Crucci, angustie, sofferenze, disturbi, grattacapi, contrizioni, tormentoni... Materiali da studiare e leggere per più d’una vita o carriera, avendo tempo. Ma per i frettolosi, un’ampia mappa del centro cittadino, con tanti indirizzi di scuole elementari, licei statali, caffè e cabaret con giardinetti e piscine di immaginabile dolore. E quanti vari lavori, in eccellenti edifici monumentali. Abituali facciate barocche. Vicoletti. Genitori. Genealogie. Sinagoghe. Casa natale, ricostruzione medievale. Piccolo mistero su Ravachol.
Facsimile di «L’aeroplano a Brescia ». Foto di Kurt Wolff, Leo Peruz, Otto Pick, Franz Werfel, il Café Arco... Malinconie, depressioni, sconforti...
Tutt’altra musica, invece - e sembra davvero il caso di ripeterlo - nella più centrale mostra di Alfons Mucha. E intanto, coi posters parigini che proverbialmente inventano ogni Art Nouveau o Déco in nome di Sarah Bernhardt nonché di Edmond Rostand: Médee, Gismonde, La Samaritaine ... Ma non soltanto quell’enfasi molto parigina per il Liberty. Soprattutto, nella gran Galleria d’Arte Moderna al Palazzo Veletrznì, le gigantesche vetrate epiche slave, coi modelli in posa e trucco nell’atelier studio per la Slavonia. Finestroni decorativi in questo mondo di supermarkets erotici e ori sfacciatissimi su organi e pulpiti, fra le sculture nere.
Quante metafore. Estasi mistiche, apparizioni, incoronazioni, paganesimi, liturgie serbe e baltiche, battaglie storiche, il Monte Athos... Albe, tramonti, eventi, radicali, ussiti, logge massoniche...
Epicità patriottica slava, giuramenti dei giovani, allocuzioni dei sovrani, incontri e scontri sistematici, secolari, centenari, continui...
© Alberto Arbasino
Alberto Arbasino, la Repubblica 15/9/2014