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 2014  settembre 15 Lunedì calendario

LE NUOVE FAMIGLIE BENEDETTE DAL PAPA

CITTÀ DEL VATICANO.
A poche settimane dall’apertura del Sinodo sulla famiglia Francesco lancia segnali inequivocabili. Le porte della Chiesa devono essere aperte a tutti, peccatori e lontani in primis. Basta dogane pastorali, le pose di certi funzionari del sacro e cattolici impegnati che decidono chi è degno di vacare le soglie delle chiese oppure no. Con Francesco non ci sono filtri di sorta: «Lasciate che i bambini vengano a me», intimò non a caso Gesù ai suoi discepoli.
Così ha detto tanto la giornata del Papa di ieri, la decisione di unire in matrimonio nella basilica vaticana — «il matrimonio non è una fiction», ha ricordato il Papa che ha anche scherzato: «Quando la Bibbia parlava del serpente non parlava della suocera» — venti coppie della diocesi di Roma: si tratta di «storie di fidanzamenti più o meno lunghi» e, fra questi, «c’è chi è già convivente, chi ha già figli», recita una nota del vicariato. Una specifica non da poco: chiunque deve essere accolto, ascoltato. La Chiesa di Francesco è un ospedale da campo nel quale sono attesi anzitutto i feriti. Come San Francesco andava a cercare i lebbrosi tenuti a distanza da tutti, così il primo Papa che ha deciso di chiamarsi come il poverello d’Assisi aspetta le pecore smarrite e apre loro le porte. «Gesù non parla dalla cattedra, ma si lascia toccare per guarire, sta in mezzo alla gente e sceglie i peccatori», ha detto ancora Bergoglio una settimana fa durante una messa a Santa Marta.
È vero, Francesco non cambia la dottrina, non strappa col magistero dei suoi predecessori e, se interrogato in merito ai temi delicati relativi il rapporto tra la stessa dottrina e la contemporaneità, risponde: «Sono un figlio della Chiesa». Ma certe accortezze pastorali sono sostanza.
Benedetto XVI, nel corso del suo pontificato, non ha celebrato matrimoni. Giovanni Paolo II ne celebrò in due occasioni, nel 1994 per l’Anno della famiglia e nel 2000 per il Giubileo delle famiglie. Allora, i candidati vennero selezionati sulla base di percorsi sulla carta regolari. Non così ieri: tra i fidanzati anche coppie con un passato non semplice, strade tortuose. Come Gabriella e Guido, lei con alle spalle la condizione di mamma single di 48 anni, lui un matrimonio annullato. O come Vanessa e Michele: conosciutisi a un matrimonio, dopo tre mesi sono andati a convivere.
«La Chiesa non è un castello con un ponte levatoio e le sentinelle poste all’ingresso», ha detto pochi giorni fa il cardinale Walter Kasper ad Assisi. Un assioma che Bergoglio fece suo già a Buenos Aires. In Argentina, ad esempio, egli evitava di vincolare l’amministrazione dei battesimi alla richiesta di pre-requisiti canonici o morali dei genitori richiedenti. «Non può essere negato il battesimo ai figli di ragazze madri, di coppie unite dal solo vincolo civile, ai figli dei divorziati con un nuovo legame o di persone allontanatesi dalla pratica della vita cristiana», recitava un vademecum dei vescovi locali ripubblicato nel 2009. A conti fatti, sembra questo uno dei portati di maggiore novità del pontificato in corso: dove non ci sono accoglienza e misericordia non c’è Cristo. E, dunque, non esiste la Chiesa.
Paolo Rodari, la Repubblica 15/9/2014